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31 ottobre 2014

Ghosts of Halloween - Suspense

Che io sia una fifona, è cosa già appurata e comprovata dalla Notte Horror estiva.
Ma quando la congrega di blogger chiama, fatico a non rispondere, e così per questo Halloween ho voluto affrontare nuovamente le mie paure, e assecondare questi assetati di brividi che hanno scelto fantasmi e case infestate come argomento principe.
Fantastico.
Sì, perchè visto il mio appartamentino al piano terra relativamente isolato grazie al suo giardinetto, un garage buio e poco confortevole in cui rincasare a tarda notte, essere spaventata da immaginarie presenze inquietanti e scricchiolii vari era quello che ci voleva.
Per cercare di ovviare a questi possibili traumi, due potevano essere le soluzioni:
1. affidarmi a un cult che potesse sì rientrare nella lista dei film "infestanti", ma con quella patina di classico che oscura il lato horror;
2. armarmi di un giovine coraggioso da torturare e stritolare durante la visione.

Per questo Halloween quindi, ecco che mi sono procurata:
1. Suspense, anno 1961, Deborah Kerr protagonista;
2. un giovine, una coperta e un Vinicio il Micio che non solo mi fanno coraggio ma pure mi scaldano, cosa non da poco visto il freddo glaciale di questi giorni.

Così bardata e al sicuro, la visione del film è stata quello che mi aspettavo: un classico, un cult che nonostante i 50 anni abbondanti passati dalla sua uscita non ha perso un grammo di fascino e nemmeno un grammo di inquietudine, con quelle atmosfere sordidamente affascinanti che danno improvvisamente spazio a spaventose visioni, presenze fugaci di spettri che riescono in men che non si dica a spaventare.


Suspense è così capace da una parte di far venire voglia di trasferirsi e avere la possibilità di comprare una vecchia tenuta inglese, dall'altra di non farci mai figli, soprattutto se c'è il rischio che possano venire fuori come gli a dir poco inquietanti Flora e Miles; da una parte poi si ammira una realizzazione raffinata, in cui luci e ombre, primi e secondi piani sono studiati alla perfezione per catturare l'attenzione e lo sguardo, ammaliandolo (la bambina con il ragno che mangia la farfalla a fuoco così ravvicinato sono da applausi), dall'altra la recitazione teatrale e più che appassionata della Kerr fa sorridere e risente del tempo anche perchè il suo stesso personaggio si ritrova diviso da una parte dall'essere spaventato a morte da questi bambini che sembrano nascondere un grosso segreto, dall'altra da aiutare chi è chiamata ad accudire, indagando a suo modo sui morti che sembrano infestare quella casa e sul passato misterioso che la avvolge.
Suspense, come dice il titolo, lascia così sospesi tra una parte e l'altra, proprio come i fantasmi, che tra la vita e la morte aleggiano in giardini curati, in soffitte ricche di oggetti dimenticati, in torri dalle quali tutto si vede.


In questa sospensione, e in questa sensazione di trattenuta paura, sta il segreto di alone cult che ancora riveste il film di Jack Clayton, che vede alla sceneggiatura anche un certo Truman Capote, tanto per dire.
Certo, la storia di una casa infestata, di morti che non se ne vogliono andare, di una povera donna appena arrivata in quella casa che ne resta ossessionata non è certo una novità, neanche negli anni '60, ma sfido i film di oggi a mantenere nel tempo immutata la stessa inquietudine palpabile, la stessa energia risucchiante che Clayton ha saputo dare alla trama, che vive di inquadrature e di montaggio sopraffini, che il bianco e nero risalta maggiormente rendendo il tutto ammantato di gotico e di cult.
Bastano infatti pochi elementi, bastano degli sguardi complici, delle voci all'apparenza innocenti, delle porte che si aprano e delle apparizioni improvvise, per far rabbrividire a dovere.
A conti fatti, quindi, pur avendo un giovine, un micio e una coperta e un gran classico sullo schermo, il buio garage e il buio tra le siepi, mi faranno da oggi un pochino più paura, che ci sia un domestico, nascosto, o anche solo un bambino che sembra sapere troppo.


Per prepararvi al meglio alla notte di Halloween, continuate a rabbrividire passando da:

Bollalmanacco - La Casa 3
Bradipo - The sentinel
Cinquecento film insieme - Insidious 2
Cooking Movies - The Others
Combinazione casuale - 1408
Delicatamente Perfido - Il Corvo
Director's Cult - High Spirits
Ho voglia di cinema - Casper
Pietro - The Ring
La fabbrica dei sogni - Amythiville Horror
Mari's Red Room - Shutter
Non c'è paragone - Two Sisters
Obsidian mirror - Cello
Pensieri Cannibali - Les Revenants
Scrivenny - Sinister
White Russian - Gli invasati


30 ottobre 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

E' il weekend di Halloween ma niente horror in vista, in compenso film che fanno rizzare i capelli, quelli sì, ma non per l'entusiasmo.
Chiariamo: nomi importanti -tra attori e registi- ce ne sono, ma film davvero imperdibili, bé, forse solo uno.
Il resto sembrano più dei rischi che non si sa se accettare o meno.
Per indirizzarvi, allora, meglio andare con qualche consiglio:

Ritorno a L'Avana
Cinque amici si ritrovano dopo anni per una notte di bevute e chiacchiere in una terrazza della città cubana.
Ne esce il miglior film visto dalla sottoscritta a Venezia 71.
Il perchè lo scoprite QUI



