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7 novembre 2012

La Collina dei Papaveri

Andiamo al Cinema.



Un evento unico per tutti gli amanti dello studio Ghibli. Solo ieri era infatti nelle sale La collina dei papaveri, diretta da Goro Miyazachi, figlio del grande Hayo che qui firma solo la sceneggiatura.
Abbandonate per una volta le città incantate, i castelli erranti e le creature fantastiche della passata filmografia, si è qui immersi in un Giappone vero e autentico, segnato dalla guerra di Corea e dalle rivoluzioni studentesche degli anni ’60.
La storia procede infatti su due rami: da una parte la passione e l’impegno che gli studenti di Yokohama adoperano per salvare il loro Quartier Latin, punto di ritrovo nonché spazio di resistenza dove poter urlare la propria opinione e approfondire gli studi; dall’altra la nascita di un amore complicato tra Mer, la protagonista, e Shun, a capo del giornale del Quartier Latin. Il sentimento contrastato che tra loro nasce porrà dubbi fondamentali sul loro passato, su un’infanzia passata in fretta e, per Sem, senza padre.
Costretta dalla necessità a diventare responsabile e adulta prima del tempo, Mer riesce a dividere la sua giornata tra gli impegni scolastici e quelli casalinghi, preparando colazioni e cene nella Residenza dei papaveri dove vive assieme alla nonna, alla sorella minore e altre ospiti.
La normalità del racconto, che riesce a non scadere negli sceneggiati da tre soldi come sostiene Shun, è il punto di forza del nuovo lavoro dello studio Ghibli. Mantenendo la tradizione di avere per protagonista una bambina/adolescente in formazione, riesce a catturare l’attenzione anche senza la mancanza di espedienti magici o fantastici. Grazie allo humor insito nelle situazioni di ristrutturazione della sede del Quartier, all’emozione verso i primi tentennamenti del cuore di Mer e le conseguenze che questi comportano la storia appassiona e commuove nella sua semplicità. Ancora una volta poi, le tradizioni del Giappone sono altrettanto protagoniste, attraverso canzoni popolari e non che condiscono la visione del film.
Alla sua seconda regia (l’esordio è stato con I racconti di Terramare), Goro Miyazachi si dimostra degno erede del padre.

8 commenti:

  1. mi sa un po' di raccomandato, il miyazaki junior :), però una possibilità gliela si può concedere...

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    1. Essere il figlio del capo ha i suoi vantaggi :) Tra cui quello di imparare direttamente dal maestro!

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    1. Aspetto l'opinione allora! Ieri la sala era gremita di ogni generazione :)

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  3. Un piccolo gioiellino di celluloide. Una concezione di cinema che potrebbe esser considerata a sė stante. Un vortice di poesia e colori che ti fanno provare quella ormai dimenticata sensazione di purezza. Difficile perfino spiegare...da vedere!!! ;-)

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    1. Molto distante dai soliti film della Ghibli ma capace di emozionare con la sua semplicità! Assolutamente da vedere :)

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  4. Continuerò a ripeterlo all'infinito: questi film fanno bene al cuore. Se solo la smettessero di considerarli solo per bambini, qui da noi...

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    1. Fortuna che Miyazaki, come la Pixar, ormai sono stati in parte sdoganati! Pian piano se ne accorgeranno tutti che questa distinzione tra generi e, soprattutto, tra pubblici non ha più senso...

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