5 maggio 2015

The Americans - Stagione 3

Quando i film si fanno ad episodi.

Una prima stagione che è stata una bomba.
Una seconda che invece è affondata nella noia.
E ora?
Ora gli americani che americani non sono sembrano riprendersi, con una guerra da spiare e prevenire, con missioni ad alto tasso di adrenalina e con una serie di problemi casalinghi non indifferenti, e che da soli riuscirebbero a risollevare le sorti di uno dei più grossi diludendi della scorsa primavera.
Le basi per tornare nei binari c'erano già, con il Centro pronto ad avviare un nuovo programma che include i russi di seconda generazione nella loro rete di spionaggio, e questo voleva dire per Elizabeth e Philip coinvolgere Paige, quella Paige sempre più invaghita della religione, pronta questa volta addirittura a battezzarsi.
Lo scontro si fa quindi inevitabile, con il nuovo padrino a loro assegnato, un Gabriel dalle poche parole ma dal grande carisma, che non riesce però ad arginare i dubbi sempre più fondati di un Philip che si ritrova più volte a dover passare il confine, a rischiare, mentre Elizabeth cede, vuole farsi conoscere da una figlia che ha il diritto di sapere la verità.


Ma non è solo questa vicenda famigliare a tenere banco in questa terza stagione, c'è anche una guerra, quella sullo sfondo afghano, che vede Stati Uniti e Russia su fronti opposti, con le informazioni da carpire, con le numerose pedine da muovere, e poco importa che siano adolescenti, se ci scappa il morto, o se quel finto matrimonio entra in crisi, rivelando una Martha davvero eccezionale.
C'è anche un agente Beeman in fase di divorzio, c'è una Nina da salvare, chiamata pure lei a mettere da parte la sua morale, il suo cuore, per rimanere in vita.
C'è tanta carne al fuoco, insomma, e se a volte si perde un po' il filo, si lasciano sedimentare personaggi privilegiandone altri, ci pensano l'azione, i trucchi e i sotterfugi a cui Elizabeth e Philip si sottopongono a mantenere alta l'attenzione, o una situazione all'apparenza di routine -uccidere un testimone- che si trasforma in un condensato di emozioni, nell'episodio numero 9 (Do Mail Robots Dream of Electric Sheep).


Snobbati a torto dai premi più importanti, Keri Russell e Matthew Rhys dimostrano tutte le loro capacità di trasformazione, non disdegnando il mostrarsi nudi o impegnati in contorsioni pur essendo questo aspetto meno abusato rispetto alla seconda stagione, ma comunque un po' superfluo.
Curatissimo il lato tecnico, colonna sonora compresa che gioca un ruolo fondamentale nel rapporto con Paige e con l'adolescente ribelle Kimberly, che a differenza della sua coetanea si fa molte meno paranoie e pur non facendosi amare, di certo non rischia di rovinare tutto.
Con quel finale, molto resta in sospeso, amore compreso, e non resta che sperare in una quarta stagione degna magari non della prima ma almeno di questa terza.


2 commenti:

  1. Un paio di episodi bellissimi, qualcun altro un po' noiosetto...
    Serie sempre lì lì sul punto di esplodere, ma ancora non è successo.
    In ripresa rispetto alla seconda stagione, però si può dare di più...

    Il personaggio di Kimberly era ottimo, poi boh, l'han fatto sparire. Maledetti! :)

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  2. La seconda stagione una vera delusione, ma sono andata avanti perché comunque il prodotto ha davvero buone potenzialità e infatti la terza stagione ha ripreso alla grande. Alcuni episodi mi hanno messo addosso un carico di tensione non indifferente e il finale lascia aperte tante questioni interessanti per la quarta serie. Adoro Matthew Rhys, bravo davvero!

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