#ScrivimiAncora
Commedia romantica che vede un amore impegare 12 anni per sbocciare.
E' un potenziale film per me.
Ma chissà perchè, la presenza di Lyly Collins (e le sue sopracciglia) e Sam Claflin (e la sua faccia da schiaffi) come protagonisti, e la campagna pubblicitaria a target adolescenziale smorza ogni mio entusiasmo.
Romantici all'ascolto, accorrete mentre io tentenno se concedermi.
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Una Folle Passione
Susanne Bier ricompone la coppia d'oro Jennifer Lawrence-Bradley Cooper e li immerge negli anni '20 americani, con lui magnate del legno e lei la moglie che dopo la passione del titolo, sposa.
Ma ambientalisti e figli già nati o che non nascono, mandano il matrimonio in crisi.
Sembra uscirne così un'epopea in costume che non attira poi molto.
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La Spia - A Most Wanted Man
Lanciato come l'ultimo film di Philip Seymour-Hoffman, spiace trovarsi davanti al solito film su spie e uomini spietati che sa di vecchio e di poco allettante. La storia gira infatti attorno a un figlio di un criminale di guerra, che all'indomani dell'11 settembre è sospettato di terrorismo, a dargli la caccia e a cercare di capire la verità sul suo conto, un tormentato ispettore, che -manco a dirlo- inizierà una relazione con la nuova collega americana.
Nel cast anche Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Brühl.
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Annie Parker
Nel mese della prevenzione al tumore al seno, esce questo film che vede protagonista la dottoressa che lottò per scoprire e dichiarare veri i fattori genetici dell'insorgenza di questo tipo di cancro, interpretata da Helen Hunt. Ma la sua storia scorre parallela a quella di Annie Parker (Samantha Morton), che dopo aver perso madre, zia e sorella, scopre a soli 29 anni un nodulo al seno. Inizierà così anche la sua lotta.
Il pubblico femminile troverà una storia a cui appassionarsi, i maschietti un bel film che mescola lacrime e risate da godere.
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Dracula Untold
La storia di Dracula da Bram Stoker in poi è stata trasposta al cinema e in TV in mille salse. Quello che sembra non esserci mai stata raccontata è la storia del principe Vlad, che ci viene qui presentato come un magnanime reggente pronto a sacrificarsi pur di non cedere 1000 giovani (figlio compreso) ai turchi. Come? Trasformandosi per 3 giorni in vampiro.
Azione e neuroni spenti promessi.
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Last Summer
Banana Yoshimoto è stata una delle scrittrice che divoravo nella mia adolescenza, poi, cresciuta, l'ho trovata fin troppo ripetitiva. Qui collabora alla sceneggiatura, per raccontarci dei 4 giorni che una madre e un figlio devono passare assieme prima di non vedersi più per 11 anni. Questi giorni trascorreranno in uno yatch, tra misteri, rancori e insegnamenti.
Mah.
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Pelo Malo
Piccola storia e piccolo film in arrivo dal Venezuela che non per questo non può essere una grande sorpresa.
Tutto gira attorno al bisogno di amore che un figlio chiede alla madre sola, che non lo vede di buon occhio e trova la sua fissazione per la musica pop e i capelli lusci (lui, con quei ricci indomabili) un segnale di omosessualità.
Lotterà pur di avere la sua attenzione.
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Confusi e Felici
Non poteva mancare l'ennesima commedia italiana con il cast di soliti noti capitanati da Claudio Bisio nei panni di uno psicanalista che vede passare nel suo studio pazienti in crisi e stravolti.
Anche no.
Anche basta.
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Un Fantasma per Amico
Per accontentare il pubblico più piccolo alla ricerca di piccoli brividi per Halloween, arriva dalla Germania questo film con protagonista un fantasma e tre giovani che assieme a lui vivranno un'avventura che, va da sé, li farà maturare.
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29 ottobre 2014

Ritorno a L'Avana

Andiamo al Cinema

Parole, parole, parole e ancora parole.
Parole che escono veloci e rapide, aiutate dal vino e dal rum che si beve in abbondanza.
Parole sussurrate piene di emozioni, in una serata che volge alla nostalgia.
Parole urlate, con la rabbia repressa per anni, con l'ira e il bisogno di sfogarsi che si fanno impellenti, accusando, rimpiangendo.
Parole che vanno a ricordare momenti belli, e momenti brutti, un passato che non sembra nemmeno troppo lontano ma che ormai è scivolato via, lasciando rughe e rimpianti, lasciando conti in sospeso che forse è il momento di pagare.
La sceneggiatura di Ritorno a L'Avana (personale Leone di Caffè a Venezia 71 e vincitore delle Giornate degli Autori), è fatta di tante, davvero tante parole.
Le parole che 5 amici si lasciano uscire, sussurrano e urlano in una notte intera in cui dopo 16 si ritrovano tutti assieme, a festeggiare il ritorno dell'amico prodigo fuggito o esiliatosi in Europa.
In questa notte, su questa terrazza, si lasciano andare alla nostalgia della loro gioventù, che ha lasciato il posto a  rughe, sì, ma anche a scelte di vita diverse da quanto loro stessi potevano immaginare, con le promesse che una rivoluzione aveva loro fatto andate in fumo, come ogni loro speranza di cambiamento.


Il gruppo di scalmanati in piena epoca castrista, si è trasformato in un manipolo di uomini (e donna) di mezza età, alle prese con una famiglia che si disgrega, con i soldi che non bastano, con l'ispirazione artistica che non bussa più, con i compromessi a cui si è scesi per fare la bella vita.
E poi c'è Armando, che tornato nella sua città natale ritrova vecchi amici pieni di rancore e di invidia nei suoi confronti, che non capiscono la sua decisione di tornare, e nemmeno quella di 16 anni prima di partire, senza nemmeno un saluto.
Un Ulisse che torna alla sua Itaca, come suggerisce il titolo originale, da noi chissà perchè cambiato.
In questa notte, in cui vino, rum e cibo scorrono senza sosta, le parole li legano, i discorsi, i chiarimenti non mancano, e i nodi da sciogliere verranno affrontati di petto.
L'ambientazione quasi unica in cui il film viene girato, in quella terrazza da cui si scende raramente, rappresenta così un palcoscenico dove sfilano foto ingiallite, quadri unici e vecchi libri e vecchi album, che risuonano portando con le loro note a serate spensierate e amori passionali, facendo riaffiorare momenti, attimi e ricordi di un passato che i giovani d'oggi non posso neanche lontanamente capire.


In questo palcoscenico, in questa terrazza che si anima dalla luce del tramonto a quella dell'alba (e il ricordo, vista la composizione e il peso della sceneggiatura, non può che non andare a Linklater), si muovono alla perfezione i 5 attori assoldati da Laurent Cantet, che danno vita a un dramma reale, a emozioni vere che proprio quelle parole scatenano.
La simbiosi con quanto raccontato sembra perfetta, e anche se quanto urlato o sussurrato si fa sempre più incalzante, l'attenzione non cala, e con questa i sentimenti, che fanno affiorare lacrime sincere sui volti di chi parla e di chi dal pubblico li ascolta.
L'amicizia, quella vera, vive ancora negli occhi di questi sopravvissuti, di questi giovani ormai cresciuti i cui sogni si sono infranti, ma che nel ritrovarsi, trovano finalmente risposte e certezze, ritrovano loro stessi nei cocci di una vita mai scoppiata, e la speranza che, forse, lo stare insieme possa dare un senso a quanto finora vissuto.


28 ottobre 2014

Boardwalk Empire - Stagione 5 (e Ultima)

Quando i film si fanno ad episodi.

Sì, lo ammetto, sono una persona incoerente.
Lo scorso anno, infatti, dopo aver già zoppicato per una stagione, avevo dichiarato che no, io Nucky non lo avrei più seguito.
Troppi, troppi personaggi, Troppi personaggi tutti uguali, poi, che non riuscivo più a distinguere tra loro.
Troppa poco empatia, con ognuno di questi, poi, che se già Margaret non brillava per simpatia, figurarsi Gillian, o Narciss, o Chucky, o Eli, o quell'urlatore di professione di Al Capone.
E poi, senza girarci troppo attorno, troppa noia, che si insinua in episodi in cui ci scappa qualche morto, qualche intrigo, ma che senza i sentimenti messi in campo da un Jimmy Darmody non hanno più lo stesso valore.
E allora perchè mi sono lanciata nella visione di un'altra stagione con elementi simili a fare da premessa?
Semplice, perchè la HBO con molta probabilità si è resa conto di aver allungato troppo il brodo e di aver sconfinato troppo dal Boardwalk di Atlantic City, decidendo di chiudere la serie e di farlo con un'ultima stagione ridotta a soli 8 episodi.
Visto quindi che sì, sono un po' incoerente (e con Downton Abbey c'ero già ricascata, ma prometto di non farlo più), e che mia madre mi ha sempre insegnato che quello che si inizia si finisce, ho ceduto, e sono tornata a trovare Nucky.


