26 aprile 2016

Better Call Saul - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi

La partenza lenta dell'inizio era come quella del suo ingombrante fratello maggiore, Breaking Bad.
E di lentezza, parlando in sincerità, ce n'è anche qui, in questa seconda stagione.
Saul, che ancora è Jimmy, ha però dalla sua un ritmo speciale, una solidità, tecnica e di scrittura, che avvolge lentamente.
La differenza, nel giudizio come nella visione, è proprio come lo si vede questo Better Call Saul, nella predisposizione, nel mood nei suoi confronti: perchè sì, c'è la lentezza abbiamo detto, c'è la seriosità anche, c'è un grado di attenzione maggiore da concedergli, e se non si è preparati, se il sonno bussa, si può anche finire per addormentarsi.



Paradossalmente, la colpa non è della serie, no, perchè gli stessi episodi visti in momenti e stati d'animo (o di riposo) diversi, hanno un diverso effetto.
Si parte con maggior entusiasmo, con le truffe che sempre affascinano, si prosegue con piccoli giochi e piccoli intrighi, e l'attenzione si decentra dallo stesso Saul/Jimmy.
L'attenzione viene data anche a Mike, alle prese con i Salamanca, che si muove silenzioso, solitario e muto, ma che ha una potenza riempitiva non indifferente: bastano poche occhiate, basta una canna da giardinaggio o un fucile di precisione, per renderci partecipi nella sua guerra personale.
L'attenzione, poi, viene data anche a Kim, bionda come la signora White, ma diversa dalla signora White, costretta a cadere, a degradarsi, e a rialzarsi, in nome dell'amore, anche quando questo amore vacilla di fronte ai giochetti, al "colore" che Jimmy usa nei confronti della legge.
E infine, abbiamo lui, l'odioso Chuck, che sa sbagliare anche nel giusto, che sa essere insopportabile e perfido. È senza dubbio questa la storyline quella che più avvince, lo scontro fra due fratelli che ha radici lontane, che provano invidia, gelosia, ognuno nei confronti dell'altro, e che non si risparmiano nessun colpo.


Il finale, lascia in sospeso un grosso punto di svolta, e attraverso indizi ben nascosti, anagrammati, già sappiamo che la prossima stagione sarà altamente esplosiva anche per un comeback tanto atteso.
E così si può tornare a paragonare questa costola al corpo madre, a quel Breaking Bad che personalmente ha iniziato a ingranare proprio con la stagione numero 3.
Abbiamo già visto arrivare i colori sgargianti di completi improbabili, abbiamo visto giochi di parole e spot very catchy, manca poco quindi alla trasformazione finale di Jimmy in Saul, in quel Saul che vediamo miseramente in bianco e nero, chiuso come in prigione, in attesa di una liberazione che non può passare per la polizia.
Tecnicamente parlando, poi, la serie continua con quella cura tanto maniacale di Vince Gilligan: colori saturi, fotografia perfetta, colonna sonora da intenditori.
Certo, non tutto va a segno, non tutto sa mantenere desti a dovere, ma davanti a episodi come Nailed, aspettarsi ancora di più, ancora miglioramenti, diventa la regola.


1 commento:

  1. Per una serie lenta, pure io ho scelto una visione lenta.
    Per ora con la seconda stagione mi sono arenato dopo i primi due episodi. Ma magari la riprendo quest'estate. Con lentezza, naturalmente. :)

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