12 febbraio 2016

The Hateful Eight

Andiamo al Cinema

Il mondo si divide tra Tarantiniani DOC, che venerano il regista di Knoxville sempre e comunque, e chi lo detesta a priori per la sua influenza, per la sua fama.
Poi c'è chi, come me, sta nel mezzo, che lo apprezza perchè ha saputo regalarmi ottimi film, scadendo qua e là in splatter che ancora devo vedere (A prova di morte), che magari scalpita per vedere il suo prossimo film, ovvio, ma che entra in sala sempre sul chi va là, preoccupata dalle aspettative che il mondo intero impone.
Sulla scia della lettera piena d'ammore scritta dalla Bolla, pure a me, uscita dalla sala è venuta voglia di scrivere una lettera a Quentin.
Ed eccola qua:



Caro Quentin,
Ti odio.
Sì, ti odio, e per essere più chiara e precisa ti esprimerò tutto il mio odio per punti.

N. 1: Ti odio, perchè ancora una volta sei riuscito a creare il film EVENTO, con l'attesa sempre più spasmodica alimentata dal ritardo della programmazione italiana, infastidita da streaming allettanti, da 70mm consigliati ma faticosi da raggiungere. Anzi, per me impossibili da raggiungere, e così mi hai costretto a ripiegare al solito multisala, ma almeno a godere della versione originale, con tutti quegli accenti che tra british e - mi hanno mandato in brodo di giuggiole.

N. 2: Ti odio, perchè hai riportato in auge il genere western, genere che da donna quale sono ho sempre faticato ad affrontare, e ti odio perchè adesso, dopo Djando (con D muta), di western ne affiorano di più, il classico codice è stato sdoganato, e pure qui, per quanto dentro al vecchio west fatto di eroi solitari e intrepidi, cacciatori di taglie e scagnozzi della più cattiva risma, non c'è saloon, non c'è duello a sguardi stretti, ma c'è tutto il sapore della polvere, seppur tra le neve.

N. 3: Ti odio, perchè quella neve ce la fai sentire tra tormente in arrivo, tempeste che esplodono, spifferi che la fanno ululare. Ma poi ci chiudi in una stanza, con 8 odiosissimi personaggi, e da quella stanza scappiamo solo attraverso flashback che ci fanno ancor più gelare il sangue nelle vene.
Claustrofobicamente dentro l'emporio di Minnie, ne respiriamo ogni odore, dal caffè allo stufato, dal sudore al sangue, tanto sangue: sputato, vomitato, colante, esploso. Sangue ovunque, come da tradizione. E che da tradizione rischia di farmi svenire.

N. 4: Ti odio, perchè chiusi in quella stanza ci riempi di parole come solo tu sai fare. Parole che non finiscono più, dialoghi da applausi, massime da incorniciare. L'azione si limita all'inizio (tra la neve) e alla fine (nel sangue), in mezzo, analisi, sguardi, sospetti alla ricerca di chi è pronto a liberare quella zotica di Daisy, e per farlo, si parla, si dialoga, si riflette, in una costruzione solida, in una struttura senza sbavature (anche se con qualche lungaggine di troppo) che ricorda i gialli da camera alla Agatha Christie e che conquistano una come me che alle parole ci tiene, al loro intreccio pure.


N. 5: Ti odio, perchè in mezzo a queste parole ci piazzi una musica liberatoria, composta da quel Maestro che è Ennio Morricone, che cavalca tra la neve all'inizio, che scoppia improvvisa, che lentamente si insinua in quei silenzi provvisori, in quei capitoli che si inanellano uno dopo l'altro, e che sì, un Oscar la meriterebbe proprio.

N. 6: Ti odio, perchè come sempre mandi in crisi i miei giudizi.
Samuel L. Jackson che si dà a filmacci sparattutto e d'azione, diretto da te sembra un altro attore, sembra un grande attore, che affascina, che coinvolge.
A Kurt Russel si vuole bene, così come ai tuoi feticci James Parks e Walton Goggings, e pure a quel Michael Madsen, che pur superando i 170 film in carriera, trova qui un altro ruolo, seppur secondario, seppur tagliato con l'accetta, per farcelo ricordare.
Bruce Dern poi non ha bisogno di complimenti, mentre è Jennifer Jason Leight a farsi odiare più di tutti, quasi quanto te, a superare tutti tra occhi neri, denti saltati, viso ricoperto di sangue, di cervella, ma ancora pronto a ghignare.
E poi, sì, ti odio perchè anche questa volta non hai saputo resistere al personaggio piacione, con tocco british e non si capisce se c'è Tim Roth che gigioneggia alla Tim Roth o Tim Roth che scimmiotta Christoph Waltz.

N. 7: Ti odio, perchè se con altri registi di fronte a certe carrellate, di fronte a certi punti di vista e certe scelte di fotografia si storce il naso per la loro sbruffoneria, di fronte alle tue carrellate, ai tuoi punti di vista dall'alto, dal basso, da dentro, da fuori, di fronte alle tue scelte di fotografia si applaude fin dalla prima scena, da quel Cristo che pian piano ci viene mostrato per intero.
Perchè tu puoi e gli altri no?
Perchè puoi, e vuoi. Punto.
E ci costruisci un'altra storia a capitoli, ci costruisci un montaggio intelligente, che si apre e si chiude, in cui all'improvviso si insinua pure la tua voce narrante, a farci da guida, a farci sorridere.