E che cosa ho trovato?
Troppi personaggi.
Gran poca empatia per ognuno di loro, Nucky compreso.
Tanta noia.
Così tanta che non c'è stato un episodio uno che non mi abbia conciliato il sonnellino pomeridiano sul divano, per dire.
Finale compreso.
Terence Winter si è voluto giocare la carta dei flashback, raccontandoci (finalmente?) il passato di Nucky, dalla sua infanzia alla perdita dell'innocenza, ed è forse un tutto dire che proprio le parti riguardanti questo passato sono state le più interessanti della stagione.
Capire il fascino irresistibile della vita facile, pur guadagnandolo lavorando sodo, la miseria di una famiglia con un padre alcolizzato e violento, l'ingenuità di Eli, che al fratello già si sottomette e segue... tutto questo non serve tanto a capire Nucky, ma ce lo fa conoscere sotto una luce diversa, sotto una luce che -sembra- una sola decisione sbagliata ha cambiato, sacrificando non solo la sua purezza d'animo, ma anche quella di una giovanissima Gillian.
Questa ultima stagione riesce poi a redimere anche la madre di Jimmy, la cui gioventù l'ha portata ad essere la fredda calcolatrice che abbiamo conosciuto, e che ora perlomeno possiamo compatire.
Male va invece per tutto il resto dei personaggi, che man mano che si avanza vengono sfoltiti a suon di proiettili, senza lasciare grossa traccia, basta vedere l'episodio 5 in cui si dimezza quasi il cast.


Non c'è una vera lotta tra mafie, anche se c'è, ci sono giusto un paio di affari da portare a termine ora che il proibizionismo sta per essere abolito, ora che Nucky stesso si ritrova al verde e Margaret rischia grosso per le sue azioni illegali a New York, tornando sui suoi passi, momentaneamente. Ma i veri affare da portare a termine sono perlopiù di carattere personale, sono nodi da sciogliere che porta ognuno dei vari personaggi incontro al proprio destino.
E se per qualcuno ad aspettarlo c'è una pistola fumante, per altri (e non è uno spoiler) come Al Capone c'è la prigione, ed è una gioia vedere questo drogato sbraitante che si fatica a sopportare ancora, dietro le sbarre, fregato laddove non se lo aspettava.
Trascinandosi a fatica verso la fine, Boardwalk Empire riesce comunque a mantenere alti i suoi standard tecnici, con quella fotografia e quella cura per i dettagli e gli abiti inattaccabile, che forse però aiuta a tenere la distanza.
Il finale grazie al cielo è stato una sorpresa, piccola, ma una sorpresa.
O forse è solo perchè il sonno non mi ha fatto prevedere quanto stava per accadere, di quando il passato bussa per chiedere dazio.
Compiuto il mio sforzo di persona incoerente che ascolta gli insegnamenti materni, posso ora dire senza paura di poter tornare sulla mia scelta, addio per sempre Nucky.


27 ottobre 2014

Please Like Me - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi.

Il colorato e tenero mondo di Josh è stata una delle prime visioni nel mondo comedy, e divorata la prima stagione in tutta la sua tenerezza e genialità, è arrivata pronta pronta la seconda, che vira e cambia un po' i colori pastello di quest'Australia a misura d'uomo.
Ci ributtiamo nella vita di Josh a quasi un anno dal funerale della zia Peg, ritrovandolo ancora alle prese con i suoi problemi sentimentali, con la rottura con Geoffrey che pesa ancora nel suo stato emotivo ma con il bel Patrick nuovo inquilino nella casa con Tom, che convoglia tutte le attenzioni.
Nel mentre, Claire si è trasferita in Germania lasciando Tom che ha ricominciato a vedere Niamh, il padre Alan e Mae hanno avuto una figlia, la madre Rose ha ritentato il suicidio, e viene ricoverata in una clinica psichiatrica.


In questa clinica si svolge così la maggior parte di questa seconda stagione, che aggiunge alla lista degli stralunati personaggi altri due pazienti (una taciturna, l'altra piena di vita che sembra prendere il posto proprio di zia Peg), più un nuovo amore per Josh, che in quella clinica ogni tanto ci torna affetto com'è da insicurezza, crisi di panico e quant'altro.
A cambiare e virare è però il quadro emotivo di Josh, che come già successo per Hannah in Girls, diventa sempre più cinico e egoista, spegnendo quella luce positiva che invece lo caratterizzava.
Schietto e sincero, più interessato ai suoi problemi che a quelli di una madre o di un amico in difficoltà, sarà aiutato dal padre, che stanco di mantenerlo economicamente, lo spronerà a darsi una svegliata, incaricandolo di badare alla sorellina o di aprire un Coffee shop ambulante.


La situazione che sembrava prendere una piega meno irriverente e scanzonata rispetto alla prima stagione, migliora fortunatamente nella seconda parte, quanto con lo splendido episodio Scroggin le prospettive di Josh cambiano, e con queste anche la sua attitudine.
A non cambiare è però la formula di successo della serie: titoli dati in base al cibo protagonista dell'episodio, hipsterismo che oltre alla musica contagia anche l'arredamento e i piccoli oggetti personali che spuntano qua e là, una sigla sempre geniale nella sua realizzazione.
Anche la scrittura non perde il suo guizzo, premendo ancor più sulle mode del momento, ironizzando sul mondo social o su internet, inserendo spesso e volentieri piccole perle i umorismo e piccole riflessioni su grandi argomenti, che siano Dio, la politica, la malattia mentale o Australia Idol.
Josh Thomas conferma così il divertimento di portarci nel suo mondo, ricercando l'originalità sempre e comunque, e anche se questo secondo viaggio è meno spumeggiante del primo, gli si vuole bene, e lo si ringrazia per le delizie (culinarie e non) che prepara, che si gustano più che volentieri.


Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Potrebbe essere un lunedì soddisfacente dal punto di vista del boxoffice, visto che finalmente i numeri si smuovono e il podio è fatto di film che superano la soglia del milione degli incassi, con la medaglia d'oro riservata a un ovvio ma non per questo non meritevole film Marvel che risolleva ancor più i guadagni.
Potrebbe essere un buon lunedì anche perchè al secondo posto resiste Leopardi, all'ottavo quella meraviglia di Tutto può cambiare.
Lo è un po' meno, però, viste le commedie nostrane che nonostante la pochezza e la mancanza di originalità che si sente fin dai trailer o dai cast, hanno poi successo.
Lo è decisamente meno, perchè in questa top 10 non rientra quello che è un capolavoro, quel Boyhood che ha una lavorazione di 12 anni a cui nel nostro Paese abbiamo riservato solo 110 schermi (tanto per fare un paragone, i Guardiani ne hanno 724).
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto, allora?


