14 ottobre 2017

Il Gioco di Gerald

Andiamo al Cinema su Netflix

Una gita a due per ravvivare le gioie di coppia, un paio di manette per avventurarsi oltre i limiti e oltre la noia che ormai ha preso piede a letto, un infarto che fa trasformare quel weekend da sogno, in un incubo.
Un infarto che prende pure me, spettatrice fifona, che mi sono fidata di chi questo film lo consigliava, nonostante su carta non avesse convinto il giovine, più esperto del Re Mida Stephen King, sempre più spesso adattato, anche se mai nel modo migliore.
L'adattamento era qui reso ancora più ostico essendo il film costretto a letto, ammanettato saldamente ad una testiera che non cede, con manette serie, come la sua protagonista.
Da qui il problema: come fare a mantenere il ritmo? A dare il via alla storia vera e propria, che vuole questa protagonista combattere con tutta se stessa e soprattutto contro se stessa per sopravvivere, affrontare incubi del presente e del passato per farcela?


Le voci della sua coscienza prendono vita, si sdoppiano, si aggirano per la stanza assieme a quel cane randagio che fa a pezzi quel marito tutt'altro che amabile che giace ai suoi piedi.
Ma c'è dell'altro, c'è qualcosa che va oltre un rapporto di coppia non idilliaco, c'è un passato represso che deve essere affrontato.
Così, mentre cerca di sopravvivere cercando dell'acqua da bere, rimanere lucida nonostante lo shock in corso e liberarsi da quelle manette, da quell'incubo, Jessie deve vedersela anche con un mostro che si aggira con il chiaro di luna, un mostro che corrisponde a quello che ci immaginiamo nelle notti ventose, sotto il nostro letto.
Ed è questo mostro a spaventare una fifona come me (che non ha avuto vita facile nemmeno con il tanto sangue e una "ferita" autoinflitta praticamente non vista, con occhi più che mai serrati), con quelle fattezze già rese sinistre da Lynch, ricondotte qui a paure universali.


Chiusi in quella camera, non possiamo che fare il tifo per Jessie, immaginando senza volerlo come ci saremmo comportati se mai avessimo avuto la malsana idea di provare un tale giochino erotico, la fantasia corre ma sbatte contro la realtà.
La realtà che fa paura più di ogni incubo.
Qui sta il genio di King: fare di quei mostri qualcosa che realmente c'è, e che non può che terrorizzare.
Carla Cugino si rivela essere a sorpresa un'attrice in grado di gestire l'intero film, con le sue urla, la sua doppia personalità, quell'aria anni '90 che la rende ancora più sorprendente, spalla com'è sempre stata. Senza potersi difendere, fa fronte alla sua coscienza, ai peggiori come ai migliori consigli, trasformandosi in un McGyver in vestaglia e in una donna senza remore, che torna in libertà, ritrova se stessa.
Quel finale è forse l'unica pecca di un film per il resto tesissimo e capace di catturare e non mollare mai. Quel finale alla luce del sole, all'aria aperta, ricorda qualcosa di fin troppo televisivo e positivo dopo tutta quella claustrofobia, quel buio, ma i discorsi affrontati -dagli abusi repressi alle scelte che ci autoinfliggiamo- restano, così come resta una messa in scena capace di non far sentire il peso di quelle manette, con evasioni tra sogni e flashback necessari.
Il chiaro di luna, e l'eclissi di sole, d'ora in poi, faranno ancora più paura, e anche quel letto che dovrebbe essere un rifugio, un'isola felice, non avrà lo stesso aspetto.
Il signor King colpisce ancora, ma lo fa anche Mike Flanagan, in un film che si regge sulle sue gambe, e sui polsi della Cugino.


Regia Mike Flanagan
Sceneggiatura Jeff Howard, Mike Flanagan
Musiche The Newton Brothers
Cast Carla Cugino,Bruce Greenwood, Carel Struycken
Il Trailer
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4 commenti:

  1. Da non kinghiano quale sono, non l'ho ancora visto.
    E, nonostante tutti i vostri pareri positivi, continua a non ispirarmi particolarmente.
    Ma sono pronto a restare stupito, anche da un'attrice che finora non mi era mai sembrata un'attriciona...

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    1. Credo ti stupirà, ansia ne mette, e si gestisce alla grande la prigionia forzata e il tempo. Sulla Cugino resto titubante, funziona qui, ma fatico a ricordarla altrove.

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  2. Contro ogni pronostico, il King più inadattabile (su carta) è uno dei migliori degli ultimi anni, in attesa di It. Strepitosa la Gugino, di solito più bella che brava (qui, sulla soglia dei cinquanta, è l'una e l'altra cosa), e peccato un po' per quel finale. Fedelissimo, ma mi è semprato un puntino su una i di troppo.

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    1. Sai che la Cugino esteticamente non mi convince proprio, sembra davvero ferma agli anni '90 e se per una 50enne è un complimento, per me no. Quel finale infatti era fin troppo vecchio stampo, spiegone di troppo, solare pure. Se mi mettevano il ritaglio del giornale i brividi eran più forti.

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