In attesa di scoprire il 24 gennaio le nomination e in attesa di sapere chi vincerà il fatidico Oscar nella serata del 26 febbraio, perché non rivedere e rigustare i vincitori delle passate edizioni? Ecco quindi, i migliori, coloro che non hanno subito il logorio del tempo, rimanendo, sempre, tra i migliori.
Premio Oscar 2011 per:
- - Miglior film
- - Miglior attore (Colin Firth)
- - Miglior regia (Tom Hooper)
- - Miglior sceneggiatura originale (David Seidler)
Colin Firth con
Il discorso del re sancisce una volta per tutte la sua bravura e la sua eleganza
recitativa già ammirata in A single man (che gli era valsa la Coppa Volpi a
Venezia) e La ragazza con l’orecchino di perla, arrivando a vincere non solo il Golden Globe come miglior attore ma anche l'Oscar per la sua interpretazione.
In questo film, che attraversa più generi –dalla commedia al
drammatico su uno sfondo storico e biografico- non solo interpreta un
balbuziente, ma un balbuziente costretto, suo malgrado a diventare re.
Il film entra infatti con eleganza nelle vicende private del
principe Alberto, duca di York, futuro
re Giorgio VI, mostrandoci le sue paure e le sue ansie nel parlare in pubblico,
e facendo luce sui traumi infantili e i rapporti famigliari che le hanno
causate. Nel mezzo, la storia: la morte di Giorgio V, l’abdicazione per amore
di Edoardo VIII, l’avvento di Hitler fino alla dichiarazione di guerra alla
Germania nel 1939, discorso che dà il titolo al film.
Accanto a Firth, un sorprendente Geoffry Rush, che interpreta il logopedista
che, dopo innumerevoli tentativi a vuoto, lo aiuterà a sconfiggere la paura e
l’ansia di parlare in pubblico.
L’incontro-scontro, la complicità e gli alterchi fra i due
in cui si contrappongono la freddezza inglese del duca di York all’umanità e
l’intelligenza australiana dello specialista danno spazio e campo per mostrare la bravura dei due attori.
A far loro da spalla, e da padrone, una Helena Bonham Carter ( Elizabeth Bowes-Lyon) che riesce
a farsi notare anche senza lo zampino del marito Tim Burton.
Il tutto è incorniciato da una fotografia perfetta con
inquadrature non convenzionali e sorprendenti,
scenografie eleganti e raffinate quanto i costumi e le musiche ed un
finale patriottico che riesce a colpire e commuovere oltre i confini inglesi.
Tutto è dunque perfettamente in armonia, Oscar compreso.
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