I dettagli:

1 Guardiani della Galassia
week-end € 2.364.563 (totale: 2.651.293)

2 Il giovane favoloso
week-end € 1.182.139 (totale: 2.745.973)

3 Soap Opera
week-end € 1.006.246 (totale: 1.006.246)

4 ...E fuori nevica!
week-end € 954.033 (totale: 2.858.362)

5 The Judge
week-end € 835.892 (totale: 835.892)

6 The Equalizer - Il Vendicatore
week-end € 333.886 (totale: 2.462.318)

7 Maze Runner - Il labirinto
week-end € 309.882 (totale: 2.341.560)

8 Tutto può cambiare
week-end € 275.994 (totale: 918.343)

9 Lucy
week-end € 187.893 (totale: 7.158.703)

10 Disney Junior Party
week-end € 147.054 (totale: 323.935)

26 ottobre 2014

Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema


Apriamo le news di questa domenica con un trailer italiano.
Gabriele Salvatores, dopo la delusione (per me) di Educazione Siberiana, rischia ancora, proponendo in Italia un film con un protagonista dal superpotere.
Il risultato?
Il trailer de Il ragazzo invisibile promette, purtroppo, solo risate involontarie.



Notizie di quello che si poteva già affermare un folle musical, non se ne hanno più, e il tutto sembra tragicamente arenato.
Frank or Francis, scritto e diretto da quel genio di Charlie Kaufman, non vedrà la luce, e il cast confermato con Jack Black, Nicolas Cage, Elizabeth Banks, Kevin Kline e Steve Carell se ne va a casa. Non quest'ultimo però, che sembra avere un'ultima possibilità per lavorare con lo sceneggiatore in quello che si prospetta un altro film intelligente e ironico.
I.Q. 83 è al momento in fase di scrittura, e racconterà della diffusione di un virus che provoca un abbassamento continuo del quoziente intellettivo.
La curiosità, e le speranze, non possono che essere altissime.

E' nelle sale nei panni di un padre amorevole e davvero impossibile da non amare, Ethan Hawke. Ma conclusosi il progetto lungo 12 anni con Richard Linklater e Boyhood, l'attore segna in agenda un altro ruolo più che interessante: quello di Chat Baker.
Robert Budreau dirigerà infatti Born to be blue, film biografico sul celebre trombettista, concentrandosi sul suo ritorno nelle scene musicali negli anni '70, che lo videro protagonista per 10 travagliati anni in Europa.
Rimanendo in tema biopic, è confermato Christian Bale come Steve Jobs per Danny Boyle, dopo che qualche settimana fa, Leonardo di Caprio rinunciò alla parte.

Stephen Frears si è fatto amare dalla sottoscritta raccontando la storia -vera- di Philomena con quel brio e quella leggerezza nel dramma propria degli inglesi.
Il suo prossimo progetto promette altrettanto, e sarà ancora una volta biografico: il regista ci racconterà infatti di Florence Foster Jenkins, londinese appassionata di lirica che pur non essendo intonata, grazie alle ricchezze del marito si esibiva in concerti da tutto esaurito, in cui però il pubblico rideva delle sue incapacità.
Tenendo conto che ad interpretarla sarà Meryl Streep, con affianco Hugh Grant, si prospetta una di quelle commedie con tanto cuore che ci si concede senza pensieri!

Steve Coogan proprio con Frears lavorò sia in qualità di attore che di sceneggiatore in Philomena, e ora si ritrova nuovamente sulla cresta dell'onda.
Suo prossimo impegno, quello di sostituire Philip Seymour Hoffman nella comedy di Showtime Happyish, che l'attore doveva interpretare prima della prematura scomparsa.
Il ruolo è quello di un uomo di mezza età che viene travolto dalle idee giovanili e creative di un nuovo capo che vuole stare al passo con i tempi. Chiamato a svecchiarsi, tra le risate, saranno inevitabili riflessioni sul percorso della sua vita.
La serie sembra avere alcuni assi da giocare, staremo a vedere cosa ne verrà fuori.

Ritorna in Showtime anche Damian Lewis, dopo la sua dipartita in Homeland dello scorso anno. Il progetto che lo riguarda si fa interessane anche per l'altro attore coinvolto: Paul Giamatti.
I due saranno i protagonisti di Billions, serie ambientata nel mondo dell'alta finanza, che vede al centro lo scontro tra un procuratore e uno speculatore potente.
Le riprese dell'episodio pilota avverranno il prossimo anno, aspettiamo, fiduciosi, notizie a riguardo.

Solo qualche settimana fa si era data conferma di una nuova serie antologica per Brian Murphy: American Horror Crime.
A seguire a questa c'è ora un bel progetto per Fox che lo vede riunire il cast tecnico di Glee per una versione comedy e ironizzante sul mondo dell'orrore.
Scream Queens avrà una prima stagione di 15 episodi ambientata in un campus universitario scosso da un serial killer.
Il successo, vista la firma, sembra inevitabile.

25 ottobre 2014

Boyhood

Andiamo al Cinema

"Anche se la durata totale del film rasentava le 3 ore, sarei andato avanti con la visione altre 7". Queste le parole di un critico a Cannes dopo aver visto La vita di Adele.
E queste anche le parole che mi sentii di condividere lo scorso anno a proposito di quel film.
Queste parole tornano alla mente anche oggi, dopo che le luci in sala si accendono, dopo che per quasi 3 ore si è visto letteralmente crescere sotto i nostri occhi un bambino. Perchè il viaggio assieme a lui potrebbe continuare ancora e ancora, perchè la curiosità, e la delicatezza del racconto, portano ad essere difficile il distacco, e la fame non del tutto saziata.
Conosciamo Mason a 8 anni, mentre osserva e contempla il cielo, lo conosciamo nella sua fase più fragile, forse, in cui una madre che come lui deve crescere, cerca e deve trovare un posto nel mondo, sradica i due figli partendo per quella che sarà solo la prima tappa di una serie di traslochi.
Puntualizziamo: la vita di Mason  non è speciale, nonostante i matrimoni fallimentari di una madre che sceglie sempre male, nonostante i diverbi con una sorella giusto un po' egoista, è la vita di un figlio di genitori divorziati, che cresce sballottato tra una casa e l'altra, provando alcol e droghe, conoscendo l'amore e la passione.
Linklater ci mostra tutto questo scegliendo volta per volta dei 12 anni che deve seguire, non sempre le decisioni e i momenti più drammatici o critici, lasciando invece goderci lo scorrere del tempo, le situazioni più ordinarie di una colazione, di un giorno di lavoro, di un weekend fra i tanti con un padre a suo modo esemplare.
In queste scelte, sta la trama del film.
In queste scelte, sta la grandezza del film.


