13 maggio 2017

Personal Shopper

Andiamo al Cinema

Maureen è una personal shopper.
Cosa che non diresti a una prima occhiata: veste semplice, piuttosto scialbo, senza grosso interesse. Il suo lavoro, invece, consiste nel visitare boutique, stilisti e sarti, alla ricerca dei pezzi giusti, dei vestiti e degli accessori migliori con cui la star per cui lavora si presenterà ai prossimi eventi. Con lei, il rapporto non è certo dei migliori, pretenziosa e snob com'è, con lei, però si incontra di rado, lascia borse e borsette, vaga per quell'appartamento lussuoso, con una punta di invidia verso quei vestiti bellissimi che non può o non potrebbe provare.
Maureen è una sensitiva.
Sente presenze, energie rimaste in sospeso. Le cerca, le segue, le interroga. Vaga per una casa vuota e abbandonata, ci passa la notte. Studia i sensitivi prima di lei, dalla pittrice - che dipinse in astratto anni prima dell'avvento dell'astrattismo, a Victor Hugo, che organizzava vere e proprie sedute spiritiche.
Maureen, in tutto questo, aspetta.



Aspetta un segno del fratello, di quel gemello che se n'è andato prima di lei, per la sua stessa patologia cardiaca, e che le ha promesso, da sempre -sensitivo pure lui- di darle un segno, su quell'aldilà, su come si sta.
Maureen aspetta, viaggia, tra Parigi, Milano e Londra.
Aspetta e messaggia in modo spasmodico con uno sconosciuto che la tenta e la incuriosisce.
Maureen, poi, trova del sangue, un corpo, scappa.
Maureen è tutto questo, tutto questo è in un film: moda, fashion, thriller, paranormale, ansia, horror e poliziesco.
Olivier Assayas si diverte a mescolare le carte, i generi, già lo aveva fatto con il filosofico ma particolarmente emozionante Sils Maria, e qui ci riprova, portandosi appresso la sempre più brava -anche quando volutamente poco più che monoespressiva- Kristen Stewart.
Il risultato, è diverso. Più confuso, certo, ma non poi troppo.
C'è un lutto con cui fare la pace, c'è la noia e la gabbia in cui nel mentre ci si è accasati, c'è il resto del mondo che impazzisce ma sa anche andare avanti.


Poche le parole, nel film, tanti i messaggi, in scene che si passano davanti ad uno schermo luminoso che ha il potere di ipnotizzare, proprio come nella realtà.
Tante, invece, le scene degne di nota, con la regia di Assayas elegantemente fredda, a seguire una protagonista illuminandola ogni volta, con carrelli che fin dall'inizio sono pieni di fascino.
Così, la tensione si fa palpabile, così, i brividi, li sa dare anche un'ombra, un bicchiere che si infrange.
I difetti -che riportano ai fischi con cui parte della critica ha accolto il film a Cannes- ci sono, e un po' stanno in quelle parole di troppo e non proprio in linea con il personaggio, un po' stanno in una storia che mescola troppo, rischia troppo e si allunga, pure, oltre i confini europei.
Ma il fascino, l'intrigo, il brivido e la bellezza, ci sono tutte.


Regia Olivier Assayas
Sceneggiatura Olivier Assayas
Cast Kristen Stewart, Lars Eidinger, Nora von Waldstätten
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12 commenti:

  1. Film che mi attira e un po' mi spaventa allo stesso tempo...
    Le tue impressioni mi confermano che si tratta di una visione leggermente ostica, ma da affrontare. Prima o poi. ;)

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    1. Meno ostica del previsto, io mi sono appassionata, avvinta e pure spaventata. Poi sì, facile facile non è, ma per quello basta il fascino ;)

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  2. Io non ci ho capito assolutamente niente, ti giuro, ma la cosa non mi ha dato il senso di frustrazione che mi sarei aspettato. L'ho trovato ipnotico.
    E lei, arruffata e tutto, imbronciata per due ore, è splendida nel suo essere poco leziosa, poco bellezza da rivista.

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    1. Avendo letto il tuo post, mi sono spaventata dall'averlo capito, o almeno credo, più del previsto. Poi sì, mi sono spaventata anche per ombre, presenze e bicchieri rotti, ma me lo aspettavo essendo una fifona patentata...

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    2. Allora pretendo spiegazioni in chat!

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  3. Dubbioso se vederlo o meno quando capiterà, al momento neanche il trailer m'intriga però se come dici ci sono tutti gli elementi da te citati, allora potrei fare un tentativo ;)

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    1. Elementi diversi e apparentemente senza un filo logico a collegarli, ma l'equilibrio e il fascino ci sono tutti. Io, un tentativo lo farei ;)

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  4. io non ho ancora capisco che sentimenti nutro nei confronti della Steward...
    ogni volta che vedo un film dove c'è lei, ho qualcosa da ridire... questo allora me lo sono evitata

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    1. A suo tempo, pure a me infastidiva, ma negli ultimi anni sceglie bei progetti a cui lavorare, impegnativi, e pure lei è cambiata come attrice. La visione in questo caso non è delle più semplici o delle più leggere, ma perennemente imbronciata e in crisi, fa un'ottima figura.

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  5. Ciao, è la prima volta che "ti commento".
    Mi è piaciuta la tua recensione, ma alla fine qual è il giudizio? Io ho avuto l'impressione che Assayas, a forza di mischiare degli ingredienti si sia un po' perso.
    Trovo in giro pochi commenti sul finale, che può essere l'ennesimo passaggio poco chiaro o l'elemento che eleva tutto il film.

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    1. Ciao e grazie per il commento :)
      Pure per me un po' si perde ma resta comunque parecchio fascino nell'aria. Il finale, sospeso e un po' da brividi, l'ho trovato un ottimo tocco da maestro per mescolare ancora le carte.

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    2. In Internet circola un'ipotesi di spiegazione finale che, pare, sia stata non negata dallo stesso Assayas. L'ho riportata in maniera dettagliata e con considerazioni mie sul mio quasi-blog.
      Il finale descrive perfettamente le impressioni che mi ha lasciato l'intero film: un'opera geniale o un insieme non troppo coordinato di idee buttate lì?

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