Pagine

3 settembre 2013

Venezia 70 - Settima Giornata

A una settimana ormai dall'inizio del Festival, i film continuano a emozionare. Tra continui pugni allo stomaco e famiglie disturbanti, la vera sorpresa della giornata arriva però fuori concorso!

Tom à la Ferme
Xavier Dolan è il giovane prodigio canadese che, all'età di 23 anni, ha già al suo attivo una filmografia (che recupererò a breve) e un carnet di premi di quelli che contano.
Con la sua ultima fatica, di cui è anche produttore e protagonista, riesce a convincere la stampa, ma non del tutto la sottoscritta.
Alla storia di Tom -che arriva in una sperduta fattoria per assistere al funerale del compagno che ha tenuto nascosta l'omosessualità alla madre- manca qualcosa che renda il tutto speciale e unico, nonostante una composizione tecnica e fotografica (fredda e uggiosa) e una sceneggiatura ad alti livelli.
Nella situazione di prigionia in cui Tom si ritrova, ci si trova davanti a personaggi complessi e sfaccettati, con il fratello del suo amato che lo tiene in scacco e non lo lascia fuggire, costringendolo a mentire alla madre per mantenere l'alone di normalità.
Il film scava su questi personaggi a livello psicologico, facendone vedere i lati umani e non, le fragilità e le forze.
Così il fratello non è solo un bullo e uno spaccone, ma ha un atteggiamento e una sessualità ambigua con Tom; così Tom un po' si invaghisce di lui, mescolando più volte le carte in tavola.
Con alcuni momenti in stile thriller, con tanto di colonna sonora che fa sobbalzare dalle poltroncine, il film cresce e cresce ma, nonostante tutte le buone aspettative e le buone recensioni lette, non è riuscito ad entrarmi dentro e ad essermi del tutto chiaro.
Una seconda visione sarà d'obbligo.


The Zero Theorem
Terry Gilliam torna al suo fastoso passato, fatto di futuri distopici in cui l'umanità è ben disturbata. 
Questa volta non corre troppo in là però, visto che le tecnologie presenti in The Zero Theorem ironizzano e amplificano quelle già presenti, tra pubblicità imperanti e interattive, e iperconnessione.
Ancora una volta il protagonista finisce per essere succube di queste tecnologie, invitato dal suo capo (un eccentrico Matt Damon) a risolvere il misterioso teorema zero, che vorrebbe dimostrare il senso della vita nell'universo. Ovviamente però, grazie all'amore e all'aiuto di un giovane saggio, Qohen, si risveglierà dagli anni di solitudine e paure del mondo esterno, immettendo finalmente umanità nella sua vita.
Non sarà un'idea nuova, anzi, ma il mondo colorato e punk che Gilliam crea è oniricamente splendido, e grazie ad un protagonista sempre al massimo come Christoph Waltz (tenerissimo in versione folletto rosso) e una luminosa Melanie Thierry ci si immerge senza troppe pretese in questa sua ennesima follia.
p.s.: Le chicche? La cover di Creep dei Radiohead nel finale e la psicologo rap Tilda Swinton.


Moebius
Kim Ki-Duk torna al Lido dopo la vittoria dello scorso anno con Pietà.
Come si sa il film non mi aveva convinto troppo, e i miei problemi con il cinema orientale sono sempre gli stessi. Ma questa volta -vuoi perchè il regista era giusto due file dietro di me, vuoi perchè la storia era molto più compatta- questa suo ultimo lavoro mi è piaciuto assai!
Avverto i maschietti che la visione per loro sarà un po' più difficile, visto che si parte fin dall'inizio con un'evirazione (e non sarà la sola), che la madre compie al figlio per punire il padre fedifrago. Il senso di colpa di quest'ultimo continuerà a crescere tra ricerche via google sui modi per dare felicità ai senza pene e tentativi di suicidio, mentre il figlio tra vergogne e umiliazioni, accoglierà i consigli sadici su come ottenere piacere sessuale, iniziando una relazione con l'ormai ex amante del padre.
Se già questo intreccio è bello che complicato, le cose prendono una china ancora più drammatica quando finalmente il giovane subisce un trapianto di pene, che però sembra "funzionare" solo alla vista e al tocco della madre, portando ancora una volta al tema dell'incesto così ricorrente nella filmografia del coreano.
Come sempre, il finale sarà immerso nel sangue, e tra risate involontarie e scene in cui si trattiene il fiato, Kim Ki-Duk costruisce un film senza bisogno di alcun, e sottolineo alcun, dialogo, retto da interpretazioni intense e una fotografia impeccabile (basterebbe il montaggio incrociato iniziale per rendere l'idea).