Sì, perchè se quello che ci viene raccontato è in sintesi la crescita di un bambino, la sua maturazione e l'arrivo di quel tragico/eroico/cruciale momento in cui si stacca dalla famiglia per iniziare un percorso tutto suo al college.
E attraverso quanto di questi anni, di questo scorrere del tempo ci viene mostrato -in un filtro sicuramente ampio- sta la magia di Boyhood.
Banale? Scontato?
No, nella sua ordinarietà sta la chiave di questa magia e di questa grandezza.
Perchè ognuno di noi ha assistito al litigio dei genitori, ha subito angherie a scuola, non ha avuto voglia di studiare, si è innamorato una prima volta, ha vissuto la prima vera storia d'amore (finita male).
E tutto questo accade a Mason.
Certo, di mezzo ci sono dei patrigni non esemplari, c'è uno sguardo attento che fotografa con passione e talento, e ci sono riflessioni sul mondo di oggi in puro stile Linklater, che filosofeggia a mente libera.
Ma la sua vita potrebbe tranquillamente essere quella di ognuno di noi, non c'è spettacolarizzazione non c'è quel punto di svolta che magari ci si aspetta.


Linklater fa del tempo ancora una volta un protagonista del suo racconto, e dopo aver seguito per 18 anni la nascita, la rinascita e il crescere di una coppia, realizza il suo progetto più importante e strabiliante seguendo e ritrovando quello che era un bambino e che ora è quasi un uomo.
39 giorni di riprese in 12 anni.
39 giorni in cui, dal 2002 al 2013 troupe e attori si sono reincontrati, trovandosi una ruga in più, un nuovo taglio di capelli, qualche chilo di troppo.
Perchè anche questa è la vita.
E ad ogni incontro, una nuova tappa veniva compiuta e girata, lasciata sedimentare, incasellando e incastonando musiche, oggetti, giochi e evoluzioni del mondo stesso (da Harry Potter, all'Xbox a Facebook).
Se all'inizio Samantha balla sensuale scimmiottando Britney Spears, da adolescente anela poi ad andare al concerto di Lady Gaga, facendo della musica, dopo il tempo, un altro protagonista fondamentale di questa storia: la colonna sonora da intenditori spazia dal country texano ai Coldplay, fino ai più indipendenti e suggestivi brani che volta per volta accompagnano la crescita di Mason.
A fargli da mentore, in questo campo, un Ethan Hawke che si ama ancora di più, un padre amorevole, che pur non essendoci così spesso nella vita dei suoi figli, vuole lasciare il segno. vuole viverli con intensità, anche solo se con un personalissimo Black Album dei Beatles.
Mason  non è infatti il centro unico di questo racconto, attorno a lui gravitano genitori a volte più immaturi di un adolescente, che vediamo sbagliare, arrabbiarsi, disperarsi. Vediamo Hawke e una fisica Patricia Arquette invecchiare ed ingrassare, stropicciarsi, scendere a compromessi, finendo per essere sempre più genitori amorevoli, per prendere coscienza, anche loro, di quanto percorso, guardando con fierezza un nido vuoto.


Arrivati alla fine, quello che resta è una magia tangibile, la sensazione di aver vissuto con Mason  questi 12 anni, e di aver così rivissuto la nostra infanzia libera e spensierata, la nostra adolescenza tormentata e quel momento cruciale, che magari ancora non è finito, in cui il mondo in tutta la sua ampiezza, ci sta davanti e ci aspetta.
Viene da chiedersi se al di là del progetto decennale del regista che rappresenta sicuramente la particolarità di Boyhood, il tutto avrebbe avuto senso anche senza seguire le trasformazioni fisiche di Ellar Coltrane.
La risposta, per quel che mi riguarda, è sì.
Certo, ci saremmo persi una gran fetta di magia, e la curiosità nel vedere anche solo i primi brufoli o i primi peli di barba, sarebbe mancata e si sarebbe sentita.
Ma rimarrebbe un film sincero e poetico, che diverte e commuove, in cui uno sguardo delicato si posa, e non vorrebbe più chiudersi, soprattutto quando i sorrisi più lievi e complici si dipingono sul volto dei suoi protagonisti e di chi li osserva, facendosi cogliere dall'attimo.


24 ottobre 2014

Common

E' già Ieri -2014-

In Inghilterra è in vigore da 300 anni la Joint Enterprise, una legge seconda la quale, se ti trovi nel luogo di un omicidio, pur non avendolo commesso in prima persona, puoi essere giudicato di questo colpevole.
Redatta per scoraggiare i duelli tra nobili, in modo che anche gli accompagnatori e i testimoni di entrambe le parti potevano essere messe sotto processo, questa legge non è però mai stata abolita, e in giorni come quelli di oggi in cui gang e bulli pullulano per le strade, si è trasformata in una manna dal cielo per la polizia che ripulisce così cittadine da delinquentelli senza il dovere di approfondire le indagini, arrestando anche chi, per l'appunto, non ha accoltellato o ammazzato nessuno.


Johnjo non è un bullo, né tanto meno fa parte di una gang.
E' un semplice ragazzo, che si fida degli amici, e li accompagna una sera a prendere una pizza.
Quello che non sa, è che ai suoi amici della pizza non potrebbe interessare meno, il motivo per cui lo hanno chiamato è quello di avere un auto che li aspetti in strada, mentre loro spaventano e probabilmente pestano un loro rivale.
Quello che va storto, è che il più intelligente di questo trio accoltella così, giusto per, un innocente che nella pizzeria si trovava solo per averla, una pizza, uccidendolo.
Quello che va storto, è che la vittima non sarà solo Tommy, danno collaterale di un momento di pazzia, ma Johnjo stesso che si ritrova minacciato dagli amici, combattuto con la sua coscienza, e infine accusato dalla polizia di omicidio stesso, a causa dell'uso della joint enterprise.
Ma Johnjo e Tommy non sono le uniche vittime di questa storia.
Le famiglie, di entrambi, sono costrette ad affrontare in modo quasi analogo seppur in una diversa sofferenza, tutte le indagini e il processo che va a seguire.
Da Margareth, madre single, il cui marito la ha abbandonata e che non riesce nemmeno a pagare il funerale del figlio, a Coleen, madre che crede e perora l'innocenza del suo, di figlio, non trovando appoggi legali o giudiziari per dichiararlo ufficialmente tale, per non fargli passare nemmeno uno dei più di 20 anni di carcere che invece Johnjo rischia.
Sì, accusato come il resto degli amici, ognuno di loro rischia di passare la vita dietro le sbarre, a meno che non si dichiarino colpevoli, pur non essendolo, materialmente. Pur di fare della giustizia un lavoro sommario, pur di ripulire strade e credere di aver adempiuto ogni lavoro.


Film per la TV andato in onda sulla BBC One (giusto per sottolineare come già si faceva  per Clear History quanto diverso è il concetto di film TV nostrano rispetto a quello degli altri Paesi), Common ha l'obiettivo di denunciare il modo paradossalmente ingiusto in cui questa legge viene utilizzata, il più delle volte, poi, su minorenni che potrebbero essere recuperati.
Nel farlo, è vero, sembra soffermarsi un po' troppo nel dolore delle due madri, ma questa sensazione svanisce velocemente, immergendo lo spettatore nella disperazione e nell'incredulità di entrambe, avvincendo attraverso un resoconto giudiziario che non si fa mai pesante ma che chiaro e cristallino, ci viene mostrato passo dopo passo.
Il tutto viene supportato da ottimi interpreti, a partire dal giovane Nico Mirallegro che si tiene d'occhio già da My mad fat diary, e le due convincenti e toccanti Jodhi May e Susan Lynch.
Quello che resta è così una sensazione di sfiducia verso leggi e autorità, che le testimonianze, vere, che chiudono il film vanno a rafforzare.
Una sfiducia che tocca famiglie e madri che invece, per prime, riescono a capirsi, e pure ad abbracciarsi.


