4 dicembre 2017

Il Lunedì Leggo - La Separazione del Maschio di Francesco Piccolo

Non avessi letto i Momenti di Trascurabile Felicità/Infelicità, Francesco Piccolo non farebbe per me.
Non avessi visto i film da lui sceneggiati, lo troverei difficilmente sopportabile.
Colpa degli altri due romanzi che ho letto, quel troppo politico e distante da me Il desiderio di essere come tutti e questo, La separazione del maschio.
Colpa dei personaggi che decide di raccontare, e se nella quasi autobiografia eccede in un rapporto con Berlinguer e Berlusconi che un'apolitica come me fatica a seguire, qui eccede in un maschilismo e un machismo che faticano ad andarmi giù.
Ed è un peccato, perchè Piccolo sa scrivere un gran bene.



Basterebbe l'incipit per capirlo, quell'excursus sulla storia del cappuccino, prima liscio, al naturale, poi la moda della soffiata di cacao che da moda e da richiesta "in" da fare al barista, diventa la norma a cui non ci si può più sottrarre. O basterebbero le sue riflessioni sui piccoli oggetti che non cambiano mai, su un farmaco come il Voltaren che non è mai stato battuto, su un sapone come il Topexan che continua ad essere venduto e comprato, nonostante la sua scarsa efficacia.
Ecco, nel raccontare questo quotidiano, nel farci vedere con occhi diversi quello che ci circonda, e ragionarci su, Piccolo entra nel cuore.
Poi però il romanzo prende piede, e lo fa raccontando di un maschio, sì, che è marito da 14 anni, padre da 7, ma ha un'amante da 9, una da 3 e un'altra da un anno. Nel mezzo, tante altre lunghe o brevi scappatelle, in una vita che si continua a dividere, in un'impalcatura in cui il desiderio non scema, e quella moglie ignara la si continua ad amare.
Quel maschio che si racconta, non nasconde nulla, racconta le sue prodezze nei dettagli, non prova alcun senso di colpa, né verso la moglie che sa di amare, né verso una figlia che quando le cose iniziano ad incrinarsi, crolla sotto il peso dell'aria tesa di casa.
Si cercano giustificazioni, allora, si parla di culi che si vuole possedere, di odori e umori, si parla di incubi quotidiani al rientro da lavoro.
Parliamo chiaro, così come parla chiaro Piccolo nel suo romanzo: è un uomo di merda il protagonista del suo libro. Un uomo che ho faticato a sopportare, nonostante facesse un lavoro pieno di poesia e di magia come il montatore (no, nessun doppio senso) cinematografico, e che sul cinema e su alcune splendide scene, fa riflettere.
Nel suo scorrere veloce e liscio, nel suo eccedere in luci rosse e confessioni a mente aperta, La separazione del maschio finisce per irritare, e anche se del buono c'è, quel buono che ho poi ritrovato in forma meno volgare in quei Momenti trascurabili, viene sommerso da una storia che potevo fare a meno di sapere, di scappatelle e vere e proprie bigamie che era meglio ignorare.

4 commenti:

  1. Devo dirtelo, io adoro Francesco Piccolo... questo non l'ho ancora letto, ma i suoi libri precedenti mi sono piaciuti tantissimo, qualcuno mi ha persino commosso (il ricordo di Berlinguer ne "Il desiderio di essere come tutti", che è una specie di confessionale degli errori della sinistra in tutti questi anni). E' uno scrittore che riesce ad affascinarmi anche quando non sono d'accordo con lui, per via del suo stile comunicativo, affabulatore, che sa come prenderti in braccio e accompagnarti nella lettura. Ho letto la sua introduzione a "Cattedrale" di Carver e... mi è piaciuta più dei racconti di Carver!
    Ma, per carità, capisco che possa non piacere perchè è uno scrittore che, sebbene in maniera elegante, difende strenuamente i propri princìpi (su cui si può anche non essere d'accordo, ci mancherebbe).

    Una cosina però te la contesto: dici che non sopporti i film da lui sceneggiati. Beh, tra quei film c'è mezzo cinema italiano! Ci sono gli ultimi Moretti (Il Caimano, Habemus Papam, Mia Madre), il miglior Virzì (La prima cosa bella, Il Capitale Umano, l'ultimo The Leasure Seeker), la delicatezza di Silvio Soldini (Agata e la Tempesta, Giorni e nuvole), un film ruvido e straziante come Caos Calmo di Grimaldi. Insomma... mi sembra una critica un pochino forte! Ma ti voglio bene lo stesso :-x

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    1. Forse ho usato delle frasi un po' contorte in apertura, perchè intendevo che i suoi film e i suoi due libri sui Momenti intrascurabili, mi sono piaciuti tanto.
      Dovessi invece basarmi su questo romanzo -con un protagonista e una sessualità difficilmente condivisibile- e quel Tutti di cui abbiamo già parlato, troverei Piccolo uno di quegli intellettuali un po' troppo fastidiosi e politici per i miei gusti.
      Per fortuna, però, anche qui qualche momento di intrascurabile felicità lo regala, raccontando il quotidiano e l'apparente banalità degli oggetti, il campo che gli riesce meglio.

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  2. Non conosco questo Piccolo, però l'idea di leggere la storia di un uomo di merda mi stuzzica abbastanza. In mezzo a tanti eroi e modelli d'esempio buonisti, ogni tanto ci sta bene...
    Poi, per carità, si può sempre rivelare una lettura di merda. :D

    (e scusa per le "parolacce")

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    1. Lettura di merda non lo è, ci sono parti davvero belle e Piccolo con la penna ci sa fare.
      Magari poi, essendo un maschio (spero non di merda) questo maschio di merda lo capisci di più ;)

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