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21 marzo 2015

Oh Boy - Un Caffè a Berlino

E' già Ieri -2012-

Bianco e nero, musica jazz ed è subito Woody Allen.
Ma non siamo a New York, non siamo a Manhattan anche se lo stile di Woody, la sua influenza si sentono tutti.
Bianco e nero, tranche de vie, una città come sfondo ed è subito Nouvelle Vogue.
Ma non siamo a Parigi, non siamo negli anni '60 anche se con quell'inizio gli si rende omaggio, citando, facendo subito pensare a Fino all'ultimo respiro.


Siamo a Berlino, invece, siamo nei nostri giorni, e Niko non ha ancora capito cosa fare della sua vita.
Ha capito che non vuole andare avanti a studiare diritto, l'università l'ha lasciata da un paio d'anni, ma non per questo informa i genitori, che continuano così a finanziare la sua vita.
Ha capito che non vuole più stare con la sua ragazza, che lascia così, senza bisogno di tante parole, con la forza di uno sguardo e di poche scuse.
Ha capito di volere un caffè, un semplice caffè, di quelli normali e rapidi, altro che le mille tostature molto chic di oggi, che costano il triplo del dovuto.
Ma un caffè Niko non riuscirà a berlo nella giornata in cui lo seguiamo, una giornata che non parte certo bene (la patente non gli viene rinnovata) e che prosegue anche peggio, tra fondi tagliati, incontri che si fanno spiacevoli con vecchie compagne di classe, nuovi vicini invadenti e produzione filmiche e teatrali piuttosto scadenti.
Lo seguiamo nel traffico di Berlino, nella magia di questa città in divenire che sembra sempre in costruzione o in demolizione, senza mai fermarsi, senza mai trovare quel caffè che tanto desidera, fino ad approdare a notte fonda in un bar, dove vorrebbe solo un po' di pace, e dove invece trova una fine e un probabile inizio.


Oh Boy ha tutto il sapore dei film di una volta, quelli fumosi, quelli radical chic, quelli visti nei cinemini d'essai.
E questo è il suo pregio come il suo difetto.
Costruito alla perfezione, con quel bianco e nero che va a illuminare tra luci e ombre il bel Tom Schilling, quella colonna sonora jazz molto retrò, il risultato può essere allo stesso tempo un compitino svolto alla perfezione dal regista Jan Ole Gerster, in cui i veri sentimenti restano fuori, o un bell'omaggio al passato, carico di ironia come di una profondità quasi inaspettata.
Così come per Frances Ha (a cui il pensiero corre subito visti i non-colori, la musica e la storia da raccontare), si sta nel mezzo, perchè in questa giornata folle ma normale in cui Niko si districa tra i suoi problemi, in cui beve, fuma e pensa, c'è tanto della generazione di oggi, c'è tanto di bello da vedere e da sentire.
Berlino da semplice sfondo si fa protagonista, soprattutto nel finale in cui viene inquadrata nei suoi lati belli e nei suoi lati brutti, che sono pronta a ritrovare nei prossimi 4 giorni che mi concederò in sua compagnia.
Voi passate comunque da queste parti, troverete un altro film dedicato alla capitale tedesca a farvi compagnia, oltre a news e serie TV... In Central Perk continua anche dalla Germania.


4 commenti:

  1. Film proprio bellino. Lo vidi un paio di anni fa quando uscì. E hai un premio da ritirare anche... XD

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    1. Urca, come sono in ritardo nel venirlo a ritirare... arrivo!

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  2. Una pellicola deliziosa, buona come un caffè italiano ben fatto di quelli che a Berlino mi sa che non troverai. ;)

    Buon viaggio e auf wiedersehen!

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    1. Mi sono accontenta della birra, infatti.. e del the caldo, sempre una sicurezza ;)

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