Pagine

10 novembre 2014

Peaky Blinders - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi.

Con la prima stagione dello scorso anno ci sia era trovati di fronte a un mix di accecante bellezza, e, no, non sto parlando solo di Cillian Murphy.
Peaky Blinders vantava una fotografia perfetta, una colonna sonora orgasmica e una storia che mescolava sapientemente amore, malavita, incubi del dopoguerra.
In soli 6 episodi, la fama al potere e il genio di Thomas Shelby venivano mostrati al mondo assieme alla sua violenza, la sua irrequietezza.
Un anno dopo, ritroviamo quel Thomas vecchio di due anni, la cui organizzazione procede alla grande, fruttando fior fior di sterline.
Ma non basta, no.
Non basta una donna qualunque per fargli dimenticare Grace e la sua partenza solitaria, e non basta Birmingham ai suoi affari.
I Peaky Blinders decidono così di arrivare fino a Londra, di intromettersi nella lotta tra italiani e ebrei, mettendosi dalla parte di questi ultimi con il panettiere Alfie Solomons.
Questa espansione, va da sé, porterà violenza, rivendicazioni e morti tra le strade inglesi, con il ritorno agguerrito dell'ispettore Campbell che vincola Thomas ad un patto suicida, ingaggiandolo come killer al servizio di Churchill stesso.


I sei episodi che compongono la stagione sono così una lenta preparazione per vedere il machiavellico piano di Thomas realizzarsi, incastrando sapientemente vendette personali, affari di famiglia e doveri in un giorno festoso come il derby di Epsom.
Se quindi ritroviamo inalterata la perfezione a livello tecnico, con quelle inquadrature, quel montaggio e quelle canzoni (questa volta si va' a toccare Arctic Monkeys e PJ Harvey ), sembra però mancare più accuratezza a livello di sceneggiatura.
La lentezza iniziale rasenta quasi la noia, e anche se Cillian resta magnetico come sempre e viene affiancato da un granitico Tom Hardy (che torna a collaborare con Steven Knight dopo Locke), non bastano le storie personali di Polly, i turbamenti da testa calda di Arthur o un nuovo amore post Grace.
Non basta, anche se tutto si dimentica con quei due episodi finali, l'ultimo in particolare, in cui tutto torno a filare liscio.
E certo, viste le palpitazioni, i momenti a bocca aperta e le ansie varie che Knight ha condensato per il finale, lo si perdona.
Non si può non farlo.
Ma visto che una terza stagione è stata prontamente confermata, si spera in un po' più di equilibrio per il prossimo anno, in cui in ogni caso, si attenderà pazientemente che Cillian/Thomas porti a termine un piano altrettanto pericoloso.


2 commenti:

  1. io sono rimasto fermo alla noia dell'inizio della prima stagione.
    per me è un po' l'equivalente british di boardwalk empire. e non è una bella cosa :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cillian è tutt'altra cosa rispetto a Buscemi, su.
      In ogni caso, male per te, pensavo avessi recuperato, che per quanto qui si cali, ne vale la pena.

      Elimina