10 gennaio 2017

The OA

Mondo Serial

È arrivata all'improvviso, senza grossi annunci, con un solo nome, quello di Brit Marling a poter fare da richiamo.
Brit Marling che per quanto brava, per quanto quasi una garanzia, fatico a digerire, vuoi per quell'Another Earth troppo freddo, vuoi per i troppo freddi The East e Sound of my voice, vuoi per quella sensazione di freddezza che Brit Marling di per sé mi dà, soprattutto in coppia con il regista Zat Batmanglij, qui al suo fianco come produttore, sceneggiatore e regista.
Ma se il suo nome non bastava, affiancato a quello di Netflix, ormai produttore di eccellenza, ha fatto salire le quotazioni di questa serie TV, che quando i giochi sembravano chiusi, quando le classifiche del meglio e del peggio del 2016 stavano già per essere mandate on line, ha trovato spazio per la rivoluzione.



The OA parte, una donna ricompare, dopo 7 anni dalla sua scomparsa, ricompare, tenta il suicidio, e scopriamo che è tornata a vedere.
Torna a casa di quei genitori che non ha mai visto, torna e cerca di mettersi in contatto come può, con ogni mezzo, con un fantomatico Homer: il suo rapitore? Il suo amante?
Piccoli misteri, che si sommano, che si sommano pian piano, e finisce che i primi 4 episodi li si macina, per cercare di risolverli questi misteri, avvinti dal racconto stesso della protagonista neanche fossimo pure noi lì con lei, in una casa mai finita, seduti in cerchio, ad ascoltarla.
Ci si lascia prendere e trasportare, avanti e indietro nel tempo, dalla Russia borghese all'America di provincia, dalla New York infida a uno scantinato, a una grotta, dove tutto sembra finire.
E lì, proprio lì, cerchiamo di capirci qualcosa.


Di più, meglio non dire, per non rovinare la visione, per non rovinare sorprese e percorsi.
La situazione frena però, non tutto combacia, alcune domande sorgono e, da miscredente, a quelle parole si fatica a credere, c'è qualcosa sotto? A cosa servono, quindi, quelle riunioni segrete, quelle porte lasciate aperte, quei movimenti che dal nulla compaiono?
Le domande, che erano il motore primario di The OA, finiscono per essere anche il suo limite, soprattutto quando queste domande non trovano risposta, quando sottolineano buchi enormi nella sceneggiatura (quello sceriffo, che, davvero?).
È una questione di fede, probabilmente, è questione di credere.
Per fortuna, quelli che sono i limiti, quelli che potrebbero essere scivoloni, non diminuiscono il fascino di una serie fatta di parole, fatta di movimenti poetici e di un aldilà pieno di stelle.
Brit Marling nella sua freddezza ci ipnotizza, e alla fine, neanche fosse Carmen Consoli, ci lascia confusi e felici, con domande che chissà se troveranno mai risposta, o se davvero hanno bisogno di una risposta.
Questione di fede, si diceva, questione di fascinazione.


10 commenti:

  1. A me bastava già il nome di Brit Marling, che adoro sin da quando sono rimasto folgorato da Another Earth, con tutta la sua splendida freddezza. :)

    Qui però è andata ancora oltre, con una serie finalmente nuova e diversa da praticamente tutto il resto di quello che c'è in circolazione.
    Mi ha lasciato confuso, ma soprattutto felice e del tutto devoto alla fede e al culto di The OA. Amen. :D

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    1. Il mio entusiasmo rispetto all'inizio è un po' scemato, colpa della mia mancanza di fede. Ma è stato bellissimo venire trasportata dalla voce di Brit, crederle, almeno per un po'. Sono ancora confusa, ma felice di aver visto una serie così speciale.

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  2. Quando dici "questione di fede" penso molto a Lost.
    Spero di recuperarla presto. =)

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    1. Diciamo che la fede è diversa, ma è sempre questione di fiducia: ti piacerà, mostra bene la forza delle parole e del racconto ;)

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  3. Confusi e felice direi che rende alla grande.
    Esperimento bellissimo, poco da fare.

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    1. Esatto, e onestamente non sento troppo il bisogno di una seconda stagione che potrebbe rovinare tutta questa confusione bellissima.

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  4. Una serie che mi ha affascinato ma nella quale non sono riuscito a perdermi come altri... mi ha sempre lasciato sottotraccia la sensazione che potesse finire in una Lost-puttanata, sensazione non abbandonata neanche dopo il finale... Comunque sicuramente da vedere!

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    1. Ti capisco, da scettica pure io da metà in poi sono andata con i piedi di piombo e quel finale mica l'ho tanto apprezzato. Però non posso negare come mi abbia presa, affascinata e conquistata inizialmente.

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  5. Interessante e ricca di spunti, ma forse per l'hype che l'ha accompagnata secondo me leggermente sopravvalutata.
    Il potenziale non è ancora espresso al meglio.

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    1. Questa volta non sono d'accordo, iniziata con molto scetticismo ha saputo prendermi da subito, non riuscivo a staccarmene. Il potenziale scende nella seconda parte, purtroppo, e si conclude non al suo meglio.

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