27 maggio 2016

La Pazza Gioia

Andiamo al Cinema

Lei, Beatrice, è una pazza logorroica.
Una pazza che si dà tante arie, che a Villa Biondi detta regole peggio degli operatori, che tutto vuole sapere e tutto sa: ha i contatti giusti, ha cenato e festeggiato con Silvio, quel Silvio, e si ritrova rinchiusa lì dentro a causa dei giudici comunisti, di un errore di giudizio.
Lei, Donatella, è una pazza depressa.
Chiusa in se stessa, a Villa Biondi entra con una gamba rotta, con solo il suo telefono, le sue cuffiette e una foto del padre. Quello che vorrebbe, però, è una foto del figlio.
Donatella e Beatrice, una schiva, misteriosa, l'altra allegra, aperta, formano una strana coppia che sembra aiutarsi a vicenda, a scavare in profondità da un lato, ad aprirsi e sorridere dall'altro.
Ecco perchè gli operatori decidono di mandarle insieme a lavorare fuori da Villa Biondi, ecco perchè la loro fuga riesce così bene.
Perchè Beatrice e Donatella, scappano, ma non scappano da un luogo che le tiene rinchiuse, scappano più per gioco, per cercare quella felicità che gli manca, quel passato a cui vorrebbero tornare.
E finiranno per farci i conti, con quel passato.


La Pazza Gioia è un road movie ma non solo un road movie.
È una fuga che non vuole essere una fuga, una boccata di libertà, di chiarimento, verso quel passato interrotto da un internamento.
E così, tra le strade della Toscana, tra macchine rubate, cene scroccate, passaggi richiesti, Beatrice e Donatella macinano chilometri nella loro folle corsa, trovando l'una nell'altra qualcosa di più di una semplice compagna di avventure.
Beatrice, logorroica e instancabile, che tutto dice e di cui tutto pensiamo di conoscere, cela il suo lato scomodo, la sua fragilità dietro a quel fiume di parole, Donatella, dal fare scontroso, dal bocca cucita su quanto fatto, i misteri se li porta dentro, per quanto più intuibili.
Entrambe lasciate sole dalla famiglia, entrambe sfruttate, entrambe sole.
Ma ora non più.


Virzì, con queste due pazze, con questa pazza gioia, ci regala un'altra bella storia, dimostrando di saper raccontare bene l'universo femminile (pur con l'aiuto di Francesca Archibugi alla sceneggiatura) e dimostrando anche di saper dirigere splendidamente le sue attrici.
Sulla carta, da Micaela Ramazzotti ti aspetteresti ancora il ruolo della semplice e ingenua ragazza, da Valeria Bruni Tedeschi quella della nevrotica piena di ansie, e invece i ruoli si scambiano quasi, con la prima fisicamente quasi irriconoscibile, con un forte accento toscano, piena di fragile sfrontatezza, l'altra, invece, che all'ansia alterna un'esuberanza e uno snobismo che fa della sua interpretazione una grande interpretazione.
Forse a tratti un po' troppo pesante, forse a tratti un po' troppo lungo, con quel viaggio che sembra non finire mai, La Pazza Gioia alterna anche una fotografia pulita, dai colori pastello, che mostra le tante bellezze toscane, a scene girate più sporche, più vive.
Piccoli nei, piccoli difetti, che si possono comunque tralasciare, visto che Virzì ci consegna un altro buon lavoro, un altro film in bilico tra dramma e commedia, una commedia intelligente su drammi particolari, una scrittura che sa raccontare la malattia mentale, la sa mostrare.
Il tutto condito con una colonna sonora portata avanti dalla nostalgica Senza Fine di Gino Paoli.
Un ultimo appunto, però, ai montatori del trailer, che usando le battute più riuscite, e le scene del prefinale, rovinano ingiustamente la visione. Grazie.


Regia Paolo Vrzì
Sceneggiatura Paolo Virzì e Francesca Archibugi
Musiche Carlo Virzì
Cast Micaela Ramazzotti, Valeria Bruni Tedeschi, Anna Galiena
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Cloudburst, Miss you already, Thelma & Louise 

5 commenti:

  1. Ma che bello, non vedo l'ora di vederlo.
    Già ieri sera, con Tutti i santi giorni, grande amore.
    Spero lo passino da me: di solito, i film italiani arrivano - Jeeg e Perfetti Sconosciuti prima che da te :-P

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  2. A me è piaciuto molto e non ho ravvisato i piccoli difetti che gli hai attribuito. E' vero però che la battuta sulle perizie psichiatriche "spoilerata" nei trailer così l'hanno un po' bruciata.

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  3. Bella recensione e giusta osservazione sul trailer: hai ragione, rovinano tutto (peggio delle ultime interviste di Fazio)

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  4. Non ha la "perfezione" stilistica de "Il capitale umano", ma è comunque un signor film: Virzì torna alle sue atmosfere più congeniali e confeziona una storia "risate e lacrime" che funziona benissimo... è vero, c'è qualche lungaggine di troppo ma le performances delle due protagoniste (strepitose) fanno passare tutti i difetti in secondo piano!

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  5. Il trailer non l'ho visto, quindi non mi sono rovinato la visione...

    Dopo la tua recensione comunque posso darmi alla pazza gioia fiducioso che Virzì non mi deluderà. :)

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