31 marzo 2018

Le Ali della Libertà

#LaPromessa2018

Forse lo avevo visto alle medie, in quelle ore buche, con il professore di supplenza che decide di riempire quelle ore con un film.
O forse, il ricordo è sbagliato, lo confondo con Papillon, le immagine icona del film (Tim Robbins e Morgan Freeman che parlano appoggiati al muro della prigione, Tim Robbins felice, senza più la divisa, con le braccia alte verso il cielo e la pioggia) si sono fissate nella mia mente per i passaggi TV, e per le tante volte che quelle immagini, corredate da qualche frase profonda, sono state condivise.
Sta di fatto che pensavo di averlo visto, almeno una volta, Le ali della libertà, e invece no. Invece, la storia di Andy, dei suoi lunghi vent'anni di carcere, non li avevo mai conosciuti.
Neppure sapevo nascessero dalla penna del Maestri dei Brividi in vacanza, tratto da quelle Stagioni Diverse di cui però ho letto solo l'autunno, Il Corpo dell'autunno per la precisione.
Così, con una lacuna clamorosa, con tanti che, alla vista della mia lista, han dichiarato Le ali della libertà il loro film preferito, l'ho visto.



E li capisco, ora, quelli che lo ritengono il loro film preferito.
Un racconto che procede lentamente, ma anche velocemente, che salta anni, che li condensa, raccontati come sono dalla voce sempre saggia di Morgan Freeman.
E l'ho visto, Andy, entrare in quella prigione, senza sapere se da colpevole o se da innocente, l'ho visto evitare guai, trovarli con le sorelle, superarli con la sua mente matematica, con l'intuito di chi sa chi farsi amico, e Red -che irlandese non è e nemmeno ha i capelli rossi- è uno di questi.
L'ho visto, Andy farsi in quattro per portare dei miglioramenti in quella prigione in cui un prigioniero finisce per farsi una vita, per affezionarsi così tanto al sistema, alla quotidianità, da non riuscire più ad uscirne, da non poter più vivere là fuori, nella normalità.
Ho visto Brooks provarci, e non riuscirci, e il cuore mi si è spezzato per la prima volta.
Mi si è spezzato in continuazione, sentendo come gli anni passavano, i decenni pure, e loro lì, sempre lì, fra quelle mura di cinta, con più libri magari, con meno aguzzini, con un po' più di potere, ma lì. Da sempre.


E l'ho capito Andy, il suo piano alla Montecristo, il suo piano alla Michael Scofield, e ho avuto un fremito, d'odio verso il direttore Norton, di paura per quel nascondiglio in cui magari c'era una pistola, quella pistola, a inchiodarlo davvero.
Colpa dei twist a cui nel mentre il cinema mi ha abituato, colpa di una mente che a volte cerca soluzioni più difficili e che non tengono conto della semplice ingiustizia dei fatti.
E di quanto può far male.
L'ho ascoltato soprattutto, Andy. Ho ascoltato un Tim Robbins che snobbavo da sempre, ho ascoltato Morgan Freeman, quelle sua voce, quei dialoghi perfetti, quelle storie che si sormontano, quell'universo che ormai è il carcere di Shawshank.
E c'ho versato lacrime, c'ho trovato amore e perfezione, in pochi gesti, in spiegoni necessari, in scene da incorniciare.
C'ho trovato la felicità, allora, e anche il senso della vita, o almeno un tentativo di darlo, a bordo di una barca arenata sulla spiaggia, con un mare vasto davanti, che ha bisogno di riparazioni, che ha bisogno di aiuto, e di un paio di mani in più, per poter tornare a salpare.



Regia Frank Darabont
Sceneggiatura Frank Darabont
Musiche Thomas Newman
Cast Tim Robbins, Morgan Freeman, Bob Gunton
Voto: ☕☕☕☕☕/5

8 commenti:

  1. Bellissimo.
    Lo tiro sempre in ballo, come esempio, per dire ai profani che King non è solo sangue e spauracchi (se ce ne fosse bisogno).

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    1. Ormai ho capito che King me lo devo concedere anche in stagioni diverse, che i suoi brividi sembrano fare per me.

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  2. Naaah, anche tu sei entrata a far parte del club dei fan di uno dei film più sopravvalutati della Storia???

    Non sarà brutto, ma c'è di mooolto meglio!

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    1. Di meglio c'è sicuramente, ma partendo senza alcun preconcetto, sono stata catturata dalla storia e dalle parole. E anche se mi aspettavo un twist finale, la soddisfazione è stata piena. Tiè, cuore di pietra ;)

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  3. Visto a scuola, in Prima Superiore.

    Non so se sia sopravvalutato (ma mi fido del più esperto Marco qui sopra), ma è un film che lascia fortemente il segno.

    Io ho sempre in testa l'immagine di "Brooke was here". Il destino di quel personaggio mi colpì tantissimo.

    Buona Pasqua Lisa!

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    1. Buona Pasqua in ritardo, e sì, qualche ruffianeria c'è, ma come dici bene: lascia il segno.

      And so was Red.

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  4. Ruffianissimo e sopravvalutatissimo, ma innegabilmente coinvolgente e travolgente. Ne riconosco i difetti, eppure ogni volta che passa in tv non riesco a non guardarlo... :)

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    1. Io ammaliata dalla storia che non conoscevo, dagli anni che passavano e dalla voce suadente di Freeman (o del suo doppiatore), quei difetti non li ho visti. O meglio, ci sono passata volentieri sopra. Ora capisco l'amore -quasi- universale verso questo film.

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