Alcune storie hanno la capacità di entrarti dentro, come alcuni film.
Alcuni temi, per quanto polemici, non sono mai trattati abbastanza, e quando lo sono, lo sono in un modo così spietato ma allo stesso tempo asciutto, da lasciarti spiazzato.
Alcuni pareri, così, vanno ad incrociarsi con una realtà che fa male, che viene presentata senza ricerca di clamore, senza facili patemi o proclami, riuscendo ad entrarti dentro e difficilmente lasciarti, facendoti scoprire fatti di cronaca che forse era meglio non conoscere mai.
Boy A, film del 2007, prende infatti spunto da un caso tristemente celebre in Gran Bretagna: il rapimento, e la successiva uccisione di James Bulger, 2 anni, da parte di due ragazzini di appena 10 anni. La barbarie della morte, unita alla giovanissima età dei coinvolti, scioccò l'opinione pubblica, ponendo più di qualche riflessione in merito all'accaduto, a partire dal possibile rientro in società dei due colpevoli.
Il film prende spunto da quanto accaduto per mettere alcune di queste riflessioni sotto l'occhio della macchina da presa, rimescolando i fatti e soprattutto tacendo gli atti commessi, facendo scoprire allo spettatore poco per volta il passato di un ragazzo che questo passato non lo può cancellare.
Ma è difficile per Jack Burridge andare avanti, è difficile anche solo essere Jack, abbandonare la sua vecchia identità, cercando dal nulla, da anni di carcere minorile, rifarsi una vita, convivere con quei 24 anni che si ritrova all'improvviso ad avere in un mondo che non l'ha di certo aspettato. Sotto sotto Jack è ancora un ragazzino, insicuro e tremendamente impaurito che la verità possa venire a galla così come che le sue menzogne possano corrompere quanto a fatica si sta costruendo: lavoro, amicizie, amore.
Come riuscire a farle crescere, tacendo tutto se stesso?
Ad aiutarlo ci prova l'assistente Terry (un grande Peter Mullan), suo primo vero amico, suo padre, quasi, che lo protegge dal mondo esterno che lo vorrebbe morto, che ascoltandolo cerca di sorreggerlo in un cammino ricco di insidie e di buche, in cui è fin troppo facile cadere.
Ma forse Jack ce la può fare, forse questo Jack tormentato dagli incubi, da premonizioni, una seconda possibilità ce la può avere.
Forse, perchè è difficile giudicare senza conoscere, e la stampa, come la massa, sente quello che vuole sentire e pensa quello che gli dicono di pensare. E ci si infuria, ci si scandalizza per una scarcerazione, dimenticando di andare a scavare più a fondo, di cercare almeno un po' di comprendere e conoscere come invece Terry sa fare.
E tutto questo, questa distinzione tra punizione e rieducazione, tra libertà e prigione che non si distinguono più, invece, John Crowley lo mette in scena senza troppi schiamazzi, senza eccedere né nel sangue né nella furia, chiudendoci gli occhi, che non sempre servono. Quello che ci mette davanti è un ragazzo che ce la vuole fare, e che potrebbe farcela, un ragazzo così candido. E mentre poco a poco il puzzle del suo passato viene composto, mentre tutti i tasselli finiscono al loro posto, il risultato non è certo quello di un mostro, e se anche lo fosse, chi siamo noi per condannarlo, ora che vediamo la sua forza di volontà, ora che conosciamo l'inferno che gli brucia dentro?
Crowley lascia allo spettatore schierarsi, lascia al suo modo secco di mostrarci quanto accade la possibilità di parlare, avvalendosi di un protagonista di eccezione come Andrew Garfield -in una prova immensa-, di musiche suggestive e soprattutto di un montaggio quanto mai adeguato ed efficace.
E quando i titoli di coda scorrono, qualche senso di colpa affiora, qualche lacrima pure, e sentimenti contrastanti continuano la loro battaglia infinita che forse un giorno avrà un vincitore.
Sono mesi che ce l'ho lì da vedere, ogni tanto ci provo, poi mi fermo.
RispondiEliminaAvevo letto il libro, una di quelle letture che fanno male. Bello e devastante.
Immagino non sia così semplice, ho come l'impressione che il libro sia ancora più devastante!
EliminaHo smesso di piangere l'altro giorno, guarda. I BRIVIDI.
RispondiEliminaLacrime in realtà poche, malinconia diffusa e senso d'impotenza, tanto.
EliminaCiao Lisa, una semplice curiosità (non ho visto il film): per caso sai se la vicenda è ambientata a Liverpool? Nella prima foto mi sembra di riconoscere la spiaggia di Crosby Beach... ci sono stato, un posto straniante, fuori dal mondo!
RispondiEliminaIl film in realtà non è ambientato in quella spiaggia, ma credo a Manchester, solo il finale è lì. Wikipedia mi informa invece che il luogo della foto è Blackpool!
EliminaCome non detto... 'ste spiagge inglesi sono tutte uguali! ;)
EliminaScherzi a parte, grazie mille per la puntualissima precisazione.
Sembra bello. Dovrò vederlo, non appena ho un po' di tempo .____.
RispondiEliminaConsigliatissimo!
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