12 marzo 2017

La Domenica Scrivo - Liceo

Ogni mattina, per nove mesi all'anno, per cinque anni.
Chiusa in una stanza, in una scuola, con la tua classe, con le tue compagne, chiusa lì ad affrontare professori, amori, delusioni, verifiche ed esami.
Tu sei quella un po' diversa, un po' in disparte, tu sei quella timida, sì, e pure un po' sfigata, diciamolo.
Sembri uscita da una canzone di Vasco Rossi*, perchè "ti vesti svogliatamente e non metti mai niente che possa attirare attenzione, un particolare solo per farti guardare"e "ti piace studiare, non te ne devi vergognare", ma la mela, no, non la mangi per strada che poi ti si incastra tra i denti.



Ogni mattina, per nove mesi all'anno, per cinque anni, ti svegli all'alba, prendi il bus, affronti il freddo e il caldo, e ti siedi al tuo banco, condividendo tutto, con quelle compagne, chi più, chi meno.
Ora, di anni ne sono passati 10, da quel temibile esame della maturità che per te è stato "un diploma che è un fallimento, ma hai una laurea per reagire", 15 da quel primo giorno che sempre timida, ti ha visto varcare le soglie del liceo.
E ti chiedi chi, come e perchè, ha deciso del tuo destino, abbinandoti a quella classe, mettendoti in compagnia delle tue compagne, decidendo molto più di te e della tua vita con quella semplice scelta.
Ma ora che i numeri sono tondi, urge un ritrovo.
E tu, tentenni.
Ma tu che hai voluto almeno in parte sperimentare "L'Anno del sì" di sua signoria Shonda Rhimes accettando ogni invito, ogni sfida, tu che lo sai che per scrivere, si deve vivere, si deve uscire, lo ha detto e lo ha ribadito anche Lena Dunham che sta concludendo le sue Girls in modo strepitoso, allora dici "esco", dici "sì, vado".
E ti prepari, togliendo dalla polvere quei diari che riportano a galla l'adolescente diversa, studiosa, decisamente snob e decisamente alternativa, in cui pullulano testi di canzone dei Radiohead, dei Led Zeppelin, di Jeff Buckley, in cui ogni pagina è incisa da citazioni dei libri letti, e in cui sì, già scrivevi, quegli stralci da adolescente triste, malinconica e problematica, mostrando ego, sì, vista la non segretezza del diario in questione.
E ti chiedi cosa n'è stato di quegli anni che dalla memoria sbiadiscono sempre più, cos'è successo a quelle compagne ora sposate, ora già al secondo figlio, cosa ne è stato di quelle mattine, di quei nove mesi all'anno, di quei cinque anni che fanno 1300 giorni, giorno più, giorno meno, passati assieme, visto che ora, sono 10 anni che non ci si vede.
Il tempo, si dice.
La vita, rispondo io.
Ti incammini, allora, verso quel ritrovo, e ritrovi tutto uguale, sei sempre quella timida, diversa, in disparte, a cui piace studiare, a cui piace osservare.
E capisci che no, non si cambia, nemmeno un po', che le dinamiche sociali, le divisioni, sono le stesse, che si può migliorare, si può maturare, si può scendere a patti con se stessi, ma cambiare, quello no, sotto sotto, mai,
Così, sei sempre tu, quella che studia, che si veste senza dover attirare l'attenzione, quella che non mangia la mela per strada e nemmeno beve lo shottino finale.
Sei ancora quella che colleziona canzoni, annota le citazioni, sei ancora quella che scrive, non più nel suo diario, ma tra le pagine di un blog, in modo triste e malinconico all'apparenza, ma in realtà, per fortificare quell'ego che c'è sempre stato.
Sì, non si cambia.

*alla seconda apparizione di Vasco in queste domeniche, 
ci tengo a specificare che no, non sono una sua fan sfegatata. 
Ma essendo una persona malinconica, se scrivo penso all'infanzia, 
e se penso all'infanzia, penso ai viaggi in auto, 
con le musicassette di Vasco a fare da colonna sonora

8 commenti:

  1. Eppure nonostante tutto, io vorrei tornare a quei tempi, a quando nonostante dovessi studiare ero contentissimo di stare con i miei compagni, quante risate quanti ricordi ;)

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    1. Tornare, no, proprio no. Certo, si avevano meno problemi ma credo che il tutto dipenda da quante amicizie sono poi rimaste in piedi passati i 5 anni...

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  2. Vero, proprio non si cambia.
    Però il liceo, anche se l'ho lasciato appena quattro, cinque anni fa, mi manca. L'università è più mordi e fuggi, un giorno ti siedi accanto a qualcuno(scambio qualche chiacchiera, magari, ma non chiedo mai i nomi) e nelle settimana dopo non lo incroci più. Certo, lì si vede quanto vali. Senza simpatie, con professori che non sanno neanche che faccia hai, e senza le brutte sorprese del diploma.
    Ma il diario, i dieci minuti della ricreazione, tornare a casa e trovarci qualcuno? Blogger, per fortuna, sostituisce tutte e tre le cose, a tratti. :)

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    1. Da timida e solitaria all'università me ne stavo perlopiù da sola, solo durante la tesi e la specialistica ho stretto amicizie che arrivata alla laurea si sono sciolte. Sì, la nostalgia canaglia verso i tempi dei compiti, della ricreazione, delle gite e dei primi bollori, è difficile da superare.

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  3. Sì, però adesso basta citare Vasco. ;)

    Comunque ottimo post in cui, ancora una volta, mi ritrovo parecchio.

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    1. Grazie! E ringrazia che non cito Jovanotti, altra colonna sonora insostituibile della mia infanzia ;)

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  4. Io ricordo con affetto gli anni della scuola, devo dire che è stato un bel periodo. Ma forse sono stato fortunato: eravamo una classe poco numerosa (meno di venti ragazzi) e molto affiatata: trovavamo sempre i volontari per le interrogazioni, ci organizzavamo per i compiti, studiavamo insieme... e, cosa più importante, i più bravi aiutavano i meno bravi (anche se qualcuno te la faceva un po' pesare, è vabbè).
    Però, devo essere sincero, non ho mai accettato di presenziare alle cene "revival". Non perchè sono snob ma, lo ammetto, perchè mi darebbe fastidio il confronto tra "chi ce l'ha fatta e chi no". Non a caso, e questo è innegabile, questi ritrovi li organizzano sempre le persone più brillanti, quelle che non hanno niente da temere. Ragionamento un po' infantile il mio, me ne rendo conto, frutto di un carattere che in effetti è difficile cambiare. Ma se c'è una cosa che proprio non sopporto è tirare le somme della mia vita in pubblico...

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    1. Infantile no di certo, il tuo ragionamento è verissimo, e infatti a questi ritrovi non vado sempre e per fortuna le famose "cene di classe" del paese non vengono più organizzate.
      L'affetto verso gli anni del liceo c'è comunque, anche se la memoria non avendo amicizie a cui appigliarsi, sbiadisce in favore delle avventure fuori scuola con gli amici che ci sono ancora.

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