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2 maggio 2014

C'era una Volta in Anatolia

E' già Ieri -2011-

Ad un primo sguardo della sinossi, si potrebbe pensare di essere davanti ad un film poliziesco, con una ricerca estenuante di un cadavere che si prolunga per un'intera notte e che può far chiarezza sull'accaduto.
In realtà, la sinossi non aiuta a incasellare l'opera di Nuri Bilge Ceylan in un genere, e nemmeno a rappresentare di che cosa parli davvero il film.
Perchè la ricerca al centro dell'azione, che si snoda in strade e stradine di un'Anatolia ancora retrograda, ancora rurale e desertica, è solo lo sfondo in cui i personaggi hanno la possibilità di esprimere le loro idee, di affascinare lo spettatore con sogni e filosofie, di aumentare il mistero notturno con un passato ancora aperto e allo stesso tempo divertirlo attraverso un umorismo grottesco, con critiche alla burocrazia e alla mentalità militare.


Kenan, l'assassino che non ricorda dove ha ucciso, non è quindi il protagonista della vicenda, ma rimane sullo sfondo, in silenzio e in balia della polizia, senza più il diritto di raccontare la sua storia. Lo sguardo si identifica così con quello travagliato e umano del dottore Cemal, chiamato a cooperare all'indagine, attraverso di lui, alle sue domande e ai suoi discorsi, le cose si fanno più chiare, per quanto possibile.
Il pregio, come anche il difetto, del film è quello di procedere lentamente, di svelare poco per volta lungo i 150 minuti di durata cosa stia accadendo, cosa abbia portato Kenan ad uccidere e soprattutto chi.
Il pellegrinaggio di questi uomini nelle loro auto, di tappa in tappa sempre identico a se stesso e sempre infruttuoso, si dirama in una regione che difficilmente si chiamerebbe Europa, attraverso strade e situazioni che hanno un sapore ancestrale.
Lo stesso metodo di regia si allontana dagli schemi di un genere, dando più spazio alle voci, soffermandosi su quelli che sembrano scorci e momenti naturali di una bellezza accattivante, che però si incastrano alla perfezione con i dialoghi, mantenendo il silenzio, quando serve e quando questo è necessario.
Così una mela che rotola acquista importanza, così il dialogo più significativo avviene a labbra chiuse, così il finale lascia tutto sospeso.


Pur essendo stata una visione un po' ostica e un po' -lo devo ammettere- soporifera, è difficile parlare male di C'era una volta in Anatolia, perchè la sensazione che si ha, guardandolo, è che molto c'è da dire e scoprire su questo film, che anche se l'omicidio che mette in moto l'azione e i personaggi non trova una sua spiegazione completa, quello che si è visto, quello che si ha ascoltato, hanno un valore che va al di là di una ricerca, facendo proprio di questa, più che della sua fine, la protagonista principale.


8 commenti:

  1. Film più che ostico, ma dai risvolti secondo me grandiosi.

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    1. Film che ha bisogno di essere ben somatizzato, non c'è che dire!

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  2. più che ostica e soporifera, una visione davvero mortale.
    ho abbandonato dopo qualche minuto, non ce l'ho proprio fatta... :)

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    1. Lo si deve vedere al momento giusto, e per esperienza personale, la sera tarda non lo è!

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  3. La sensazione di guardare il nulla c'è, ma non appena ho [con fatica] finito la visione, ho sentito dentro di me un senso di vuoto che si riempiva e svuotava continuamente. E questo solo una grande opera lo sa fare.

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    1. A livello minore è quello che è successo anche a me, più che altro a farsi spazio è stata la sensazione di aver visto qualcosa di grande e di non aver avuto tutte le chiavi per comprenderla.

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  4. lo vidi all'epoca, ma non mi ricordo quasi nulla, se non la sensazione di stanchezza sempre più prepotente sulle mie palpebre e la lotta per non chiudere gli occhi! sono una cinefila degenere ahahha

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    1. Come ti capisco! E' stata una visione dura anche per me , ma la forza di volontà è riuscita a sconfiggere il sonno :)

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