Per capire cosa significa e cosa Terrence Malick ci vuole dire con il suo cinema, si deve partire da qui, da La rabbia giovane, primo dei 5 lungometraggi fin'ora realizzati dall'eclettico regista americano.
Il suo stile e alcuni elementi che lo contraddistinguono sono qui già presenti (tra gli altri la fotografia che si sofferma nell'armoniosa natura a fare da contraltare alla caoticità delle vicende umane e la presenza di una musica poetica composta da Carl Orff) ma la storia si fa qui più "classica", meno sperimentale e soggettiva de La sottile linea rossa. La voce fuori campo narrante è quella di Holly che ci racconta quasi sotto forma di diario la sua avventura e la sua infatuazione per Kit, giovane e problematico ragazzo con il quale fugge tra South Dakota e Montana dopo che questi le ha ucciso il padre, lasciando dietro una inspiegabile scia di sangue e di crimini. La convivenza tra i due fatta di gesti e di iniziale equilibrio verrà man mano scemando con la presa di coscienza da parte di Holly dell'insanità di Kit e quindi di se stessa.
Interpretato da dei giovanissimi Martin Sheen e Sissy Spacek, La rabbia giovane evidenzia il tema della solitudine e del mito del ribelle, con Kit che cerca di emulare James Dean affascinando e creando attorno a sé un'aura di mito che riesce a coinvolgere anche le forze dell'ordine che l'hanno arrestato.
Malick entra quindi nel mondo del cinema non certo in punta di piedi ma raccontando con l'ingenuità degli occhi di una ragazza la storia di un criminale, e mostrando a noi una natura sconfinata in cui perderci.
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