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2 marzo 2016

Room

Andiamo al Cinema
presenti SPOILER evitare la lettura se volete lasciarvi sorprendere dal film

Una stanza.
Un armadio. Una vasca. Un lavello, Un letto. Una cucina. Una TV. Una finestra che dà sul cielo.
Una mamma.
Questo è il mondo di Jack.
Racchiuso tutto dentro Una stanza, dove festeggia il suo quinto compleanno, senza sapere cosa c'è fuori, fuori non c'è nulla, nemmeno un mondo dove un topo si è andato a rifugiare.
Fuori c'è solo il vecchio Nick, colui che porta i regali alla domenica, che fa rumori strani con la mamma, il motivo per cui se ne deve stare chiuso e in silenzio a dormire nell'armadio.
Quella mamma, Joy, cresce Jack chiusa in quella stanza, con vitamine ed esercizi fisici, con i nervi che come i denti crollano, con la speranza che finalmente si accende.
Una speranza che corrisponde ad un piano folle, a un passato ancora più folle e allucinante, che corrisponde a 7 anni fa, a un cane malato da andare a visitare, a una stanza che l'ha vista segregata dal mondo.


Per tornarci, in quel mondo, la speranza è Jack, Jack che solo da qualche giorno sa di quel mondo, cerca di capirlo, di seguire le istruzioni alla lettera, di sentire la voce della mamma una volta là fuori.
E là fuori, è tutto diverso.
Le persone sono reali, la stanza non c'è più, ce ne sono tante altre.
La luce è forte, troppo, i germi pure, quei nonni, divisi. Uno che non lo so guardare negli occhi, una che lo ama, incondizionatamente.
E quella mamma?
E Joy?
È lei che fatica ad uscire davvero da quella stanza, a ritrovare il suo spazio in un mondo che è così cambiato, così andato avanti senza di lei, negli ultimi 7 anni.
Jack è ancora nella fase malleabile, dicono i medici, per lui è solo questione di tempo, e giocherà con gli altri bambini, con il cane che ha sempre sognato, lasciandosi indietro quella stanza, quel passato, quei 5 anni.


Due parti, due stanze.
La prima, intensa, misteriosa, piena di lacrime e di emozioni, con il cuore che batte forte, con quella fuga che sembra impossibile.
La seconda, dentro una casa, che quelle emozioni cerca di alimentarle ancora, anche se qualcosa alla luce del sole si è spezzato. Le palpitazioni si sono un po' spente, si ravvivano qua e là, in dialoghi taglienti, in sfuriate che impressionano. La riabilitazione, emotiva, più che fisica, passa sotto grida e pianti, passa tra momenti drammatici e abbracci che sciolgono.
È la storia qui a fare la differenza, a entrare dentro con il suo carico di ansie e inquietudini, a non abbandonare.
Sono gli attori, poi, a lasciare il segno: una Brie Larson che già era stata amata nel piccolo Short Term 12, e che qui esplode, in tutta la sua bravura portandosi giustamente a casa l'Oscar, e quel Jacob Tremblay, bambino impressionante, che una nomination, se non addirittura la statuetta, se la sarebbe meritata.
In questa perfezione, a mancare sembra essere la regia di Lenny Abrahamson, geometrica quanto basta, ma come già per Frank, non incisiva al punto giusto.
Unico neo, comunque, all'interno di una storia, di personaggi e di un film, difficile da dimenticare.


Regia Lenny Abrahamson
Sceneggiatura Emma Donoghue
Musiche Stephen Rennicks
Cast Brie Larson, Jacob Tremblay, 
William H. Macy, Joan Allen
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6 commenti:

  1. Sai già, l'unico film in gara ad avermi completamente, definitivamente conquistato. E sì, anch'io volevo nomination - e statuetta - per il piccolo, grande Jacob. Un portento!

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  2. Debbo ancora andare...andrò, il marito ha promesso di accompagnarmi, ne uscirò distrutta ma andrò...

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  3. Devo ancora vederlo... pregusto i fiumi di lacrime che verserò!!!!!!!!!

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  4. Da buon claustrofobico, so già che soffrirò nel vederlo... Ma voglio assolutamente vederlo!

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  5. Film molto bello, ed il piccolo Jacob è strepitoso, tanto che per me avrebbe dovuto vincere l'Oscar.

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  6. Grande Room! per quanto sia una piccola stanzetta... :)
    A me è piaciuta anche la regia, che qua e là se ne esce con alcune inquadrature e alcuni momenti notevoli.

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