11 aprile 2015

The Drop - Chi è senza colpa

Andiamo al Cinema

Ci sono film freschi e originali, ci sono film classici che segnano e rappresentano un'epoca, e ci sono i film vecchi, quelli a cui è difficile dare un'età, per la loro solidità e per il loro essere trasversali, più che iconici.
I gangster movie, i mafia movie, solitamente fanno parte di questa categoria.
La corruzione, come il potere, non si scavalca, e possono cambiare gli anni, i look, le leggi, ma il loro svolgersi sembra uscire dal tempo.
Coppola e Scorsese sono gli esponenti principali di questo genere, e mi è bastato vedere Quei Bravi Ragazzi lo scorso anno per capire che a 15 anni di distanza niente era cambiato, e il film aveva un'aurea di perfezione ancora potente.
Michaël R. Roskam non è certo all'altezza dei suoi padrini, ma affidandosi al Dennis Lehane autore di Mystic River, Gone Baby Gone e Shutter Island, ci regala un altro di quei film difficili da datare, difficili da far uscire dalla loro epoca e, fondamentalmente, già vecchio.


Solido, però, non del tutto.
The Drop (cambiato dai simpatici titolisti italiani in Chi è senza colpa) ha con sé tutti gli stilemi del gangster movie: personaggi macchietta, dentro i loro ruoli e i loro vecchi panni, una storia di corruzione, di indagini e di ritorsioni.
Abbiamo quindi l'ex boss invecchiato male, con il cruccio di aver ceduto e di aver perso il potere, abbiamo il nuovo boss, ceceno, senza scrupoli e senza pietà, abbiamo la mina vagante, spaccone e drogato al punto giusto, abbiamo la bella per cui rimettere tutto in gioco, ex della mina vagante come se non bastasse, e abbiamo lui, Bob, protagonista all'apparenza un po' tocco, un barman sempliciotto, che va' in chiesa, che è orfano, che compie con diligenza ogni lavoro che gli viene affidato.
Due sono i momenti cruciali che cambieranno il corso della sua tranquillità: il subire una rapina rivelando all'ispettore incaricato un dettaglio del rapinatore, e il trovare un cucciolo di pitbull malconcio, finendo per adottarlo e prendersene cura.
Perchè il bar in cui lavora, e uno di quei bar in cui vanno a finire, random, i soldi da riciclare, e rubarli significa mettere la sua attività oltre che la sua vita in pericolo, e inimicarsi i ceceni in tutta la loro ferocia.
Rocco, invece, gli permette di conoscere Nadia, ex drogata dal passato travagliato, che lo aiuta ad accudire il cane, senza però iniziare la romantica storia d'amore che tutti si aspettano.


Nel dipanarsi delle conseguenze di questi due snodi, c'è però parecchia lentezza, c'è un ritmo lieve e lento che poco ha a che fare con la solidità.
Fortuna allora che ci pensano James Gandolfini -in una delle sue ultime parti, va da sé, di ex boss- e il bel Tom Hardy che dopo avermi conquistato con il suo accento british in Locke, qui incanta con un est-europeo non meglio identificato, offrendo ancora una volta un'ottima, davvero ottima, prova.
Se il reparto tecnico non offre chissà quali prodezze, ci dovrebbe pensare il colpo di scena finale a rimettere in sesto un ritmo non proprio esaltante.
Peccato però che ormai la stanchezza abbia preso il sopravvento, e che la sensazione di vedere uno di quei vecchi film a cui non sapresti dare un'età è a questo punto più un difetto che un pregio.


4 commenti:

  1. Sono d'accordo con il tuo commento, un film bello ma non bellissimo, ultima occasione per vedere il grande Gandolfini. Cheers! ;-)

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  2. Dici bene, un film vecchio.
    E, dico io, i vecchi ormai è ora che si levino dalle scatole che hanno rotto... :)

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  3. Nonostante Lehane e Hardy, un film abbastanza noiosetto e come dici tu a lungo andare stanca :D

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  4. Non eccezionale, ma onesto e discreto. A me è piaciuto.

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