23 ottobre 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

Pochi ma buoni?
Insomma, i film che escono oggi al cinema non saranno tantissimi ma fra loro c'è un sicuro capolavoro, uno dei film più attesi che è in costruzione da più di un decennio, e questo basta per fare della settimana una buona settimana.
Per il resto, film a cui volendo si può dedicare del tempo, commedie italiane che si possono anche evitare, e un documentario da tenere in giusta considerazione.
Passiamo, quindi, ai consigli:

Boyhood
39 giorni di riprese diluiti in 12 anni.
Richard Linklater dopo aver fatto della trilogia del Before un personale viaggio nel tempo reale all'interno di una coppia, modifica ancora il tempo, raccontandoci la crescita di un ragazzo, la sua famiglia e la sua prospettiva che cambiano.
Per farlo, ha realmente seguito Ellar Coltrane, attore unico in tutti gli anni che passano, assieme al fido Ethan Hawke e Patricia Arquette nei panni dei genitori, costruendo quello che viene già acclamato come un capolavoro, e un esperimento unico per il cinema.
Io sono già in sala.
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The Judge
Robert Downey Jr. attira i suoi fan, ma lo seguiranno lo stesso in questo dramma che mescola tribunale e famiglia? Non sembra niente di così incisivo ma nemmeno di malvagio, la storia del classico uomo solo che ha abbandonato la famiglia, che si ritrova a dover fare i conti con un padre altrettanto dispotico ora vedovo, accusato di omicidio. Avvocato e giudice si sfideranno, ma non in aula.
Nel cast anche Robert Duvall, Vera Farmiga, Billy Bob Thornton e Leighton Meester.
Nì.
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Guardiani della Galassia
Onestamente, non sono proprio una fan di tutti questi comic movie che la Marvel sforna e sfornerà nei prossimi anni in tempi record. Non andrò quindi a vedere la trasposizione del fumetto delle missioni spaziali di un manipolo di ricercati, ma so già che orde di fan assieperanno le sale, e andate tranquilli, che azione e divertimento sembrano assicurati.
Cast all stars con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Lee Pace, Karen Gillan, John C. Reilly, Glenn Close e Benicio Del Toro.
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Buoni a Nulla
Gianni Di Gregorio alla sua terza fatica dopo Pranzo di Ferragosto e Gianni e le donne si mette nuovamente al centro della scena, nei panni di un prossimo pensionato che si ritrova a dover lavorare -causa nuove leggi- altri 3 anni. Sarà solo la partenza per una serie di disavventure che coloreranno e stresseranno le sue giornate.
Abbandonata l'amatorialità dell'esordio, il regista assolda Marco Mazzocca e Valentina Lodovini come sue spalle, ma i tempi comici non sono dei migliori.
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Soap Opera
Più prolifico e a quanto pare statico Alessandro Genovesi, che dopo La peggior settimana della mia vita e Il peggior Natale, dimentica quanto di peggio fatto, per una classica e stantia commedia dove magari di ride anche, ma si incontrano i soliti volti che non se ne può più di vedere al cinema: Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis, Chiara Francini e Diego Abatantuono.
Anche no, per piacere.
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Il Sale della Terra
Firmato Wim Wenders il documentario vuole mostrarci il mondo attraverso l'occhio del fotografo Juliano Ribeiro Salgado, ripercorrendo spazi, abituandolo e ascoltando le sue riflessioni.
Immagini da mozzare il fiato e poesie, a cui dedicare tempo.
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22 ottobre 2014

Clear History

E' già Ieri -2013-

La nostalgia verso Don Draper si fa già sentire, e per cercare di sopperirla ecco qui un film per la TV firmato HBO, quindi, in poche parole, non un film per la TV come gli altri.
Basterebbe solo il cast infatti (Jon Hamm, Larry David, Michael Keaton, Eva Mendes, Kate Hudson), a far capire la netta diversità concettuale che americani (e anche inglesi, come vedremo) danno alle produzioni che non necessariamente arriveranno sul grande schermo.
Ma torniamo a Jon, torniamo a Clear History dove il Mad Men si ritrova a fare non il pubblicitario ma l'inventore, a cui manca decisamente il piglio e la genialità di Don per vendere quanto prodotto.
Creatore di un'innovativa auto elettrica molto più competitiva e unica rispetto alle altre che si stanno sviluppando sul mercato, Will Haney decide però di nominarla Howard, in onore al figlio.
Un auto chiamata Howard.
Forse nemmeno io che di auto me ne intendo pari a zero, sarei tentata di comprarla (visto il mio amore per una semplice Up).
A questa idea si ribella quindi anche Nathan, capo del reparto marketing, abbastanza freakettone e avventato, che non credendo possibile il lancio sul mercato della loro idea con quel nome, si licenzia, restituendo anche il 10% delle quote che possiede sull'azienda.
E che ti succede?
Succede che Howard è un successo strepitoso, che le vendite e la borsa vanno alle stelle, che Will viene nominato uomo dell'anno oltre che lo Steve Jobs delle automobili, e che, per finire, Nathan c'ha rimesso un miliardo di dollari.


Vivere con un rimorso e un rimpianto simili non è cosa facile, ancor più se la moglie ti abbandona e l'intera nazione ti deride, riconoscendoti con facilità per le strade.
Ecco perchè Nathan decide di nascondere la sua identità, di trasferirsi nella tranquilla comunità di Martha's Vineyards dove accudisce una dispotica vecchina, rasandosi barba e cappelli, invecchiando nonostante tutto in serenità, come una persona qualunque.
Dieci anni dopo, però, la sua tranquillità viene scombussolata, il suo peggior incubo si materializza: Will è lì, in carne ed ossa, pronto a prendere possesso di un'enorme villa che sta costruendo a discapito -sembrerebbe- della stessa comunità.
Scatta quindi istantanea la sete di vendetta, aiutata dal fatto che lo stesso Will non lo riconosce nemmeno, e Nathan, pardon, Rolly, architetta assieme a stralunati costruttori un piano nemmeno così dettagliato per radere al suolo la villa, passando, momentaneamente e sfortunatamente, anche all'idea di rubargli la bellissima moglie.


Il tono frizzante e leggero della commedia, si distende per tutta la durata del film, lasciando gigioneggiare Jon Hamm tanto quanto il comico Larry David (da noi reso famoso come alter ego di Woody Allen in Basta che Funzioni) che con le sue smorfie e le sue gag assicura grasse risate.
A fargli da contorno sono però situazioni al limite dell'assurdo che si vanno a ripetere facendosi così più incisive, dove il resto del cast si diverte chiaramente, basti guardare al cammeo perfetto del ceceno Liev Schreiber o quello dei Chicago nei panni di loro stessi.
Pur rappresentando una commedia degli equivoci come ce ne sono altre, pur non avendo chissà quale originalità, Clear History la si vede senza pensieri, la si gode come un'aria fresca per il suo essere intelligente e ricca di ironia, per l'alone di loser che non si vuole cancellare dal protagonista, costi quel che costi.
Il finale, tra l'amaro e l'inevitabile, sancisce una chiusa perfetta, che lascia un bel sorriso stampato.


