17 gennaio 2017

Una serie di sfortunati eventi

Mondo Serial

La serie di libri non l'ho letta, ma me n'è venuta una gran voglia.
Il film, con gli anni, l'ho dimenticato, complice una visione in cui credo di essermi addormentata qua e là.
Un segno, forse, di quello che mi sarebbe successo oggi, con Netflix pronto a sfoderare il suo ennesimo asso: una serie TV tratta dalle disavventure dei fratelli Baudelaire ad opera di Lemony Snicket.
Lo dico?
Lo dico.
Mi sono addormentata più o meno ad ogni episodio.
La stanchezza del ritorno a lavoro, direte voi, l'accoglienza di un divano caldo quando fuori nevica, potete aggiungere, o forse c'è qualcosa di più.
Ma andiamo con ordine.



Una serie di sfortunati eventi, in questa prima stagione, racconta solo i primi 4 libri di 13 degli sfortunati eventi che toccano ai fratelli Baudelaire, per la precisione l'inventiva Violet, il lettore Klaus e la piccola dai denti forzuti Sunny.
I tre, restano orfani, i genitori, che nascondono un passato e forse un presente misterioso, muoiono nell'incendio che distrugge la loro casa. Un banchiere non propriamente acuto, prende in mano il loro caso, trovando loro un tutore.
E da qui partono i loro sfortunati eventi -anche se si potrebbe dire "continuano" visto il loro essere orfani-, trovando rifugio in una casa fatiscente, degradata e diroccata il cui proprietario, il perfido Conte Olaf, mira solo a impadronirsi della loro eredità.
Ogni mezzo è lecito, e anche quando i suoi piani vengono smascherati, e i Baudelaire passano da un tutore all'altro, il Conte Olaf, attorucolo senza fortuna, li segue e insegue pur di avere i suoi soldi, accompagnato dalla sua compagnia di attori e di malefatte.
Una storia che si ripete, quindi, un cambio di scena continuo -in questa prima stagione, 4 cambi di scena, per essere precisi- in cui le dinamiche però non cambiano, tra persone troppo ottuse e poco attente, travestimenti buffi e tentativi disperati per salvarsi e andare incontro a un altro destino infausto.


Sarà, ma io mi annoio facilmente.
Sarà, ma nei 45 minuti di durata di ogni episodio, la pesantezza qua e là si sente, con una girandola di avventure che pur a lieto fine momentaneo, perdono via via quell'originalità che le contraddistingue.
Per fortuna, allora, ci pensa il lato tecnico della serie ad incantare, ed è come se Wes Anderson incontrasse il Tim Burton più in forma: unite la geometria, la voice over, i colori del primo con il gusto per il gotico, per lo humour più nero e pure per le canzoncine (non smetterete più di intonare Look Away per giorni) del secondo, ed ecco il risultato, con quei colori pastello che sfumano spesso e volentieri, via via sempre di più, nel tetro.
Ed è poi Lemony Snicket stesso a fare la differenza, lì dove Neil Patrick Harris gigioneggia che è un piacere, lì dove ti ritrovi BoJack Horseman in carne ed ossa e Cobie Smulders neanche fossimo in un revival di How I met your mother, Patrick Warburton con il suo fare alla Don Draper, appare e con i suoi interventi, le sue digressioni, i suoi approfondimenti e spiegazioni, dà il ritmo, dà vita, sveglia.
Quindi sì, la stanchezza c'era, il calduccio pure, ma qualcosa in questa serie di sfortunati eventi scricchiola già, e lì dove su carta si procede con entusiasmo e meno concentrazione necessaria in 45 minuti serrati ma pesanti, qui rende già ostica la confermata seconda stagione.


16 commenti:

  1. Avevo segnato in agenda "il grande giorno" dell'uscita, convinta che sarebbe stato uno spettacolo.
    Da lì a poco ho iniziato a leggere commenti come "Ma sono stata l'unica ad annoiarsi a morte?" e l'entusiasmo è calato un bel po'.
    Prometteva molto bene e ora non saprei neppure più se vederla o meno.

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    1. Vederla devi vederla, ci sono difetti, ci sono ripetizioni, ma è comunque un piacere per gli occhi, anche quando si fanno pesanti ;)

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  2. Ho visto per ora solo la prima puntata ma mi è venuto da ridere perché mi sono messa nei panni di chi non ha mai letto il libro e si trova davanti una cosa abbastanza diversa dal film con Jim Carrey e parecchio fedele invece, nello stile, alle opere di Daniel Handler (credo invece che la trama differirà, almeno per quel che riguarda il destino dei genitori dei Baudelaire, cosa che mi porta a ritenere inutile la dedica iniziale a Beatrice ma, come ho detto, ho visto solo la prima puntata).
    Posso solo dire che i primi sette libri hanno una trama abbastanza simile tra loro (Poe recupera i pargoli e li porta da un tutore che, puntualmente, viene beffato da Olaf e muore o comunque rifiuta di cotinuare a tenere gli orfani) mentre gli altri cominciano a legarsi di più al mistero del V.F.D., con i Baudelaires che crescono e cominciano a diventare consapevoli di essere parte di qualcosa che va oltre la morte dei genitori. In pratica, come il buon Lemony Snicket, ti consiglio di abbandonare la visione se non hai la pazienza di aspettare che la storia si evolva nelle prossime serie :P

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    1. Pazienza ne ho, e anche curiosità per il mistero che si infittisce e non viene svelato neanche un po' per il momento. Certo, un po' meno ripetizione nelle storie avrebbe giovato alla visione, davvero troppo pesante in alcuni punti per non cedere al sonno. Per fortuna, proprio quello stile particolare e originale, me lo fa salvare.

