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19 giugno 2014

Fargo - La Serie

Quando i film si fanno ad episodi

Il mondo televisivo sta davvero diventando una manna per registi, produttori e attori del grande schermo. Se molti di quest'ultima categoria hanno confermato la loro bravura trovando soggetti in cui mettersi alla prova (Matthew McConaughey, Steve Buscemi, Jessica Lange), i registi hanno trovato un clima più sereno, forse, e più dilatato, sicuramente, in cui riportare le proprie idee.
Ecco così che anche i fratelli Coen si sono decisi a dare un più ampio respiro e un nuovo aspetto al loro cult intramontabile Fargo, facendone per il momento una serie a stagione unica che potrebbe però (proprio come per True Detective) diventare una serie antologica, con un intreccio criminale diverso ad ogni stagione.


Questa prima è comunque partita con il botto, riportandoci nella fredda e nevosa Minnesota, in particolare a Bemidij, con un protagonista -Lester Nygaard- goffo, buffo e parecchio sfortunato, che in una sola giornata si ritrova sbeffeggiato dal bullo del liceo, deriso dalla moglie, surclassato al lavoro e infine con ben tre morti sulla coscienza.
Come è possibile?
A causa del fortunato o sfortunato incontro con il killer per professione Lorne Marlo, che lo ha aiutato e lo ha spinto a cambiare la sua vita.
Incaricata inizialmente delle indagini è la poliziotta Molly Solverson, dal fiuto incredibile che capisce subito che nella messinscena di Lester qualcosa non torna, ma attorniata da uno neosceriffo provinciale e da una squadra che non la supporta, la verità sarà difficile da far emergere, e le scie di sangue, portate avanti da Marlo nei dintorni, non si fermeranno facilmente, coinvolgendo ricchi proprietari di supermarket, la mafia di Fargo e la polizia di Duluth.


Come per il film, anche qui ogni episodio inizia con l'affermazione didascalica che quanto visto sia accaduto realmente. Fortunatamente però, la finzione è troppo esagerata, lo stile della messinscena oscilla dal pulp al surreale, facendo di ogni personaggio, proprio come nei film dei Coen, una macchietta irresistibile. Ottime così le interpretazioni di Martin Freeman, di Bob Odenkirk e della quasi esordiente Alison Tolman, ma su tutti (compreso il sempre poco sopportabile Colin Hanks, tale padre, tale figlio) troneggia il granitico Billy Bob Thorton, che nei panni del camaleontico Marlo mette i brividi, diverte e gigioneggia sulla scena come non mai.
Il merito è sicuramente di una sceneggiatura irriverente, che affonda le radici nella black comedy, che non ha paura di sporcarsi di neve e di sangue creando intrecci quasi inverosimili e giocando con la macchina da presa. Questa, così, si muove senza freni, imitando il movimento della lavatrice, correndo dietro un auto, mostrandoci dall'esterno l'avanzata tra i proiettili del killer.
Tutto ha così il sapore del folle, e pure se il salto temporale di un anno inizialmente destabilizza, subito si torna in carreggiata, riprendendo proprio sul più bello e portando ad un finale molto coeniano e carico di anticlimax .
La speranza, ora, è davvero che la FX rinnovi la serie per una seconda stagione, perchè se questo è stato il primo risultato, chissà cosa può venir fuori andando avanti!


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