21 ottobre 2014

Attain - Insane Parade

Rockettari e metallari all'ascolto, oggi mi rivolgo a voi!
C'è una nuova band che aleggia nell'etere, una band che potrebbe venire incontro ai vostri gusti, sanare le vostre playlist e farvi headbangerare a più non posso.
Loro sono gli Attain, costruiti sulle ceneri dei fu From Anything to Reborn incattivendo il genere, la voce e scrivendo nuove canzoni ancora più toste.

Perchè vi parlo di loro?
No, non solo perchè il loro batterista è un gran bel giovine, ma anche perchè avete la possibilità di scaricare il loro primo EP aggratis su bandcamp.

Come?
Seguendo questo link: attain.bandcamp.com

Che altro fare?
Magari mettere un bel mi piace per seguirli in un inverno pieno di concerti, su Facebook.

Detto questo, buon ascolto, trovate la playlist anche nell'elenco qui a destra!


Sons of Anarchy - Stagione 5

Quando i film si fanno ad episodi.

Ormai lo si è capito, per far andare avanti i Sons, per farli proseguire agli stessi livelli stagione dopo stagione, c'è bisogno di un cattivo con la C maiuscola.
Dopo l'ATF, dopo l'IRA, dopo il Cartello Messicano, arriva il nero con le mani in pasta tra economia e politica: Damon Pope.
La sua rabbia si scatena dopo che Tig, nella sua furia cieca, gli ha ucciso la figlia, e si riversa nel club nel modo più spietato possibile: costringendo il nuovo capo, quel Jax che non ha certo vita facile fin dal suo primo giorno, a sacrificare un membro, a sacrificare quello a lui più caro.
La perdita si fa così sentire fin dall'inizio di questa quinta stagione, soprattutto dopo i morti di quella precedente e la spada di Damocle che pende sul collo di altrettanti personaggi, a partire da quel Clay ormai senza moglie, senza un figlioccio o una nuora, la cui stessa salute appare minata, che trova nelle new entries dei nomadi amici fidati a cui affidare i compiti più ingrati, che lo porteranno però ancora più alle strette con il suo club.
Al di là dei problemi interni del SAMCRO, c'è tutto un mondo là fuori che sembra fare le conseguenze di ogni loro scelta: lo sceriffo Roosvelt che perde moglie e figlio in un colpo solo, in un colpo di pistola, Otto che perde dignità e una vita fra le mura di una prigione, un'infermiera che proprio dalle mani di Otto perde altrettanto.


Se poi abbiamo da una parte la sempre tentennante Tara, che si ritrova tra l'amare Jax e l'odiare il club, Gemma e Clay, e volersi staccare da una vita in cui sangue, violenza e omicidi sono all'ordine del giorno, dall'altra abbiamo Nero, aitante latinoamericano che in una delle tante notti di follia che la single Gemma si concede, riesce ad entrare nel suo cuore, iniziando non solo una storia ad alto tasso di rischio, ma anche più di un affare con i Sons, che Jax vuole portare fuori dai giri illegali a favore del mercato della pussy.
Per farlo completamente, però, c'è bisogno di uno di quei piani a più mosse di cui il protagonista c'ha già abituato, e come un moderno Spartacus riesce in un colpo solo a rendere felici tutti, tranne forse se stesso.


Si delinea così il futuro per il club che lo stesso John a suo tempo desiderava, con il figlio che segue le sue orme, che scrive quotidianamente appunti, parole sentite da tramandare ai suoi, di figli. Ma il somigliare al padre non lo allontana dal somigliare anche al patrigno, e così la sua violenza sempre più efferata, il suo volere una giustizia a tutti i costi, mina il rapporto con Bobby, che per primo e forse solo vede questi cambiamenti cercando di placarli.
Giustizia deve però essere fatta, e madre, figlio e traditore trovano un modo per incastrare il tutto, per liberarsi di un peso, anche se all'orizzonte se ne delineano altri.
La quinta stagione, corposa davvero, dà l'addio a molti personaggi a cui si era legati, mettendo a rischio i giorni di altri. Ai brividi della quarta, si arriva così alle lacrime copiose di questa stagione, che pur ripetendo schemi e temi già affrontati (su tutti l'iperprotettività di Gemma e i dubbi morali di Tara che francamente fatico a sopportare) colpisce al cuore, con un finale che va a riprendere quello precedente in modo altamente metaforico.
Il merito, oltre che ad un universo al quale ormai si sente di far parte, è una colonna sonora che come non mai sottolinea momenti, iniziali o finali, di ogni episodio, incorniciandoli tra i motori rombanti delle moto, la polvere delle strade, la lealtà di una famiglia.


20 ottobre 2014

Episodes - Stagione 1

Quando i film si fanno ad episodi.

In questi ultimi tempi alcune serie british hanno fatto parlare di sé anche fuori dal piccolo schermo.
Il motivo è semplice, sia quel gioiellino di Broadchurch sia quel semi cult di Utopia, si sono trasferiti o si trasferiranno negli States.
Ma no, non pensate che un qualche canale americano abbia semplicemente comprato queste serie, no, si è deciso, va a sapere perchè, di rifarli.
Remake che non trovano nemmeno la giustificazione della lingua o di un'ambientazione troppo inglese, come magari si potrebbe dire di Forbrydelsen che è stato la base per The Killing, no, dei remake che se nel primo caso vanno anche a mantenere lo stesso attore (David Tennant, che si gioca dopo il Dottore un'altra carta per diventare famoso oltreoceano), nel secondo puntano tutto sul nome del regista, un certo David Fincher, che dirigerà gli episodi.
Ma perchè tutta questa introduzione basata su remake/reboot dall'Inghilterra agli Stati Uniti?
Perchè proprio su un problema simile si concentra Episodes, ultima comedy passata per casa che ha garantito non poche risate!


I protagonisti sono infatti due famosi sceneggiatori inglesi, vincitori per il secondo anno di fila di un BAFTA per la loro creatura: Lyman's Boys, storia di un anziano preside di una scuola d'elite innamorato, vanamente, della bibliotecaria del suo istituto, una donna di mezza età... lesbica.
Sulla sofisticatezza del protagonista, del suo lignaggio e del suo linguaggio, si basava la popolarità e la riuscita di questa serie, e visto il successo di critica e del pubblico, un importante produttore americano si presenta a Beverly e Sean elargendo complimenti e indorature, convincendoli a trasferirsi a Los Angeles, scrivere un pilot e tentare la sorte.
Manna per il cielo.
Almeno per Sean, tentato fin da subito dalla vita da star a stelle e strisce, mentre la seriosa Beverly pende più per i lati negativi di questo trasloco, anche se apparentemente momentaneo.
Ma cosa succede in America a questi due inglesi?
Cosa succede al loro prodotto raffinato e ricco di humour sofisticato?
Bè, la scuola elitaria si trasforma in una semplice scuola, la bibliotecaria di mezza età si trasforma in una bomba sexy per niente lesbica, e il preside altolocato e saggio si trasforma in un allenatore di basket interpretato da... Matt LeBlanc.


