17 febbraio 2017

Tanna

E' già Ieri -2015-

Siamo chissà dove, chissà quando.
Siamo all'interno di una tribù, che vive nel mezzo di una foresta, in pace e tranquillità, i cui abiti tradizionali sono quasi inesistenti, che ha i suoi riti.
Tra questi, il più importante: il matrimonio, che sancisce il passaggio alla vita di adulta di una donna, che serve per appianare dissidi e guerre con le altre tribù vicine.
C'è un problema però, Wawa ama Dain, il nipote del capo villaggio.
Wawa è però promessa sposa al figlio del capo-villaggio rivale, con cui la guerra, le barbare uccisioni, potrebbero finalmente finire.
Dain non ci sta, non ci sta nemmeno Wawa, e fuggono via, insieme, alla ricerca di un posto nel loro piccolo mondo, in cui stare.
Sarà una lunga fuga tra uno foresta piena di insidie, in una religione altrettanto insidiosa -la nostra- che vorrebbe cambiarli e sradicarli, in vulcani dove si è in pericolo.
Sulle loro tracce, entrambe le tribù, per salvarli o vendicarsi.


Siamo, in realtà, nell'isola di Tanna, situata tra Australia e Nuova Zelanda.
Siamo, in realtà, nel 1987, anche se la tribù in questione, vive nel suo tempo, fuori dal tempo, in un'armonia che non vuole essere contaminata dall'esterno.
I matrimoni combinati, fanno parte del loro essere, le anziane del villaggio ricordano le loro paure, i loro tormenti, ma li ricordano con un sorriso sulle labbra, ora che il peggio è passato, ora che una famiglia tutta loro ce l'hanno. Ma loro, probabilmente, non hanno conosciuto l'amore come l'ha conosciuto Wawa.
La seguiamo, in sorrisi che si fanno sempre più innamorati, in passeggiate in mezzo a quella natura incontaminata. E seguiamo anche la sorella minore, selvaggia e poco propensa ad ascoltare gli adulti, che fugge e conosce per conto suo ciò che la circonda, amore compreso, e lo vede, negli sguardi complici di Wawa e Dain
Come dei moderni, o dei primitivi, Romeo e Giulietta, i due si ritrovano soli contro tutti, soli a vivere del loro amore.


E sì, questo significa che Tanna, nonostante tutto, non mostra nulla di nuovo, in una trama risicata, in dialoghi piuttosto banali, in recitazioni non proprio convincenti ma significative, visto che davanti la macchina da presa ci sono i veri componenti della tribù Yakel, alla loro prima esperienza non solo su un set, ma anche al cinema.
A fare la differenza, allora, quel passato che abbraccia il futuro, quel passato che è in realtà un presente da poco vissuto, con tutte le domande che questo comporta.
A rimanere, poi, una natura che lascia senza fiato, con immagini, fotografie, che ce la mostrano al suo meglio, e che al meglio dovrebbe essere goduta, su un grande schermo.
Tanna, film piccolo, film diverso ma neanche poi così tanto, si ritrova a rappresentare l'Australia ai prossimi Oscar, battendo come già lo svedese Ove, una concorrenza di tutto rispetto.
Tanna, era stato presentato due anni fa a Venezia, e li ricordo, gli Yakel passeggiare a piedi nudi e con i loro abiti tradizionali, tra le strade del Lido.
Chi se lo aspettava che quei piedi nudi sarebbero arrivati fino al red carpet più prestigioso?
Io -senza troppe polemiche ma con un filo di sbalordimento- proprio no.


Regia Martin Butler e Bentley Dean
Sceneggiatura Martin Butler, Bentley Dean e John Collee
Musiche Antony Partos
Cast Mungau Dain, Marie Wawa, Marceline Rofit
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2 commenti:

  1. Da quel che dici non sembra proprio un film da Oscar, e manco da nomination.
    Per ora mi sa che passo...

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    1. Per la bellezza di ciò che mostra, sì, per la storia di per sé, anche no. Fanno più rumore gli esclusi, in questo caso.

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