26 giugno 2015

When Marnie Was There

E' già Ieri -2014-

Studio Ghibli non è solo Hayo Miyazaki.
Non è nemmeno solo l'altro suo fondatore, Isao Takahata, e nemmeno il discepolo di sangue Goro Miyazaki.
Lo studio Ghibli è anche Hiromasa Yonebayashi, regista esordiente che con Arrietty catturò pubblico e critica nel 2010.
Ora il suo ritorno ha il sapore amaro dell'addio, il suo secondo progetto potrebbe essere l'ultimo, almeno per lo studio Ghibli che ha annunciato una pausa per rimettersi in sesto dopo gli incassi non molto confortanti dei suoi ultimi lavori e dopo il ritiro dalle scene di Miyazaki stesso.
Una pausa che per molti sembra nascondere una fine, che con questa Marnie, con questa malinconia e voglia di crescere, assume un significato ancora più profondo.


L'età dell'adolescenza continua ad essere quella più interessante, quella più complicata e sfaccettata da raccontare.
I dubbi, le paure, i sentimenti in ribellione verso gli altri, verso se stessi che esplodono.
Anna è una ragazza particolare, nasconde dietro una mancanza di emozioni, dietro un'apparente apatia tutto il suo dolore nell'essere senza genitori e per questo vivere da adottata con una madre per cui si sente un peso, si sente non in sintonia.
Senza amiche, senza interessi se non i disegni, con quel blocco e quella matita che le fanno da fedeli compagni, Anna viene mandata in campagna, sulle rive di un lago da altri parenti: una modo per avere una tregua, secondo lei, per quella madre adottiva, un modo per farle riacquistare vigore visto lo stress e l'asma che la affliggono, per quella stessa madre.
Quel che è certo è che Anna sembra capitare in Paradiso, in quel paesino di poche anime in cui la natura cresce rigogliosa, in quella casa perfetta, in cui natura e legno vivono in simbiosi e con quegli zii permissivi e tranquilli, che la lasciano libera di scorrazzare e di non porsi troppi problemi.
L'estate che le cambierà la vita sta per iniziare, e non saranno le feste del Paese, i kimono della tradizione a renderla più sicura e più in pace con se stessa, sarà la misteriosa Marnie, ragazzina coetanea che vive in quella villa splendida al di là del lago, tanto facile da raggiungere a piedi con la bassa marea, quanto circondata e isolata dalle acque del lago quando queste si alzano.
Tra le due nasce una di quelle amicizie speciali che forse (agli occhi dei più maliziosi) nasconde qualcosa di più, magari anche solo quel qualcosa che rende così diversa dalle altre Anna, quel qualcosa che lei fatica ad accettare.
Ma se così non fosse, poco importa, perchè assieme a Marnie finalmente Anna si sente bene, e pur sapendo che nel suo non potersi allontanare troppo da quella villa, in quella villa che alla luce del giorno sembra disabitata e abbandonata e che invece dopo il tramonto si trasforma e si popola a festa, mette da parte le domande e vive.
Sembra esserci un mistero, che si vuole e allo stesso tempo non si vuole svelare, ma che aiuterà Anna, la farà vivere quelle avventure e quei coinvolgimenti che la renderanno più forte, anche di fronte alla malattia, anche di fronte ai suoi pensieri.


Difficile non immedesimarsi in lei, non rivivere quei piccoli traumi che accompagnano la crescita, non sentire ancora quelle paure, quei batticuore di fronte a quelle estati piene di aspettative.
Yonebayashi adattando e trasportando il romanzo di Joan Gale Robinson agli anni '70 giapponesi rispetto all'originale Londra, non rende meno universale questa storia, che avanza e si arricchisce grazie a disegni e scene curate fin nei minimi dettagli, e che rendono paesaggi, case, ville e giardini dei desideri quasi irraggiungibili.
Nel suo salutarci, si spera non per sempre, lo studio Ghibli ci dà un'altra gran bella lezione, con il passato che bussa nel cuore, con il passato, le radici, che sono i soli a poterci guarire e permettere di andare avanti.
La discontinuità tra prima e seconda parte non si avverte quindi, e nemmeno la spiegazione si fa troppo frettolosa, ma permette di emozionarci, ancora una volta.
Chiede tanto al suo pubblico Marnie, chiede cuore e lacrime, e le ha, sulle note di una canzone che quel cuore lo spezza, una canzone che arriva proprio dai traumi e dalla malinconia adolescenziale di Priscilla Ahn che in Anna tanto si rispecchia.
Non resta quindi che salutare lo studio Ghibli, ringraziandolo immensamente e sperando di ritrovarlo, chissà quando, ancora nella nostra strada.


3 commenti:

  1. Trama interessante e coinvolgente.
    Un sorriso per il fine settimana.
    ^__^

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  2. Questo non lo conosco... Lo metto nella lista dei recuperi

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    1. In Italia uscirà a settembre, io non ho saputo resistere :)

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