10 settembre 2015

Venezia 72 - Desde Allà (From Far)


Il disagio è di casa in questo Festival.
Personaggi ai margini, città sporche e grigie, storie estreme.
Questa volta siamo a Caracas, la Caracas più povera e brutta, in cui un costruttore di protesi dentale ogni sera, per andare a casa, abborda dei giovani, li paga, li fa spogliare e soddisfa i suoi impulsi. Senza toccarli.
C'è ovviamente del trauma infantile, una violenza subita da bambino da quel padre che ora è tornato in città.
Tutto cambia quando adesca Elder, bullo di strada, che con la sua gang non si fa problemi a prendere a sprangate i fratelli della fidanzata, non si fa problemi a stendere anche Armando, rubandogli quanto gli aveva offerto per spogliarsi.
I soldi gli serviranno per comprare un auto tutta da riparare, e chiaramente, visto che Armando non demorde e lo invita nuovamente da lui, non si lascerà sfuggire l'occasione di spennarlo per bene.
Ma c'è qualcosa di strano, c'è un rapporto complicato che si instaura tra loro, da una parte l'ossessione, dall'altra l'aver trovato finalmente una figura sostitutiva a quella paterna, per cui il desiderio di accontentarlo scatta, per quanto impensabile.
Armando salva Elder, Elder si installa nella sua casa, nasce un'amicizia, nasce qualcosa di più, fino a un gesto estremo che dichiarerà la fine di questo rapporto che si è spinto oltre.
Anche il film si spinge oltre, provocando spesso e volentieri il pubblico, con scene forti, con immagini spinte, allungando i tempi e i silenzi.
Non è un film brutto Desde Allà, ma non è bello ciò che mostra: entrambi i personaggi fanno a gara per risultare antipatici, muovendosi in ambienti squallidi, in cui la speranza non riesce a filtrare.
Non è un film brutto, quindi, ma è un film che più che altro disturba senza avere una ragione per disturbare, risultando piuttosto anonimo in termine di regia, e del tutto sorpassabile da quanto visto finora in concorso.

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