Quando i film si fanno ad episodi
La partenza lenta dell'inizio era come quella del suo ingombrante fratello maggiore, Breaking Bad.
E di lentezza, parlando in sincerità, ce n'è anche qui, in questa seconda stagione.
Saul, che ancora è Jimmy, ha però dalla sua un ritmo speciale, una solidità, tecnica e di scrittura, che avvolge lentamente.
La differenza, nel giudizio come nella visione, è proprio come lo si vede questo Better Call Saul, nella predisposizione, nel mood nei suoi confronti: perchè sì, c'è la lentezza abbiamo detto, c'è la seriosità anche, c'è un grado di attenzione maggiore da concedergli, e se non si è preparati, se il sonno bussa, si può anche finire per addormentarsi.
Paradossalmente, la colpa non è della serie, no, perchè gli stessi episodi visti in momenti e stati d'animo (o di riposo) diversi, hanno un diverso effetto.
Si parte con maggior entusiasmo, con le truffe che sempre affascinano, si prosegue con piccoli giochi e piccoli intrighi, e l'attenzione si decentra dallo stesso Saul/Jimmy.
L'attenzione viene data anche a Mike, alle prese con i Salamanca, che si muove silenzioso, solitario e muto, ma che ha una potenza riempitiva non indifferente: bastano poche occhiate, basta una canna da giardinaggio o un fucile di precisione, per renderci partecipi nella sua guerra personale.
L'attenzione, poi, viene data anche a Kim, bionda come la signora White, ma diversa dalla signora White, costretta a cadere, a degradarsi, e a rialzarsi, in nome dell'amore, anche quando questo amore vacilla di fronte ai giochetti, al "colore" che Jimmy usa nei confronti della legge.
E infine, abbiamo lui, l'odioso Chuck, che sa sbagliare anche nel giusto, che sa essere insopportabile e perfido. È senza dubbio questa la storyline quella che più avvince, lo scontro fra due fratelli che ha radici lontane, che provano invidia, gelosia, ognuno nei confronti dell'altro, e che non si risparmiano nessun colpo.
Il finale, lascia in sospeso un grosso punto di svolta, e attraverso indizi ben nascosti, anagrammati, già sappiamo che la prossima stagione sarà altamente esplosiva anche per un comeback tanto atteso.
E così si può tornare a paragonare questa costola al corpo madre, a quel Breaking Bad che personalmente ha iniziato a ingranare proprio con la stagione numero 3.
Abbiamo già visto arrivare i colori sgargianti di completi improbabili, abbiamo visto giochi di parole e spot very catchy, manca poco quindi alla trasformazione finale di Jimmy in Saul, in quel Saul che vediamo miseramente in bianco e nero, chiuso come in prigione, in attesa di una liberazione che non può passare per la polizia.
Tecnicamente parlando, poi, la serie continua con quella cura tanto maniacale di Vince Gilligan: colori saturi, fotografia perfetta, colonna sonora da intenditori.
Certo, non tutto va a segno, non tutto sa mantenere desti a dovere, ma davanti a episodi come Nailed, aspettarsi ancora di più, ancora miglioramenti, diventa la regola.
Per una serie lenta, pure io ho scelto una visione lenta.
RispondiEliminaPer ora con la seconda stagione mi sono arenato dopo i primi due episodi. Ma magari la riprendo quest'estate. Con lentezza, naturalmente. :)