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15 febbraio 2013

50 e 50

E' già Ieri. -2011-

Ultimamente si assiste ad un certo interesse da parte di Hollywood per il tema del cancro. Dalla serie televisiva The big C fino alla poesia di Gus Van Sant ne L'amore che resta. Questo perché, si sa, mettere in scena un argomento forte e più che mai attuale che ben sottolinea la lotta per la vita, fa  sì leva sui sentimenti e sull'identificazione del pubblico con la situazione ma è anche un modo per sensibilizzare questo pubblico, per affrontare la morte da un'altra prospettiva.
Così fa infatti Jonathan Levine in 50 e 50, una commedia dal sapore dolceamaro che vede per protagonista un giovane 30enne che si riscopre malato di una rara forma tumorale e che per combatterla dovrà ristabilire un equilibrio in una vita non perfetta.
La ragazza apprensiva ma non passionale che si scopre tradirlo è incapace di assisterlo, la madre è oppressiva e assillante, il padre è malato di Alzheimer e non capisce la situazione attorno a lui, il suo migliore amico lo usa come scusa per rimorchiare e sembra non prendere nulla, nemmeno la malattia, seriamente.
Per affrontare tutto questo turbinio di situazioni, Adam si affida all'aiuto di una psicologa che nonostante la giovane età e la poca esperienza (Adam è il suo terzo paziente) sarà il legame e il confronto necessario ad aiutarlo ad esternare la rabbia e la frustrazione, la paura per quelli che potrebbero essere i suoi ultimi mesi.

Il percorso non convenzionale della cura si può benissimo adattare all'intero film. Rendere ironicamente la malattia nei suoi alti e bassi, soffermandosi sul rapporto diverso con cui gli anziani si rapportano ad essa, ma soprattutto sdrammatizzando il malessere grazie ad un abbondante uso di grezza comicità ad opera di Kyle, il migliore amico di Adam, tanto scanzonato quanto dal cuore d'oro.
Joseph Gordon-Levitt si conferma come stella nascente nel firmamento hollywoodiano donando una nuova e splendida interpretazione dopo i successi di (500) giorni insieme e Inception, riuscendo ad essere bello e carismatico anche senza una folta capigliatura. Il suo Adam è fragile e alienato, ma per una volta grazie ad un amore che è universale (e comprende quella che potrebbe essere la donna giusta, il suo migliore amico, la famiglia e i nuovi amici) dona speranza e commozione in modo nuovo ed intenso.


1 commento:

  1. Ok,questo è un film tutto sommato che si lascia guardare, ma lasciami dire che c'è davvero tanta, troppa ipocrisia. La malattia non è mai così. La malattia è terribile e non succede mai che possa lasciare spazio alla positività che si intravede qui. Non bastano amore e amicizia. E soprattutto non basta essere giovani e carini.

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