1 maggio 2014

The Following - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi

Lo scorso anno la serie era riuscita in pochissimo tempo a passare da uno dei pilot più interessanti degli ultimi anni, a continui tonfi di prevedibilità, assurdità, cliché e trash.
Merito inizialmente di un eroe maledetto e macchiato, e di un cattivo sadico e affascinante che attorno a sé attira altrettanti personaggi dalla dubbia moralità. Peccato che poi, però, l'inseguimento tra i due si sia rivelato ricco di turning point al limite dell'inverosimile, culminati in un finale aperto di cui non si sentiva troppo il bisogno.
Delusione?
In parte, perchè per capire dove gli sceneggiatori volessero andare a parare e quanto in là nel prevedibile ci si potesse spingere, la serie la si continuava a vedere, e allo stesso modo si aspettava la sua continuazione per continuare a farsi grasse risate.
Cosa che non credo, comunque, fosse nei piani dei suddetti sceneggiatori.


Questa seconda stagione si apre così con ovvietà e colpi di scena che anche lo spettatore meno attento riesce ad intuire, aumentando così il mio ego pronto ad entrare nell'FBI visto quanti passi avanti rispetto a loro sarei.
Diviso -ancora una volta- in modo quasi netto in due parti, questo secondo secondo capitolo riesce in qualche modo a salvarsi, almeno per quanto riguarda i primi episodi, dove una famiglia very creepy e molto preoccupante decide di attirare l'attenzione del mai morto (ma va') Joe Carroll con omicidi efferati. Va da sé che Ryan Hardy sarà chiamato a dare una mano, e va ancora più da sé che Kevin Bacon sempre più incartapecorito (ma con il suo fascino) deciderà invece di cercare da solo giustizia, portandosi dietro il fido Mike Weston e la piuttosto insignificante nipote Max.
Nel delirio di onnipotenza di questa famiglia, a farne le spese sono ignari passanti o avventori di locali in quel di New York, e quando pure Joe si rende conto di quale pazzia ossessioni Lily Gray, se ne scappa, dando così inizio a una seconda parte ancora più confusa, ancora più ricca di cliché del genere thriller/horror tra sette religiose, sacrifici, vendette, gelosie e quant'altro.
Dimenticato in fretta Poe e l'epic fail dello scorso anno, questa volta nel mirino di Joe finisce nientemeno che la Bibbia, sorpresi, eh?


Se già di per sé la trama non è delle più allettanti, con la polizia che brancola nel buio, i morti che aumentano ad ogni episodio e i followers malati che si moltiplicano, i personaggi non sono poi da meno, con solo alcune new entry che riescono nel loro compito (il gemello inquietante Luke), mentre le vecchie glorie si sono ormai adagiate sugli allori e non fanno altro che sputare sentenze (sì, cara Emma, parlo di te), e rimarcare sempre più il loro accento british (ma quanto ti diverti, James Purefoy?) aiutati da una colonna sonora che ormai non fa altro che ripescare solite canzoni rock/metal per cercare di ripetere i successi del pilot.
In tutto questo, però, il vero problema sta nel fondo, in quella sceneggiatura che non solo affonda le mani in cose viste e in colpi di scena che non sorprendono, ma che soprattutto non lascia nemmeno un po' di spazio allo spettatore per darsi le sue risposte, per creare un alone di mistero che di certo aiuterebbe la serie, andando invece avanti di spiegoni in spiegoni, a domande inutili e a personaggi che parlano e parlano, psicanalizzandosi per primi. E così Joe e Ryan sono due facce di una stessa moneta, così Mike sta diventando un mini Ryan, così anche la storia d'amore già intuita al primo sguardo si compie con un "finalmente" che aggiunge ulteriore fastidio.
Viene da chiedersi, quindi, se tutto questo sia fatto apposta per intrattenere lo spettatore con grasse risate in una serie che originariamente le risate non le prevederebbe.
Il fatto che una terza stagione sia già stata confermata, conferma forse quest'ipotesi.


6 commenti:

  1. che sia voluto o meno, è comunque una delle serie più divertenti in circolazione! :)

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    1. Di solito non seguo le sit-com, questa è un'eccezione :)

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  2. Mi riprometto di commentare per bene quando finirò di vederla (sto seguendo la programmazione italiana perchè non ho sbatti e mancano un paio di settimane).

    Fatto sta che sta serie è merda spacciata per cioccolata, ma ha il sapore di piscio

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    1. Credo che ormai anche gli sceneggiatori si rendano conto delle assurdità che inseriscono nella trama, spero solo si divertano nel farlo!

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  3. Concordo con te e Marco. Ha cadute di stile enormi, però intrattiene. Non so come, non so perché, ma intrattiene.
    Il cast è buono e in questa stagione, in più, c'era Connie Nielsen: che fascino, oh! I gemellini alla Funny Games erano simpatici! Bruttino il finale di stagione. Ma tra un anno il fastidio passerà, e so che lo rivedrò. Sicuro :P

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    1. Credo che nonostante tutto sarò anch'io sulla poltrona a gustarmelo, almeno con l'accento di Purefoy e il fascino di Bacon ho di che consolarmi, tra risate e scuotimenti di testa!

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