15 giugno 2016

Tony Manero

E' già Ieri -2008-

Me lo chiedono e me lo chiedo spesso: "Perchè guardare un film che imbruttisce, che fa star male, che già sai sarà pesante?"
Bella domanda.
Così bella che durante la visione di Tony Manero me la sono posta almeno una decina di volte.
Una sola risposta non c'è, a volte un film che già si sa sarà pesante, brutto (nel senso di imbruttente), lo si guarda per curiosità, per cercare di capire perchè in tanti l'hanno giudicato così, o semplicemente perchè quel brutto a volte serve, e non solo per far capire meglio la bellezza, ma anche per far capire un certo periodo storico, per dire.
La pesantezza, pure, può nascondere la bellezza, può nascondere lezioni di cinema, di storia, di emozioni.
E Tony Manero?


L'unico pregio di Tony Manero è forse quello di far capire bene il periodo storico in cui è ambientato, il regime di Pinochet nel Cile degli anni '70: il desiderio del benessere, di evadere, la violenza dilagante tanto da giustificare anche il più efferato e inutile degli omicidi.
Il resto, più che difetti, sono elementi che disturbano, che fanno rabbrividire.
A partire dal protagonista, quel Raul Perralta che vuole essere Tony Manero, vive come Tony, imitandolo al cinema, conoscendo a memoria tutte le sue battute, tutte le sue movenze, tanto da farne uno spettacolo nella bettola sotto casa, tanto da partecipare a una gara di sosia in TV.
Nel mezzo, ci piazza non pochi omicidi, vuoi per avere un televisore con cui allenarsi, vuoi perchè il cinema ha tolto dal programma proprio La febbre del sabato sera, vuoi perchè per il palco dello spettacolo vuole lo stesso effetto di luci del film.
La sua discesa verso inferi sempre più inquietanti non disdegna ovviamente il sesso, sporco e fetido, che coinvolge la compagna di sempre e sua figlia, né la faccia tosta di consegnare alle autorità quelli che dovrebbero essere i suoi amici e compagni di lavoro.


È un Cile degradato e degradante, un Cile in cui sembra non esserci assoluzione, dove tutto è viscido come Alfredo Castro, attore feticcio di Pablo Larraìn e visto il grado di viscidume che sa far provare, la scelta di recuperare la filmografia del regista si sta rivelando fin da subito una pessima idea.
Quei colori che virano dal grigio all'ingiallito sono un ulteriore segno della decadenza che si sta raccontando, e basterebbero da soli ad appesantire e imbruttire la visione.
Perchè quindi vedere un film imbruttente e pesante come Tony Manero?
In tutta sincerità, proprio non lo so.


Regia Pablo Larraín
Sceneggiatura Pablo Larraín, Mateo Iribarren e Alfredo Castro
Cast Alfredo Castro, Amparo Noguera, Héctor Morales, Elsa Poblete
Se ti è piaciuto guarda anche
Post Mortem, El Club, Colonia

8 commenti:

  1. Risposte
    1. Ricordo che ne avevi parlato (e come), e volevo tenermene alla larga. Stupida me che per vedere No - I giorni dell'arcobaleno ho deciso di recuperare anche gli altri Larraìn.

      Elimina
  2. non solo non l'ho mai visto, ma non l'ho mai nemmeno preso lontanamente in considerazione, non è fattibile dai...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, con tutto il cuore, continua ad ignorarlo!

      Elimina
  3. Io lo trovai molto fastidioso, più che altro perchè poco sentito.
    Molto meglio, in questo senso, Garage Olimpo di Bechis.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dopo l'immersione in Cile per questa settimana dedicata a Larraìn, ho bisogno di un periodo di astinenza. Segno per un futuro ;)

      Elimina
  4. Un film che mi rende felice.
    Felice di non averlo mai visto. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E continua pure ad evitarlo, lo odieresti più di me, ne sono sicura :)

      Elimina