N. 8: Ti odio, perchè ancora una volta ti sei fatto amare, nonostante tutte le titubanze iniziali.
Ti odio perchè questo The Hateful Eight lo trovo addirittura superiore a Django, ed è tutta colpa di quelle parole, di quella costruzione, di quella struttura solida e fluente che anche se lunga ben 167 minuti non mi è pesata, no, nemmeno un po'.
Ti odio perchè sei riuscito a conquistarmi e ad esaltarmi anche questa volta, a farmi vedere un film pieno di sangue, di violenza, di parole, e a farmi sorridere, di quel sorriso compiaciuto che in pochi mi strappano.
E ti odio, infine, perchè fai sembrare la mia lettera una scopiazzatura di quella scritta da Kat a Patrick, ma almeno, io, ho solo 8 cose che odio di te.


Regia Quentin Tarantino
Sceneggiatura Quentin Tarantino
Musiche Ennio Morricone
Cast Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leight, 
Michael Madsen, Bruce Dern
Il Trailer
Se ti è piaciuto guarda anche:
Django Unchained, Le Iene, Il Grinta

14 commenti:

  1. Ciao Quentin,
    anch'io ti odio

    Luca

    (no, scherzo: al 50% ti invidio perché sei riuscito a crearti una fama con i tuoi primi, splendidi film, su cui giustamente stai vivendo di rendita da anni - e potresti riprendere per tre ore un muro bianco che sicuramente qualcuno pronto a urlare al capolavoro lo troveresti; e al 50% ti compiango nel percepire i tuoi complessi d'inferiorità che ti spingono a inventarti inquadrature e movimenti di macchina superflui tanto per mostrare che ci sei, e a tentare di elevare i tuoi film con rimandi letterari e teatrali che non c'azzeccano molto).

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    1. Quei movimenti di macchina sanno un po' da: "Aspe che faccio vedere che sono Tarantino" ma sono comunque bellissimi e non fastiosi e artefatti come altrove. Se i rimandi letterari e teatrali hanno dato come risultato questo, poi, per me c'azzecca tutto!

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  2. Concordo: I DETESTABILI OTTO mi piacciono più di GIANGO SCATENATO
    ho esposto i 4 motivi per cui questo film vale più dell'altro e li riassumo
    1. non c'è il solito manicheismo buoni-contro-cattivissimi (antischiavisti-schiavisti)
    2. J J Leigh, perfetta malafemmina
    3. la fotografia di R Richardson
    4. la musica di Morricone

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  3. Che bella, la lettera. Anch'io, come te, sto nel mezzo, e poco mi fido - parlando di Quentini - dei fan sfegatati. Lo guardano con le lenti rosa, ma lui è una rock star, ci sta. ;) Il film, lo sai: mi ha annoiato a morte. E, per poco, non ho odiato Quentin, ma sul serio. La citazione è bella quando dura poco. Di suo, giusto le chiacchiere e il sangue a fiumi.

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  4. Bellissima lettera! Lo odio per gli stessi tuoi motivi ;-)
    un saluto da lea

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  5. Caro Quentin,
    io ti amo, ma questa volta, per la prima volta, non sei riuscito a conquistarmi e a esaltarmi come al solito.

    Cara Lisa,
    tu comunque per la lettera in realtà ti sei ispirata alla canzone "7 Things" di Miley Cyrus, ammettilo. ;) https://youtu.be/Hr0Wv5DJhuk

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    1. Perché 8 é più vicino a 7 che a 10? No no, giuro che la Miley non l'avevo mai sentita,il merito é tutto di Julia Stiles :)

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  6. Caro Quentin,
    ti voglio amo, ma ti odierò se deciderai di non dirigere più un film.
    ;-)

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  7. Sono contento che ti sia piaciuto.
    Pensavo saresti stata del partito del Cannibale, e invece no. Bene così. :)

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  8. Bella letterina... però quelli sparatutto e d'azione non sono affatto filmacci ;)

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  9. Tarantino è uomo di cinema e sa creare gli eventi,mi sono piaciuti tutti i suoi films che ogni tanto rivedo con piacere,ma sono sempre solamente films.
    Bella le tua lettera,piena di trasporto incondizionato.
    Ciao,fulvio

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  10. Sul primo punto hai assolutamente ragione: nessuno come Tarantino riesce oggi a "creare l'evento", a farci desiderare così ardentemente un film che, forse (dico forse), non è poi così desiderabile. Al punto di farci fare follie (tipo percorrere centinaia di km) per vedere in 70mm Panavision un film che è girato per 3/4 dentro una stanza...
    Sui gusti non discuto, come sempre. Però, Lisa, non posso essere d'accordo sul fatto che sia superiore a Django: se mi dici dal punto di vista tecnico, boh... può anche darsi. Ma Django era un grande western, un film assolutamente più adulto, più politico, più importante. E' tutt'ora l'unico film di Tarantino dove l'ormai famoso "splatter" è funzionale al messaggio, e non assolutamente gratuito. In Django si parlava di razzismo, di schiavitù, di storia, di affari sporchi, si distruggeva in poche mosse l'American Dream. Qui l'aspetto "sociale" si limita al primo quarto d'ora, poi diventa il solito videogame tarantiniano (tra l'altro già visto, è quasi un remake de "Le iene"). Godibilissimo, per carità, ma abbastanza fine a se stesso.

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    1. Capisco i punti politici della tua difesa, ma per me qui siamo superiori per la struttura del tutto, per stare dentro una stanza ma mantenere alta l'attenzione, l'azione anche se fatta di parole. In Django di lungaggini ce n'erano tante, troppe soprattutto nel finale. Qui invece é tutto studiato come nei più bei racconti gialli, ogni cosa é funzionale e ne fa uscire un racconto costruito alla perfezione.

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