Pagine

25 marzo 2016

Il Condominio dei Cuori Infranti

Andiamo al Cinema

Un grigio condominio in una grigia periferia francese.
I condomini, va da sé, sono grigi pure loro.
Esistenze tristi, malinconiche. Li vediamo insieme, uniti, per decidere di cambiare finalmente quell'ascensore che ha visto ognuno di loro bloccato per ore, tutti meno uno, Sterkowitz che abita al primo piano, che l'ascensore non lo usa, e non vuole pagare per questo cambiamento.
Va bene, allora, Sterkowitz non pagherà, ma non potrà nemmeno utilizzarlo quell'ascensore.
E va bene, certo, almeno finchè  Sterkowitz in preda "all'euforia" per il suo nuovo acquisto -una cyclette ultramoderna- non ci si accascia sopra, con le gambe che continuano ad andare fino a fermarsi, fino a farlo portare via da un'ambulanza, e farlo tornare poi in carrozzina.
E ora? E ora quella rampa di scale come la affronta? Come usare quell'ascensore per lui vietato, senza farsi scoprire. L'unica e monitorare i suoi vicini, studiarne abitudini e orari, e vivere di notte, nell'unico intervallo di tempo in cui quell'ascensore rimane libero.
In quel condominio, vive apparentemente solo anche Charly, abituato a cavarsela, a bighellonare in giro, a svegliarsi senza una madre ma con almeno i suoi soldi.
Sempre in quel condominio, vive anche Hamida, di origine araba, precisa e perfetta, in cucina come all'aperto, gentile e generosa anche con le guardie che tengono in custodia il figlio.


Ognuno di loro, solo, incontrerà un'altra solitudine che li può completare, li può migliorare.
Che sia un'infermiera del turno di notte, con cui conversare, con cui iniziare una nuova vita inventata che riempie quei giorni di attesa, che sia un'attrice in crisi, che decide il più grigio dei condomini per rifugiarsi, per nascondersi, in attesa che la carriera torni a sorriderle, o che sia un'astronauta americano piovuto dallo spazio, che non sa dove si trova, non sa parlare in francese, ma sa capire, sa riconoscere la solitudine, la gentilezza.
E così, queste tre coppie si completano, si arricchiscono, trovano una nuova motivazione.
Inventandosi fotografo, accettando il tempo che passa e i consigli di un giovane già così maturo, quasi come un figlio, conversando e capendosi a gesti, trovando ospitalità, calore.
Creando una malinconia condivisa, che sa riscattarsi.


A dirigere queste tre storie che si sfiorano senza mai toccarsi davvero, Samuel Benchetrit, che con uno sguardo disincantato le incornicia in colori grigi, in appartamenti tristi, vecchi, vuoti, a rendere ancora più evidente quella solitudine che contraddistingue ogni personaggio.
Lo humour si sostituisce spesso alla tenerezza, e se Isabelle Huppert sa affascinare ancora oggi, e incantare con la sua bravura, e se Valeria Bruni Tedeschi, dimessa, lascia poco il segno, a conquistare davvero è la vicenda con più cuore, quella tra una signora sola, e un astronauta abbandonato momentaneamente dalla NASA, interpretato dal bel Michael Pitt (per cui ho una cotta dai tempi di Dawson's Creek, lo ammetto) forse mai così bello, mai così bravo e intenso, con quell'accento che stride ma si addolcisce davanti a un cous cous, a un lavello da riparare, che non si argina.
Pur nel suo essere estremamente radical chic, questo condominio grigio, i cui cuori più che infranti sono ingrigiti, come l'asfalto, ci lascia con quella sensazione di speranza, di bellezza, anche per un cassonetto che nel vento geme, chiama, come un bambino.


Regia Samuel Benchetrit
Sceneggiatura Samuel Benchetrit
Musiche Raphaël
Cast Isabelle Huppert, Michael Pitt, Gustave Kervern, 
Valeria Bruni Tedeschi, Tassadit Mandi, Jules Benchetrit
Se ti è piaciuto guarda anche
Canzoni del secondo piano, Harold e Maude

5 commenti:

  1. penso martedì andrò a vederlo...
    lo danno in uno di quei cinema piccoli, rari e sempre più in bilico, in centro a brescia...
    poi ti dirò che ne penso

    RispondiElimina
  2. Lo avevo completamente ignorato e, senza avere né visto il trailer né niente, chissà perché, dal titolo, pensavo fosse un film italiano. Boh.
    Voglio assolutamente vederlo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto malinconico e molto radical chic, ma la storia con il bel Pitt vale da sola la visione, vedrai :)

      Elimina
  3. Quanto la odio la Valeria Bruni Tedeschi non hai idea...comunque il film sembrerebbe interessante se non fosse così malinconico ;)

    RispondiElimina
  4. Mi sa santo di roba radical-chic che potrebbe fare al caso mio. :)
    Buono a sapersi!

    RispondiElimina