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  3. Concordo con la Bolla, io che eppure i romanzi non li ho letti tutti né con ordine ai tempi, e comprendo che la visione possa stranire. La sigla, d'altronde, avverte :)

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    1. La sigla avverte di guardare altrove, ma io Lemony lo guardo volentieri, sono le vicende dei Baudelaire che mi lasciano perplessa nel loro essere sempre troppo uguali alla precedente :)

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  4. Ho visto i primi 5 episodi, ma conto di finire anche con gli altri 3, noia permettendo...

    Nonostante a tratti mi diverta e i ragazzini protagonisti mi facciano stringere il cuore per la loro sfortuna, qualcosa in effetti in questa serie non funziona ed è tutto troppo ripetitivo. Sono ancora un po' combattuto, ma credo che anche con gli ultimi episodi quest'impressione sarà confermata.

    Meno male che c'è il simil-Don Draper. ;)

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    1. Senza evitare spoiler, sì, la noia continua. Le speranze sono tutte per una seconda stagione meno ripetitiva e più scoppiettante, come dicono sarà.

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  5. Ho visto la prima puntata e sinceramente non mi ha esaltata un granché. Anche io ho pensato a Wes Anderson e penso di finirla, ma non farò bingewatching. E se la cara Bolla dice che è abbastanza fedele, ho letto - frettolosamente purtroppo - che invece Lemony Snicket non abbia gratito questa versione, mah, per ora è andata così, poi magari per me migliora e cambierò idea.

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    1. Strano che l'abbia criticata perché le prime due puntate sono sceneggiate proprio da lui e nelle altre figura come co-sceneggiatore. Tra l'altro la prima puntata, salvo il finale con Cobie Smulders e un paio di dettagli, è davvero identica alla prima parte del romanzo da cui è tratta!! Sospendo il giudizio comunque finché non avrò finito la serie :)

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    2. La polemica di Snicket mi è sfuggita, ma non avendo letto i romanzi non saprei che dire, se non che la voglia di leggerli è altissima.
      Vi aspetto a visione ultimata ;)

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    3. Ho letto l'articolo di fretta mentre ero in pausa, forse era una battuta su Netflix, ma l'ho ripescato e penso che sia più una critica a Netflix in sé (l'articolo dice che Netflix per il 2017 ha in cantiere 400 titoli tra serie TV e film!), ecco la parte 'incriminata': “Netflix began to be a successful company, power went to their heads, they lost their minds and began to acquire the rights to upsetting and harmful material such as my own work,” he says over the phone from San Francisco, in a laconic impersonation of his nom de plume. Eh, da quel che ho capito, se la prende proprio per l'adattamento, dicendo che Netflix era diventata una company di successo, ma poi ne ha avuto così tanto potere da bersi il cervello e derogarsi il diritto di stravolegere e 'ferire' un materiale come Una serie di sfortunati eventi come nulla fosse. La fonte è Culture- Sunday Times, quindi non so, forse Lemony Snicket alla fine non gli è piaciuto il prodotto finale, chissà. Comunque sono arrivata al secondo episodio, ho arrancato meno, ma ricordo che il film con Carrey mi aveva preso di più su quella parte, ma non dico quale sennò spoilero alla Bolla! :D

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    4. Ahahha ma no, schiatto! Riportami tutto l'articolo, che al momento questa mi sembra davvero una dichiarazione "Da Lemony", non da Daniel Handler XDXD
      Occhio perché anche traducendo senza contesto anche in italiano risulta "hanno cominciato ad acquistare diritti di materiale sconvolgente e dannoso come il mio lavoro", ennesimo modo di ribadire "Look away, look away": il libro è un continuo consigliare al lettore di metterlo via per dedicarsi a qualcosa di meglio :P

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    5. Ahahaha, non ho capito un casso, ahahahah. alla faccia del lost in translation, questa è translatio at casso di cane, la mia carriera di traduttrice finisce qui ahahahahah! XD
      Te la posto via faccèbbuc!

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  6. ne ho sentito parlare, e ne ho letto (solo) molto molto bene...

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  7. Io mi sto divertendo un sacco invece, amo la sua esagerazione grottesca e la ripetizione di cui parli credo faccia parte proprio del meccanismo grottesco e inverosimile degli sfortunati eventi. È una storia volutamente stramba e ripetitiva, ma le trovate e i travestimenti di Olaf mi fanno ridere.
    E poi tutta quell'eleganza espositiva, quei giochi di parole, quello stile alla Wes Anderson che incontra Tim Burton, come dici tu, li amo.

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