16 ottobre 2016

La Domenica Scrivo - Musei

Ho letto del Museum of Broken Relationship.
Già di per sé, il nome è affascinante.
Un museo che raccoglie oggetti comuni, semplici, quasi banali, ma che in realtà sono il memento di una storia finita, di un amore concluso.
Per ogni oggetto, un racconto, breve, triste, divertente, malinconico.
Un museo che raccoglie storie, insomma, che aiuta a superarle queste storie, chiamando chiunque a collaborare, a ingegnarsi, a rendersi creativo.
Un modo migliore, insomma, per superare la fine di una relazione che non bruciare o buttare tutto, ma conservare quegli oggetti, quei ricordi, in un luogo prezioso.



Ho letto del Piccolo Museo del Diario.
Già di per sé, il nome è affascinante.
Un museo che raccoglie i diari intimi, segreti, delle persone comuni, principalmente quelle di Pieve Santo Stefano, ma poi, come tutte le cose belle, la cosa si è allargata.
Attraverso pagine che non sono state scritte per essere lette -se non dal loro autore- e divulgate, si conosce meglio una parte di storia d'Italia, una generazione, anche, una persona. I suoi pensieri, le sue opinioni, i suoi problemi.
In fondo, per quanto lo si voglia smentire, se si scrive un diario è anche perchè si spera che qualcuno, prima o poi, lo trovi e lo legga. E così è in questo museo, si respira, si ascolta "il fruscio degli altri" (parole, bellissime, del fondatore Saverio Tutino).
Un'intimità esposta, quindi, una violazione permessa, uno spiare consentito.

Ho letto del Museo dell'Innocenza.
Già di per sé, il nome è affascinante.
Ma più affascinante ancora è il museo di per sé, un museo fittizio, creato appositamente a partire dall'omonimo libro del premio Nobel Orhan Pamuk.
Pamuk racconta tra le sue pagine dell'ossessione amorosa di Kemal verso l'irraggiungibile Fusun. Il ragazzo, non potendola avere, inizia a raccogliere ogni cosa possa ricordarla, un biglietto del cinema, la carta di una caramella, l'orecchino che ha perso.
Raccoglie, disperatamente, e archivia, in una collezione che sembra quella di un pazzo e che invece è quella di un innamorato, che in fondo, sono la stessa cosa.
Nel romanzo, era Kemal a chiedere a Pamuk di realizzare un museo con la sua folle collezione, e Pamuk, nella realtà, lo accontenta, trasformando una casa, in un museo immaginario, ricostruendo, cercando, pezzi di finzione che diventano reali, creando un luogo "sempre aperto per gli innamorati che non trovano un posto a Istanbul dove baciarsi”, come voleva Kemal.

Ho letto di questi musei e ho pensato che in fondo, la mia idea, non era più così bizzarra.
La mia idea di un Museo Fotografico Personale.
Il nome non è ancora affascinante come gli altri, ci devo pensare su.
Non è un semplice museo composto da foto in posa, ma da quelle foto in cui siamo sullo sfondo, fotografati inconsapevolmente da sconosciuti che si trovano, come noi, davanti a un monumento, davanti un palazzo, su una strada.
In quella folla di turisti davanti alla Tour Eiffel, a passeggio per i giardini londinesi, in quante foto sono presente, macchia non importante, persona di troppo di una foto a due?
Non sarebbe bellissimo trovarle tutte, queste fotografie di cui si fa parte, raccoglierle e vederci con gli occhi degli altri, non da protagonisti? Venuti male, mossi, naturali.
Io me lo chiedo sempre, chi è, cosa avrà fatto, cosa lo avrà portato ad essere lì, quella persona che sta in un angolo del mio scatto, rovinandolo da un lato, arricchendolo dall'altro.

E così, mi è venuta in mente un'altra storia che ho letto, una di quelle storie virali che virali diventano per quanto sono romantiche e folli.
Ho letto di due bambini, due bambini che non si conoscono, ma vengono messi insieme dal caso, dal destino, davanti ad un obiettivo.
Tra loro, Topolino, nella classica foto da Disneyland, in cui per guadagnare tempo, Topolino fa foto a due.
Quei bambini crescono, ognuno per conto proprio, uniti solo da quel momento assieme.
Alex e Donna, 30 anni dopo, si conoscono, si sposano, vanno a convivere. E nel sistemare le rispettive foto del passato, i loro ricordi, scoprono di avere la stessa identica fotografia scattata a Disneyland, lui di là, lei di qua, in mezzo Topolino.
Si sono ritrovati.
E chissà se anche loro si erano sempre domandati "chissà chi è quella bambina, chissà cosa l'ha portato lì quel bambino, in un angolo del mio scatto, rovinandolo da un lato, arricchendolo dall'altro".


Il Museum of Broken Relationship si trova a Zagabria e Los Angeles, maggiori informazioni QUI
Il Piccolo Museo del Diario si trova a Pieve Santo Stefano,  maggiori informazioni QUI
Il Museo dell'Innocenza si trova a Istanbul, maggiori informazioni QUI

10 commenti:

  1. Questo post è un vero gioiellino e -complici l'orario ed una domenica sedentaria- tende a migliorare la giornata.
    Non conoscevo i musei di cui hai parlato e, ammetto, sono fortemente incuriosita così come volenterosa di contribuire -anche solo con l'immaginazione.
    Meravigliosa, invece, l'idea inerente le fotografie.

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    1. Grazie, grazie davvero! Questo post ha migliorato anche la mia domenica sedentaria, e ora un viaggetto a Zagabria vorrei davvero farlo :)

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  2. Concordo in pieno con V.M. sopra.
    E io, che di mio amo poco i musei, in questi qui farei volentieri una "passeggiata".

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    1. Grazie anche a te, intanto, per prepararmi, cercherò il libro di Pamuk, e visto che per Istanbul non è stagione, esiste il documentario sul museo... anche se immagino non sia la stessa cosa che camminarci.

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  3. Non sono un grande appassionato di musei, però questi sembrano curiosi, soprattutto quello delle broken relationship.

    Anche la tua idea non è male, si potrebbe magari chiamarlo Museo delle comparse, o Museo dei non protagonisti. O anche Museo del photobombing. :)

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    1. Tutti a Zagabria allora, visto che per costruire il museo del photobombing, no, meglio dei non protagonisti, ci vorrà molta più fatica ;)

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  4. Idee molto interessanti come i musei stessi, anche se dei musei non sono un appassionato, poco conosco e raramente ci sono andato ;)

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    1. Io solitamente non mi faccio mai mancare i musei nelle città che vistano, anche solo per dove sono allestiti, in palazzi pieni di storia. Questi sono davvero delle chicche!

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  5. Sembrauna cosa davverointeressante.

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