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23 maggio 2015

Going Clear - Scientology and the Prison of Belief

Andiamo al Cinema (magari)

Fino a ieri le mie conoscenze su Scientology si fermavano alla sua esistenza, al suo essere fondamentalmente una setta di invasati che accoglieva pure Tom Cruise.
Motivi che mi bastavano per trovare insopportabili e non degni della mia attenzione né l'una né l'altro.
Visto però che farsi una cultura non fa mai male, e che di HBO ci si deve sempre fidare, ho deciso di approfondire meglio questo culto, anzi, vera e propria religione come il fisco americano ha dichiarato nel 1993 (l'unico, a quanto pare, ad avere il diritto di dichiarare cosa è una religione e cosa no, visto l'esentasse correlato).
Il documentario presentato al Sundance di quest'anno è un'immersione totale nella follia della gente, e non sta tanto a presentare opinioni o critiche a vuoto, presenta fatti, innegabili checché ne dicano i vari membri, che minano fin dalle sue origini questa religione.
E vi avverto, durante e dopo la visione, la rabbia, lo schifo e l'incredulità prenderanno possesso di voi.


Si parte dall'inizio, con la presentazione della figura di L. Ron Hubbard, il fondatore.
Non è l'eroe di guerra che dice di essere, non è l'uomo perfetto di cui si vanta, non è il prescelto.
Durante la II Guerra Mondiale le sue uniche azioni eroiche furono di bombardare prima un tronco d'albero, poi delle rocce, infine un'innocente isola messicana, cosa che costrinse l'esercito a sollevarlo dall'incarico. Marito despota, arrivato a picchiare e minacciare la moglie, a rapire la loro figlia facendo credere di averla uccisa più volte, fondamentalmente un malato, per essere buoni, passato per culti esoterici nella Los Angeles di Manson, che trovava nello scrivere romanzi fantascientifici un lavoro con cui sostenersi nonché un modo per installare le prime idee su cui poi basare Scientology stessa.
La religione, infondo, parte proprio da un suo scritto, da quel Dianetics balzato in testa alle classifiche degli anni '70 dove i metodi di rimozione, i processi di auditing e il famoso E-meter (che misurava la massa dei pensieri) venivano presentati e incensati. Da qui, l'idea di far pagare per questi processi, di richiamare quella comunità hippie e freak che ad esperienze simili, che andavano a scavare nel passato, anche in quello di vite passate, era ben propensa.
La figura di L. Ron Hubbard è così demolita passo dopo passo, un uomo con chiari disturbi, ma non un truffatore.
Un truffatore sarebbe scappato con i soldi ad un certo punto, LRH se ne sta lì invece, scappa per mare con alcuni prescelti perchè tallonato dal fisco, ma a quello che fa ci crede, anzi, inizia a progettare un sistema sempre più complesso per fare di Scientology un cammino in salita, creando gradi, scalini da percorrere per arrivare alla verità. Ognuno di questi a pagamento.
E qual è la verità?
Un romanzo di fantascienza.
Ma Scientology non si ferma al suo creatore e fondatore, non si ferma alle sue teorie, prosegue, e alla sua morte succede David Miscavige, più pratico, più sbrigativo, che riesce a piegare al suo volere il fisco, che fa di John Travolta e Tom Cruise le star di punta, i volti su cui puntare per avere nuovi adepti.


Going Clear procede cronologicamente al racconto di quella che è una setta da cui è difficile uscire, che con il tempo è diventata un impero di miliardi di dollari, reinvestiti in complessi immobiliari, esentasse.
Ma chi è alla base di questo impero, quei scientologi che vivono in quei palazzi, che sono costretti a torture psicologiche e spesso anche fisiche, pagati una miseria per i loro servigi, loro dove stanno?
Il documentario fa leva sulle interviste e le dichiarazioni di alcuni ex membri, che mostrano e portano alla luce tutta la follia all'interno di Scientology, tutto quel circolo chiuso che si è creato, che le ha portate ora ad essere persone non gradite, disconnesse letteralmente da chi (madri, padri, figli o fratelli) rimasti dentro quella comunità.
La paranoia diventa così una figura costante, che da Hubbard si è spostata anche su Miscavige, con azioni di spionaggio, di discredito, di diffamazione contro chi è uscito.
Perchè in quelle sedute di auditing, in quel scavare nel passato, tutto diligentemente archiviato, c'è tanto per cui minacciare e screditare una persona. Anche, e soprattutto, se sei una star.
Le interviste che compongono il documentario mostrano persone provate dagli anni passati lì dentro, con quelle sedute infinite che spingevano sempre più a guardarsi dentro, perdendosi, con gli occhi chiusi che non vedevano quanto di male e malato c'era. 
La narrazione si compone come un giallo, come un thriller dalle atmosfere tese, riportando fatti, riportando parole ed esperienze, lasciando fuori quelle di un Tom Cruise, di un John Travolta o di un Miscavige che non hanno voluto lasciare dichiarazioni. Al loro posto si voleva mandare una delegazione di 25 membri, chiaramente rifiutati e risultati poco interessanti al regista Alex Gibney.
Nelle 2 ore di visione la rabbia, il disgusto, l'incredulità si succedono.
Sensazioni che anche quegli ex membri ora conoscono bene: sono i primi a dichiararsi degli stupidi, dei ciechi, per non aver visto prima, per non aver capito in cosa erano andati a unirsi.
Questo documentario è il loro modo per riconciliarsi con se stessi, per trovare una specie di equilibrio, che possa far capire, anche a persone dapprima mal(o per nulla)informate come me, cosa sta davvero dietro a Scientology e al suo movimento.


3 commenti:

  1. Mi fanno davvero "paure" queste persone. E ammetto che anch'io - per fortuna? - ne so pochissimo.
    Se capita, gli darò un'occhiata per farmi un'idea - e per potermi giustificare meglio, quanto dico che non stanno troppo bene...

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  2. Questi a me spaventano parecchio, mi sa più di film dell'orrore questo documentario che non quelli che guardo io di solito!

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