22 aprile 2017

Gangster Story

Once Upon a Time -1967-

Bonnie e Clyde.
Due nomi entrati nella leggenda.
Faye Dunaway e Warren Beatty.
Due nomi che leggenda lo sono, ma che per molti ora sono i due attori attempati che han creato disordine e fatto notizia alla notte degli Oscar leggendo comunque la busta sbagliata del miglior film.
Ma, ovviamente, Faye Dunaway e Warren Beatty sono altro.
Sono una coppia di bellissimi e bravissimi, nella Hollywood d'oro.
Sono, in Gangster Story, Bonnie e Clyde.
Due nomi entrati nella leggenda, appunto, due fuorilegge diventati idoli, simbolo, icone.
Arthur Penn, ce li racconta, modificando la loro storia, addolcendola e sintetizzandola in alcuni punti.
E ne esce un film che è leggenda pure lui, un film che non sente nemmeno uno dei 50 anni tondi tondi che porta, risultando moderno, ritmato, veloce.
Insomma, quei Film che vanno scritti con la effe maiuscola.


Merito ovviamente dei due attori protagonisti, di una bellezza accecante, soprattutto della Dunaway, ma anche di una sceneggiatura che strizza l'occhio sia al dramma che alla commedia più slapstick, una sceneggiatura che non disdegna poi chiari riferimenti alla sessualità, alla ribellione ma che parte in modo soft, neanche fosse una commedia romantica indipendente di oggi.
Clyde conosce Bonnie e la inquadra da subito: è una di quelle ragazze della provincia americana che vuole di più, più di quel marito che ha già avuto e l'ha delusa, più del lavoro da cameriera che la fa arrivare appena a fine mese, la inquadra, e lei ne resta affascinata.
Lui non nasconde nulla, la rapina a mano armata già compiuta e che l'ha portato in carcere, i sotterfugi per non fare i lavori forzati, pure la sua impotenza, che metterà più volte in crisi il loro rapporto.
Ma ormai la scintilla è scattata, ormai, con i primi goffi tentativi di rapina, sono entrambi entrati in un circolo vizioso dove l'adrenalina, dove il controllo, le pistole, li esaltano.
La banda, si allarga ingaggiando l'autista Clarence e il fratello di Clyde con relativa moglie, creando non pochi disguidi all'equilibrio generale. Ma insieme, faranno furore tra il Texas e il Missouri e la Louisiana, impegnando le forze dell'ordine in fughe sempre più spericolate, in fughe che diventano però una prigione.
Ma ancora una volta, ormai Bonnie Clyde, i belli e dannati, i ladri gentiluomini che rapinano le banche che hanno rapinato gli onesti cittadini con la grande crisi del 1929, i ladri che ammazzano i poliziotti, sono leggenda, appunto.
E fermarli, non sarà facile.


Se Gangster Story si è mantenuto così bene, non è solo merito di quella sceneggiatura che come detto strizza più volte l'occhio alla commedia -e basterebbe il nome di Gene Wilder come comparsa a chiarire questo punto- ma che soprattutto si ispira alla nouvelle vague francese, con un inizio quasi da commedia romantica, e con l'azione che si fa fuga che prende poi il sopravvento (piccola nota, sia Truffaut che Godard erano stati presi in considerazione per la regia, con il primo che ha contribuito al copione), ma anche e soprattutto per il comparto tecnico, che va da una fotografia luminosa e sabbiosa a costumi che addosso alla Dunaway fanno invidia, fino a un montaggio veloce e sincopato, e una regia che si muove su paesaggi maestosi, su cittadine dal sapore del vecchio West fino a interni e primi piani pieni di passione.
Così si fa giustizia a una coppia del cinema che quasi al suo esordio si impone, accaparrandosi ben 10 nomination agli Oscar (con Beatty solo alla produzione), regalando un film che non invecchia, non viene scalfito dal passare del tempo, come solo le vere leggende sanno resistere.


Regia Arthur Penn
Sceneggiatura David Newman, Robert Benton
Musiche Charles Strouse
Cast Warren Beatty, Faye Dunaway, Gene Hackman, Estelle Parsons
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La Rabbia Giovane, Natural Born Killer, The Departed

8 commenti:

  1. Di Arthur Penn ho visto il bellissimo Anna dei Miracoli che ti consiglio di vedere se non l'hai fatto, questo invece me lo segno che non l'ho visto :D Grazie per averne parlato

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    1. Di niente, 50 anni portati splendidamente, senza nemmeno un ruga. Io mi segno Anna dei miracoli, ché al cinema continua a regnare la calma piatta...

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  2. Ah, ma sì, ma sono quelli della gaffe agli Oscar! :)

    Il film colpevolmente non l'ho mai visto, e direi che ho fatto male...

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    1. Malissimo, io l'ho visto "su commissione" ed è uno dei film più belli visti nell'ultimo periodo, che è tutto dire visto quello che ci propinano al cinema questa primavera..

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  3. Grande filmone! Un classico che nelle mani di Penn diventa un manifesto della contestazione anni Settanta, grandissimo film!

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    1. Filmone e grandissimo, si, lei di una bellezza accecante, regia e comparto tecnico da applausi, com'è che nessuno me lo aveva consigliato prima?!

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  4. La Dunaway era di una bellezza assurda.
    Il film l'ho visto tanti anni fa - all'epoca, l'idea dei recuperi mi "annoiava" di meno - però urge una seconda visione più attenta. (Ri)segno, tanto in sala tutto tace...

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    1. Ho passato quasi tutto il film a guardarla con occhi sognanti, le copierò il taglio di capelli e vorrei rubarle gli abiti, davvero bellissima.
      Il film è anche meglio, poi, che pure a me spaventano questi recuperi vintage, ma davanti a film che sono Filmoni, la noia non è di casa ;)

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