29 giugno 2016

Microbo e Gasolina

Andiamo al Cinema

Non si può che dirgli "Bentornato".
Sì, bentornato Michel Gondry!
Il piccolo genio francese, il regista per cui l'aggettivo visionario è d'obbligo, è tornato.
Dopo qualche scivolone, dopo film che racchiudevano buone idee, buoni spunti di partenza e prodigi di regia e di scenografia non da poco, Gondry torna, con una favola all'apparenza lieve, ma che dentro ha tanto cuore.
Perchè sì, Gondry è il regista di Se mi lasci ti cancello, ma come ho scritto nella mia tesi (proprio nell'introduzione, non serve star lì a leggerla tutta, tranquilli), guardando il confuso Be Kind Rewind prima, il troppo pretenzioso L'arte del sogno poi, e visti gli anni passati posso aggiungere anche il troppo pesante, troppo strano Mood Indigo, non era lui a fare la differenza in quel capolavoro, era la sceneggiatura scritta da Charlie Kaufman.
La sceneggiatura, la costruzione del film e i dialoghi sono così sempre stati ai miei occhi il tallone d'Achille di Gondry: la sua ricerca estetica, le sue trovate d'artista, portavano a film ricchi di spettacolo ma poveri di struttura.
Così non è, o almeno non del tutto, per Microbo e Gasolina.

L'idea di partenza, è come sempre semplice ma geniale: Microbo e Gasolina, al secolo Theo e Daniel, vittime del bullismo a scuola per la crescita che tarda ad arrivare e per l'odore di benzina causa aiuti nell'officina del padre, finita la scuola, salutati i compagni e le ragazze che non li filano, salutate le famiglie troppo assenti o troppo pressanti, decidono di partire, di scappare.
Come?
Con una macchina, o meglio una casa con le ruote, costruita durante tutto quell'anno con pazienza e tanti sogni a partire dal motore di una sega circolare.
Obiettivo: girare la Francia, rivedere gli splendidi panorami della colonia dell'infanzia e magari rincorrere quell'amore che forse può nascere.
Microbo e Gasolina partono, percorrono strade di campagna, evitano la polizia, si rifugiano in giardini privati, parlano, sognano, ridono.
È il racconto di un'estate senza troppi pensieri, il racconto di una giovinezza che sta per finire, di una formazione in corso d'opera.


Ne affronteranno di problemi e di avventure, e tutto è così bello, così genuino, che si arriva al finale che quel finale non si sa come chiuderlo.
E allora Gondry tira l'acceleratore, troppo in fretta, troppo stranamente, chiude le avventure dei due con un concorso che li riporta a casa, con sogni ad occhi aperti che fanno sorridere, con le famiglie che si riuniscono ma anche si rompono.
È questo l'unico errore che si può imputare a Microbo e Gasolina: di perdersi e farci perdere tanto lungo una strada di cui si ammira ogni paesaggio, ogni panorama, ogni dialogo, ma di affrettare le cose una volta che quel viaggio deve concludersi.
Ed è un peccato.
Sì, lo si perdona subito Gondry, perchè quel che resta è il cuore del film, è quella casa che fa da copia alla casa volante di Up, è quell'amicizia speciale che sa interrogarsi, confrontarsi, condividere, che fa ridere (tanto) e riflettere (pure).
Leggero ma non troppo -con richiami alla politica, alla società francese-, sognante ma non troppo -con quelle famiglie disfunzionali in cui la Tautou sa apparire triste e scialba- con le trovate più folli, più geniali, più visionarie, ovviamente, il viaggio di Microbo e Gasolina nella sua imperfezione sa convincere, sa soprattutto farsi amare per quello che i due rappresentano, per come il loro viaggio si prepara e prende piede, per quello che i due si dicono, condividono.
E allora, Bentornato Michel!


Regia Michel Gondry
Sceneggiatura Michel Gondry
Musiche Jean-Claude Vannier
Cast Théophile Baquet, Ange Dargent, Audrey Tautou
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8 commenti:

  1. Per me Gondry non se n'è mai andato, visto che mi sono piaciuti anche i vari Be Kind Rewind, L'arte del sogno e Mood Indigo.
    Per questo incrocio le dita...

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    1. Questo ha un tocco di leggerezza in più, e una struttura più solida che se ha convinto me, da te sarà adorata!

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  2. Io, invece, gli ultimi li ho trovati insopportabili e pesantissimi.
    Spero vivamente di ritrovarlo qui anch'io :)

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    1. L'unica pecca è nell'accelerazione finale, ma gliela si perdona, vedrai ;)

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  3. Be Kind Rewind è spassosissimo! Questo film invece mi fa venire i cuoricini agli occhi <3

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    1. Be kind rewind mi aveva divertito, e trovo geniale l'idea di partenza, ma anche lì, non so, saranno stati i dialoghi, sarà stata la struttura del film, ma non tutto mi aveva convinto appieno. Qui, occhi così a cuoricino da far dimenticare i difetti ;)

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  4. E dire che per me "Be kind rewind" è geniale, mentre "L'arte del sogno" tenerissimo. L'unico vero scivolone è stato "mood indigo"...

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    1. Sono geniali e teneri pure per me, ma è a livello di scrittura che non mi avevano convinto, con Gondry troppo impegnato nel lato visivo del film. Mood Indigo invece troppo pesante in entrambi i lati.
      Qui, tra leggerezza e dialoghi bellissimi, si torna al Gondry che mi piace :)

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