Io non lo so da dove venga questo mio amore per i vecchietti.
Me lo chiedo da un po', facciamo da sempre, ma una risposta esaustiva non l'ho trovata.
Forse è quel lato malinconico che mi porto appresso che mi fa apprezzare, amare, la malinconia e la tenerezza della bellezza degli anziani.
Quelle rughe, quegli occhi stanchi, quelle mani macchiate che nascondono una storia, fatta di anni e anni, che anche se raccontata, non possiamo mai conoscere, capire davvero.
È la bellezza dell'ignoto, la nostalgia di un passato in cui non eravamo.
Troppo poetico?
Sì, lo ammetto per prima.
Ma che ci posso fare se vedo un anziano solo, ad un concerto, e mi commuovo più per lui, lì, solo e felice, che per la musica che si sente, finendo per pensare più alla sua storia, a cosa lo abbia spinto ad essere lì, che non a quanto stiamo sentendo?
Sono una gerontofila.
Inguaribile.
Ma di fronte a un piccolo grande film che riprende una piccola grande pièce teatrale, come The Lady in the Van, il mio patetico tentativo di spiegazione, trova un senso.
Perchè Alan, con il suo sguardo di scrittore, vede la signora Shepherd, la vede, con il suo furgoncino, muoversi per Camden, zona vivace e artistica di Londra nel quale si è appena trasferito alla fine degli anni '70.
La vede e non la può ignorare, affascinato da una storia che non conosce, una storia che ha portato quella signora maleodorante e vivere per strada, ad occupare via via il parcheggio davanti a una casa, accumulando spazzatura, depositando spazzatura.
La vede scappare dalla musica, zittirla, e cerca di capirla, offrendole un riparo -dalla polizia, dai delinquenti- per massimo 3 mesi nel suo vialetto di ingresso.
Quei tre mesi, in cui il van della signora Shepherd stazionerà di fronte a casa di Alan, diventeranno 15 anni: 15 anni in cui i due continueranno a sfiorarsi senza mai toccarsi, letteralmente come metaforicamente.
Poche le cose che riuscirà a carpire Alan dalla sua nuova, ingombrante vicina, quel passato continuerà a rimanere un mistero, in cui scavare, a piccole zolle.
Se non bastasse il tema "anziano" per interessare a questo film, basterebbe la sua anima 100% british, con cast inglese al 100% capitanato da una splendida, meravigliosa, immensa Maggie Smith, che alla signora Shepherd ha dato corpo e anima in ogni forma, dal teatro alla radio per finire con il cinema.
Se non bastasse nemmeno questo, a rendere The Lady in the Van ancora più bello, ancora più emozionante, è come una storia -vera, o almeno in parte- emozionante, colorata e divertente come questa ci viene raccontata, con Alan, drammaturgo, che si sdoppia, in veste di Alan vivente, che la vita la vive, o almeno dovrebbe, e l'Alan scrittore, incaricato a scrivere di quella vita, di prenderne spunto.
È la sua voce doppia a guidarci, conversando con sé e con noi, una voce che non disdegna l'ironia, la spigliatezza, ma che sa rompersi dall'emozione.
Perchè come c'è da aspettarsi, di fronte a una vecchina, alla sua bellezza intrisa di malinconia, di tenerezza nonostante una corazza, un passato, difficile da scalfire, si finisce per commuoversi.
E quindi sì, di fronte a storie che come me si interrogano, si illuminano, di fronte a quel passato che ci è ignoto, di fronte a quella fragilità accumulata negli anni, non posso che piegarmi, e dichiarare tutto il mio amore.
Regia Nicholas Hytner
Sceneggiatura Alan Bennett
Musiche George Fenton
Cast Maggie Smith, Alex Jennings,
Jim Broadbent, Frances de la Tour
Se ti è piaciuto guarda anche
Les Souvenirs, A spasso con Daisy, Nebraska
Ma la Smith è tra le mie vecchiette preferite, devo recuperarlo proprio!
RispondiEliminaLa Smith è veramente insuperabile, mi fa troppo ridere...da recuperare ;)
RispondiElimina