Eccolo il vero motivo che mi ha spinto al recupero di questa comedy già alla terza stagione e già candidata più volte agli Emmy e vincitrice di un Golden Globe: la presenza di Joey Tribbiani nei panni di se stesso, nei panni di un Matt LeBlanc che dopo FRIENDS non ha trovato più un ruolo adatto, e che cerca ancora di emanciparsi dal suo personaggio, profumo compreso.
In questo intreccio di finzione e realtà, tutto funziona a meraviglia: ci vengono mostrati i dietro le quinte (anche manageriali) della costruzione di un successo o di un insuccesso, con tutte le ipocrisie del caso, ci viene mostrata la vita dorata di Hollywood, apparenze comprese, senza dimenticare però di costruire una storia e delle trame intriganti dove lo stesso matrimonio dapprima così solido viene minato dalle ipocrisie e dalle apparenze.
Questi primi 7 episodi scorrono quindi in piena velocità, garantendo risate a non finire sia per la presenza dell'adorabile Matt (a cui si perdonano i segni del tempo) sia per quell'umorismo britannico che Stephen Mangan e Tamsin Greig portano.
Il finale, in cui lo scontro aperto lascio spazio a sprazzi di geniale scrittura, lascia poi aperte le porte all'evoluzione sia di quanto Sean e Beverly stanno facendo nascere, sia a quello che noi -quasi spiando dietro le quinte- vedremo.


Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Ma che, davero davero?
Dopo non essere accorsi al cinema per Ruffini e le altre commedie italiche, correte al cinema per una commedia partenopea che sa di già visto e di non divertente lontano un miglio?
Bene.
Mi consola solo vedere che Martone -decisamente più meritevole- si distacca solo di qualche centinaio di euro dal primo posto, ma subito dopo mi trovo l'ennesimo action vendicatore e il young adult di turno. Fortuna che il film più carino in circolazione qualcosa è riuscito a racimolare, perchè il resto della classifica è fatto di vecchie presenze che resistono.
A stupire, infine, l'assenza di quello che si preannunciava come un sicuro successo dopo quello di Ted: Seth MacFarlane sbaglia forse nell'ambientazione western che non attira i più giovani?


I dettagli:

1 ...E fuori nevica!
week-end € 1.413.650 (totale: 1.413.650)

2 Il giovane favoloso
week-end € 1.107.606 (totale: 1.110.099)

3 The Equalizer - Il Vendicatore
week-end € 657.715 (totale: 1.962.641)

4 Maze Runner - Il labirinto
week-end € 645.777 (totale: 1.899.682)

5 Tutto può cambiare
week-end € 493.528 (totale: 496.142)

6 Lucy
week-end € 427.895 (totale: 6.883.725)

7 Tutto molto bello
week-end € 415.006 (totale: 1.404.826)

8 Annabelle
week-end € 285.874 (totale: 2.417.119)

9 Fratelli unici
week-end € 211.930 (totale: 2.058.607)

10 Disney Junior Party
week-end € 176.006 (totale: 176.006)

19 ottobre 2014

Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema


Le notizie della settimana riguardano principalmente il piccolo schermo, ma per il grande, bé, c'è una notizia più che lieta.
Neil Patrick Harris sarà infatti il presentatore ufficiale della prossima notte degli Oscar. Il suo incarico arriva dopo quello esilarante di Ellen DeGeneres dello scorso anno e dopo essersi fatto le ossa con i Tony Awards e gli Emmy.
Fantastico il video con cui ne ha dato l'annuncio:



Lena Dunham potrebbe finalmente tornare al cinema, che la vide debuttare 4 anni fa con Tiny Furniture, pellicola che ben ricorda il suo più grande successo Girls, che tornerà per gennaio con una quarta stagione.
L'attrice spera però di essere anche dietro la macchina da presa, nell'adattamento -particolare- di Catherine, Called Birdy, romanzo di Karen Cushman ambientato... nel Medioevo. Esattamente, ma le vicende saranno quelle di un'adolescente coraggiosa che si oppone al matrimonio organizzatole dal padre.
Un progetto simile nelle mani della Dunham potrebbe uscire un piccolo gioiello, speriamo quindi che riesca a trovare i fondi per far partire le riprese.

Un'altra attrice torna nel mondo del cinema dopo il successo nel piccolo schermo. Si tratta di Lizzy Caplan, adorabile e fantastica Virginia in Masters of Sex, che va a raggiungere il confermato cast (Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Isla Fisher, Dave Franco, Morgan Freeman, Michael Caine e Mark Ruffalo) di Now You See Me per l'annunciato capitolo 2. New entry in questo sequel, anche Daniel Radcliffe.

Dal grande al piccolo schermo passano invece Ben Affleck e Matt Damon, che tornano a collaborare per una sceneggiatura (ricordiamo che i due hanno vinto un premio Oscar per quella di Will Hunting) per il canale Syfy. Distopico il futuro in cui ambienteranno spie e intrighi da thriller, con le corporazioni a fare da nemici con poteri illimitati.
Anche Eva Longoria si dà alla creazione di serie, l'attrice ha infatti venduto a CBS un drama soprannaturale ontologico. La prima stagione dovrebbe concentrarsi sulle investigazione di una detective tormentata sul possibile infanticidio di una madre. Ma la città in cui vive nasconde segreti soprannaturali.
Infine, un altro regista da Oscar si dà alla TV. Steve McQueen ha infatti reso noto il titolo del progetto che lo vede legato ad HBO: Codes of Conduct sarà una serie con protagonista l'esordiente Devon Terrel, nei panni di un giovane dal passato misterioso che vede fare l'ingresso nella società di New York. Definito come un incrocio tra Sei gradi di separazione e Hunger, McQueen ne dirigerà il pilota.

E' con non poca sorpresa che si apprende che la serie a stagione unica Top of the Lake avrà invece un seguito. Ad annunciarlo proprio Jane Campion che con Gerard Lee scriverà la sceneggiatura.
Rimaniamo in attesa di dettagli sulla trama, e sul destino della brava e bella Elisabeth Moss.

Buone notizie anche dai serial italiani. Visto il successo di Gomorra -che tornerà con una seconda stagione- lo stesso team di scrittori è stato incaricato di adattare anche ZeroZeroZero, il romanzo d'inchiesta di Roberto Saviano sull'impero della cocaina che lega mafia a grandi potenze in tutto il mondo. Con Stefano Sollima alla regia, la serie sarà girata in lingua inglese per il canale francese Canal+.

Concludiamo la rubrica con un video che commuove i fan come la sottoscritta.
Per festeggiare la trasposizione free di tutti i 236 episodi di Friends, la Netflix ha riunito per una performance unica i Rembrandts, autori della sigla.
Il risultato? Questo nostalgico video: