In un mondo cinematografico che vede nel 3D solo un’occasione
di guadagno e di stupore, fortunatamente c’è ancora chi si avvicina al mezzo
con voglia di emozionare sperimentando tutte le sue potenzialità.
Questo qualcuno in questo caso ha il nome di Martin
Scorsese, poliedrico regista che dopo averci inquietato con il thriller
psicologico Shutter Island e aver dedicato un sentito documentario omaggio ad
Elia Kazan, torna nei cinema per raccontare quella che è a tutti gli effetti
una magica e sorprendente favola.
Il protagonista si chiama Hugo Cabret, ha 12 anni e lavora
nella Gare de Lyon a Parigi aggiustando e regolando gli orologi della stazione.
Questa stazione è diventata la sua casa, rimasto orfano dapprima della madre e
poi dell’amato padre, mastro orologiaio, le sue giornate passano osservando il
tran tran quotidiano dei lavoratori della stazione e sfuggendo alla temibile
guardia Gustav (un quasi irriconoscibile Sacha Baron Cohen, Borat per capirci)
che non si fa scrupoli a mandare all’orfanotrofio tutti i bimbi sperduti che
trova.
In questo caleidoscopio frenetico e colorato inizia la sua
avventura che vede al centro del mistero un automa che il padre cercava di
aggiustare e che ora Hugo vuole riuscire a recuperare. Per far questo la sua
intelligenza e la sua prodezza di ladro lo fanno scontrare con l’anziano e
rigido George, venditore di giocattoli ma soprattutto con la sua figlioccia, Isabelle,
divoratrice di libri e amante delle avventure.
Insieme non solo riusciranno a mettere in funzione l’arcaico
robot ma scopriranno un segreto che agli appassionati e studiosi si cinema farà
brillare gli occhi, perché Hugo Cabret è un omaggio al grande sognatore, al
regista di trucchi e magie George Méliès!
Al pari dei Lumière tra i fondatori del cinematografo e che
ne ha visto da subito le potenzialità magiche, George merita la visibilità e la
stima che in questa colorata e trepidante favola gli viene data.
Candidato a ben 11 Oscar, tra i quali quello per miglior
film e già vincitore ai Golden Globes per il miglior regista, il film ha tutte
le carte in regola per vincere.
Perché nonostante qualche impaccio in dialoghi e scelte di
trama, riscoprire Le voyage dans la lune e gli altri indimenticabili lungometraggi
del regista francese, restaurati e resi tridimensionali, provoca un tuffo al
cuore senza tempo!
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