Chi sono i protagonisti di questo film?
Tralasciando l'orrido titolo italiano, ovvio: è quell'io (Greg) e quell'Earl e quella ragazza morente.
E quell'amicizia che tra quell'io (Greg) e quell'Earl e quella ragazza morente, nasce.
Greg e Earl sono però amici di vecchia data, amici fin da quando erano piccoli, da quando insieme hanno iniziato a sopportare il fratello tossico e spacciatore di Earl, ad assaggiare qualunque tipo di manicaretto cucinato dal padre di Greg, a vedere assieme a lui, sociologo e cinefilo, tutti quei film pesanti, europei, che facevano scappare o addormentare i loro coetanei.
Una volta cresciuti, hanno deciso di rifarli, in versioni home made piene di ironia, in cui basta una consonante diversa nel titolo, un significato nuovo, per cambiare l'intero film in una versione spassosa e folle (A Clockwork Orange diventa A Sockwork Orange, con protagonisti dei calzini, ad esempio).
Quella ragazza morente, invece, quella Rachel arriva solo dopo, arriva quando la sua morte le viene annunciata, malata di leucemia, con Greg costretto dalla madre a farle visita, a fare il bravo ragazzo che si occupa degli amici.
Anche se Greg degli amici non ce li ha.
A parte Earl.
Greg ha passato tutta la sua vita, in particolare il liceo, a volare basso, a mantenersi invisibile, conoscitore di tutti i gruppi e sottogruppi scolastici, riconoscerne i modi, lo stile, senza farsi notare, senza voler essere partecipe, motivo che lo spinge a pranzare non nell'affollata mensa, ma nello studio del suo professore di storia, Rispetta la ricerca!
In quell'amicizia forzata, in quei pomeriggi che Greg e Rachel devono passare assieme, va da sé, alla noia e alla diffidenza iniziale, si fa largo una simpatia che li spinge ad essere sempre più veri amici, ad aspettarsi, ad aiutarsi, a condividere le visioni di quei film home made che finora Greg non aveva mai mostrato a nessuno, nemmeno al padre.
Ma no, fermi tutti, non c'è nessun amore strappalacrime pronto a nascere, non c'è nessuna romantica storia pronta a strapparci il cuore, c'è un'amicizia, con i suoi alti e con i suoi bassi, con le sue giornate normali e le sue giornate folli, c'è una ragazza che affronta la morte, e un ragazzo che deve imparare ad affrontare la vita.
Ingannandosi.
Ingannandoci, anche.
Tutto questo, ci viene raccontato con quello stile Sundance che proprio quando sembra aver stancato e aver perso la sua magia, sa sorprenderci.
E non a caso, Me and Earl and the dying girl, all'ultimo Sundance Festival, ha battuto la concorrenza, portando a casa sia il premio del pubblico che della giuria.
In riprese che possono sembrare troppo appariscenti, troppo manieristiche, si cela in realtà uno stile naif, che si diverte a muovere quella macchina da presa in modo diverso, in modo non nuovo, come un omaggio al cinema, come se quello che stiamo vedendo fosse l'ennesimo film fatto da Greg e da Earl, che ci raccontano la loro storia, tra strade ricostruite e stanze piene all'inverosimile di dettagli.
Alfonso Gomez-Rejon lascia così il segno, e lo si dice non solo per quella valle di lacrime che porta il finale, in cui si arriva a singhiozzare, si arriva a sorridere per una verità che sa fare bene, sa fare male, lo si dice per la semplicità che ha questo suo secondo film, per la sua profondità.
Il tema della vita, della morte, dell'adolescenza, dell'amicizia, delle passioni e del futuro, il tutto mescolato con tanto ritmo, con l'aiuto di protagonisti simpatici, belli a modo loro, naturali (Olivia Cook, la nuova Emmy Rossum, Thomas Mann e Rj Cyler), il tutto con l'aggiunta di musiche d'autore che come il loro autore (Brian Eno) lasciano il segno.
Si vuole bene quindi a Greg e a Earl e a quella ragazza morente, a Rachel, e li si ringrazia, per essersi fatti conoscere, per poterli continuare a conoscere grazie a questo film.
Sai già. L'ho trovato freddo e, soprattutto, coloratissimo. Ho preferito il romanzo, anche se non pensavo, perché davvero non vuole essere una storia triste o educativa. Il film, ogni tanto, soprattutto in quel finale un po' diverso, cade nel melenso. :)
RispondiEliminaIl colorato proprio non ti va giù, eh? Io temevo l'ennesimo film in stile Sundance, invece mi ha travolta, lasciandomi in una valle di lacrime, senza alcun sentore di buonismo, anzi...
EliminaSicuramente furbo e hipster, eppure, a mio parere, molto di pancia.
RispondiEliminaDunque, a modo mio, l'ho promosso. :)
Ford goes cannibal :)
EliminaMolta pancia e molta sincerità, come piace a me, condito con molto stile!
Ne parlerò anch'io a breve e diciamo che potrei essere d'accordo con te.
RispondiEliminaSì, potrei... ;)
Chissà perché non mi sorprende ;)
EliminaAd essere sincero non mi ispirava troppo, ma qualche commento positivo da persone con gusti simili ai miei mi fa ben sperare..
RispondiEliminaLa speranza é ben riposta, vedrai che saprà stupirti!
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