Locke
Eccola la vera sorpresa della giornata, un film così intenso che anche se con un solo attore in scena, sempre all'interno della sua auto e in balia di continue telefonate, riesce non solo ad appassionare ma a conquistare e affascinare.
Il protagonista in questione è Ivan Locke, che troviamo già in strada per raggiungere quella che -e lo si scoprirà solo dopo un po'- è stata l'amante di una notte, e che ora sta per dare alla luce il loro figlio. Nel lungo viaggio in macchina, Locke dovrà far fronte alle paure e ai sentimenti di questa ragazza, ma anche confessare alla moglie il tradimento e sistemare le grane lavorative che con la sua partenza sono sorte.
Ingegnere edile, deve infatti guidare un suo sottoposto per quella che sarà la più grande gettata di calcestruzzo della storia, tenendo a freno i capi della compagnia pronti a licenziarlo, e le pressioni esterne.
La tensione all'interno dell'abitacolo è quindi palpabile, e il passaggio tra una chiamata all'altra sempre più frenetico. Ma grazie al ritmo mai sottotono e a un protagonista eccezionale come Tom Hardy che regala un'interpretazione pazzesca (che per il suo ammaliante accento vi consiglio di vedere in originale), il film riesce a non essere claustrofobico, regalando emozioni sfaccettate che non scadono mai nel drammatico.
Notevole e da non perdere, anche perchè, se quanto detto non bastasse, la produzione è di Joe Wright.


10 commenti:

  1. Certo, vedere un film con Kim Ki duk a pochi seggiolini di distanza deve avere il suo perché!! Diciamo che è il film che attendo con maggiore trepidazione, anche se la trama non mi faceva prevedere bene (il rischio di fare qualcosa di troppo grottesco è altissimo), ma da Kim, autore di capolavori come "Bad guy" e "L'isola", anche se in fase calante, c'è sempre da aspettarsi buone cose. Il costruire film intensi senza nemmeno un dialogo è il suo marchio di fabbrica (che raggiunge gli esempi principali proprio con "L'isola" e Ferro 3). Non vedo l'ora di vederlo...
    Fammi capire: Locke è girato interamente in una macchina?
    Dolan lo devo recuperare, del ragazzetto sento parlare molto bene in giro!
    Come sempre grazie del sunto così accurato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. su Pietà, scrivevi che lo shock a tutti i costi non ti ha mai entusiasmato... io avevo paura che qui Kim avesse calcato ancora di più la mano su questo versante. Lo shock a tutti i costi fine a se stesso era proprio ciò che temevo, non è così per Moebius?

      Elimina
    2. Qui la violenza e le evirazioni hanno sempre una motivazione psicologica di fondo, anche se in alcune scene si finisce involontariamente per ridere ed applaudire entusiasti come ad una commedia... non so se per un appassionato di Kim sia accettabile, ma a me non ha turbato la visione, anzi.

      Locke è stato girato in soli 4 giorni e segue il tempo effettivo che Tom Hardy impiega per arrivare a Londra. Tutto in un auto -non si esce mai- tranne qualche panoramica sul traffico e l'autostrada. Pazzesco!

      Elimina
    3. ok, così su due piedi non so se potrebbe disturbare o meno. Più che altro non so se suscitare risate fosse l'intento di Kim, vedremo. Anzi, non vedo l'ora di vederli entrambi!! anche se temo che passeranno soltanto in pochissime sale...quanto ti invidio!!!!

      Elimina
  2. aspetto Locke e Zero Theorem, nel frattempo ti invidio un po' :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. :) Ho sempre invidiato chi ci andava, finalmente ho preso il coraggio a due mani e mi sono buttata!

      Elimina
  3. Sono pienamente d'accordo su Locke: gran bel film, dove unita' di tempo e azione coincidono. 80 minuti di grande regia, sceneggiatura coi fiocchi e superba interpretazione di Tom Hardy. Per adesso, secondo me il miglior film del festival. Oggi abbiao visto anche il documentario su Lance Armstrong, anch'esso notevole... non capiro' mai perche' a Venezia i film migliori sono sempre fuori concorso. Bah! In ogni caso complimenti per i tuoi aggiornamenti dal Lido... mi chiedo come riesci a fare tutto ma sei bravissima! Chapeau :)
    p.s. Moebius non avuto il coraggio di vederlo. Noi maschietti, in effetti... :)
    p.p.s. Solo un piccolissimo appunto: Dolan e' canadese :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grzie! Anche per me sale è nel podio, anche se qualche gran bel film in concorso c'è (Philomena, The Police Officer's Wife)!

      p.s.: sei scusato, provavo dolore io, non oso immaginare chi può essere evirato!

      p.p.s.: ops, ero indecisa e mi sono dimenticata di controllare, correggo subito!

      Elimina
  4. Ma tutti li voglio vedere! Comunque di Dolan ti consiglio Les Amours Imaginaires.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Appena torno alla vita normale mi metto all'opera per il recupero!

      Elimina