Primi giorni di Università.
In America.
Anche in questo caso è bene specificarlo, perchè l'Università, pardon, il campus, in America è tutta un'altra cosa.
Piccolo trasloco da fare, le scatole, i dischi, i ricordi di casa, l'incontro con le altre matricole, spacconi ma sotto sotto timidi e intimoriti come te, lo scontro con i più grandi, i loro scherzi, le loro iniziazioni, la divisione dei gruppi.
Così vanno le cose oggi, così andavano le cose già nel 1980.
A cambiare sono ancora una volta gli stili, la musica, con i gruppi, i clan che si dividono tra gli artisti e gli sportivi, tra gli amanti della musica soul e quelli del country, fino al punk.
Sequel spirituale di quel La vita è un sogno datato 1993 che ambientava l'ultimo giorno di scuola nell'Austin del 1973, Richard Linklater gioca di nuovo con il tempo e con la sua filmografia, riportandoci ai furenti anni '80, mostrandoceli attraverso gli occhi di un gruppo di giocatori di baseball, alle prese con l'adattamento nei tre giorni che precedono l'inizio delle lezioni.
Questa volta, però, Linklater si focalizza su Jake, nuovo arrivato, lanciatore provetto, ma soprattutto non il classico giocatore di baseball, più romantico, più serio, rispetto ai compagni.
Lo seguiamo, e li seguiamo, passare da una festa all'altra, cambiarsi e prepararsi in base al tema, alla discoteca della serata, giocare fra loro, sfidarsi, parlare di "donne" quando sono insieme, parlare di baseball quando sono fra le donne.
È una trama che vaga, che gira attorno a se stessa, con tanta scurrilità, con tanto cameratismo, con i discorsi tipici degli americani medi qui ritratti nel loro ambiente tipo, il campus universitario.
Ma questa volta, Linklater fa di più, si sforza di più non solo nella regia con carrelli entusiasmanti e costruzioni di mondi a sé (v. la festa degli artisti) davvero splendidi, ma si sforza di più anche nella sceneggiatura, puntando su piccole frasi (soprattutto quelle del profondo Finn), piccoli dialoghi, che sanno fare la differenza, e puntando soprattutto su una storia d'amore che vediamo nascere e spuntare, che ci fa battere il cuore e sorridere come degli scemi.
Niente di nuovo, è vero, niente di così originale.
Ed è probabile che fra 25 anni -il tempo trascorso da La vita è un sogno- anche questo Tutti vogliono qualcosa non saprà invecchierà così bene, sembrando piatto nel suo raccontare senza raccontare, con una struttura a ripetizione che un po' appesantisce, ma per il momento, per l'oggi, sa divertire, sa intrattenere, sa soddisfare, proprio per come è scritto, per il mondo che ci racconta.
E chissà che, tra quegli attori strafatti, diverti e divertenti, non si nascondano i prossimi Ben Affleck e Matthew McConaughey, e allora sì Linklater si dimostrerà in tutto e per tutto un perfetto maneggiatore del tempo e della sua ripetizione.
Regia Richard Linklater
Sceneggiatura Richard Linklater
Cast Blake Jenner, Zoey Deutch, Ryan Guzman,
Tyler Hoechlin, Glen Powell
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La vita è un sogno, Animal House
Ah, felice che ti sia piaciuto, in fondo.
RispondiEliminaMi ha divertito molto, e l'ho trovato freschissimo.
Non un capolavoro - Linklater ci ha abituati al meglio -, però molto sincero.
E, soprattutto, ho apprezzato il fatto di puntare su piccole stelle del piccolo schermo: c'è chi promette bene, per me (Glen Powell, dopo Scream Queens, si conferma un idolo!) :-D
C'è chi parla di capolavoro, e chi perfino lo mette sopra a Boyhood.
EliminaC'è tanta freschezza, più profondità di quel che sembra e sa divertire e intrattenere a dovere, senza scadere troppo nel volgare. Sì, mi è piaciuto, molto più del suo fratello minore anche se secondo me fra 20 anni farà la stessa fine... Intanto, godiamocelo!
Sono contento che stia raccogliendo opinioni buone.
RispondiEliminaE' tra le prossime visioni, e spero di godermelo.
La goduria è assicurata: leggerezza con picchi di profondità qua e là, insomma, lo si vede che è un piacere!
EliminaA me è piaciuto, perché cattura un'epoca di spensieratezza che oggi non c'è più.
RispondiEliminaI campus americani sono sempre terreno fertile per commedie simili, ma sì, nel 1980 la spensieratezza e la leggerezza si sentivano e godevano di più.
EliminaNe parlerò a breve.
RispondiEliminaComunque pure a me ha fatto un'impressione differente rispetto a La vita è un sogno...
Rispetto al suo "prequel", qui c'è qualcosa di più, il tempo lo ha aiutato.
EliminaA me ha profondamente irritato, sinceramente...
RispondiEliminaL'inizio goliardico sembrava promettere anche a me il peggio, e invece, andando avanti con la visione, vedendo dell'altro dietro i discorsi sgangherati tra ragazzi, Linklater mi ha colpito e affondato: la malinconia che c'è in ogni suo film rende anche questo qualcosa di più della solita commedia godereccia. Almeno ai miei occhi.
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