21 aprile 2017

Liberami

E' già Ieri -2016-

Un documentario sugli esorcismi.
Meglio, un documentario sul ruolo dei preti esorcisti che, notizia a metà strada fra lo sconfortante e il preoccupante, sono sempre più richiesti, e il cui numero nelle grandi città è in aumento. In Francia, per dire, esiste già un call center ad hoc.
Io che ai documentari non so dire di no, non so dire di no nemmeno a un documentario con un simile tema, che segue nelle sue faticose e affollate giornate lavorative padre Cataldo, in Sicilia.
Dopo averlo perso per mancanza di incastri adeguati a Venezia, lo recupero nel solito cinema, nel solito cineforum che ho aiutato a organizzare anche per colmare certe mie lacune.
Ma diciamolo subito, Liberami non mi è piaciuto.



Non mi è piaciuto per il genere di documentario a cui appartiene, prima di tutto, e per la sua costruzione, poi.
Il genere è quello di "stralci d'azione", nessuna voice over ad accompagnare, nessuna didascalia scritta, ma solo tante scene una dopo l'altra, in giornate diverse, con protagonisti diversi. Manca la chiarezza e la struttura della tesi da seguire, manca l'ordine, pure, in un mettere in fila che non significa per questo raccontare.
La costruzione, poi, fa perdere di valore alle riprese stesse, mettendole in dubbio.
Perché se credere agli esorcismi è pur sempre un atto di fede, se credere a quei momenti demoniaci con gente che urla, si butta a terra, sputa, qualche brivido lo fa venire, ma pure strappa qualche risata, quando tutto questo lascia spazio a momenti più da confessionale, Federica Di Giacomo sceglie di non intervistare i suoi protagonisti faccia a faccia, ma di farli parlare con qualche amico che mal recitando pone domande, e con i protagonisti stessi che sempre mal recitando e con pochissima spontaneità, si raccontano, parlano di sé.
E viene da chiedersi, se questi racconti non sono catturati ma sono preparati, quelle scene, quelle urla e quegli sputi, sono veri? Sono naturali?


Difficile, alla luce di questi due punti, apprezzare Liberami.
Difficile credere, soprattutto, anche se proprio qui sta la questione.
In una società che porta all'isolamento, in luoghi e città in cui tradizioni e situazioni arcaiche coesistono con la modernità, che si spieghi il male di vivere, il male interiore, con una possessione, fa riflettere.
Fa riflettere il lavoro incessante di padre Cataldo, con esorcismi telefonici, pure, fa riflettere quel convegno per istruire nuovi preti esorcisti che arrivano da ogni parte del mondo e fra loro si confrontano, cercando di arginare le richieste che sempre più premono nelle loro parrocchie.
Ma Liberami fa riflettere a posteriori, non durante la visione che scorre così lentamente e pesantemente, raccontando le storie di quattro diversi impossessati con cui difficilmente si entra in empatia, e che nascondono verità che fuori dalla fede, hanno altre risposte.
Vero è che se un documentario porta a riflettere, è sempre un bene, ma vero è che se un documentario falsa quanto mostra, mette in dubbio e mal costruisce, qualcosa non va.


2 commenti:

  1. Mi fido del tuo giudizio e me lo risparmio. ;)

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    1. Sì, questo è un documentario che ti farebbe scappare a gambe levate dal genere, tu che puoi, risparmiatelo.

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