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21 settembre 2016

Guy and Madeline on a Park Bench

E' già Ieri -2009-

Prima di La La Land, prima di Whiplash, c'è stato Guy and Madeline on a Park Bench.
Come in La La Land, come in Whiplash, anche in Guy and Madeline on a Park Bench c'è il jazz, c'è la musica, c'è l'amore.
Insomma, c'è già tutto lo stile, i temi, cari a Damien Chazelle.
Nel suo esordio, mai arrivato in Italia, presentato in sordina al Tribeca Film Festival di ormai 7 anni fa, raccogliendo consensi unanimi, il regista aveva già chiaro cosa raccontare, come raccontarlo.
Non a caso, è già dopo questo primo film che scrive la sceneggiatura di La La Land, una versione molto più impegnativa, più complessa di questo musical.
Ma dovrà aspettare il successo inaspettato di Whiplash, che lo proietta tra i grandi, tra i nominati agli Oscar, facendo piovere produttori, e soprattutto un cast che comprende Emma Stone e Ryan Gosling, prima di realizzare quel film rimasto nel cassetto che a Venezia ha conquistato tutti.
Ma prima di tutto questo, dicevamo, c'è Guy and Madeline on a Park Bench.



Un esordio che sa di capacità di adattarsi, ma non sa di dilettantismo.
Anzi.
Con attori non professionisti, con il progetto pensato come tesi da presentare ad Harvard, tranne poi lasciare per un breve periodo proprio Harvard per seguire meglio lo sviluppo del film.
C'è della confusione, certo, nella storia di un lui e una lei, che stanno assieme da tre mesi, che si lasciano, che si perdono dietro una ragazza bella e maliziosa conosciuta in metropolitana ma che non ama la musica jazz, o dietro un ragazzo artista di strada che apre una nuova strada, quella per New York.
Ci si muove per Boston, tra improvvisazioni di gruppo, in feste caotiche, tra composizioni di brani che lasciano il segno e balletti scatenati al ritmo del tip tap, si sogna ad occhi aperti, si canta come nei migliori musical, ma qui tutto sta in piccolo, in un bianco e nero dal sapore indie, in una macchina da presa a mano, vicina vicina ai protagonisti e che studia ogni movimento per riportare la giusta scena.
La storia, a volte, sembra quasi essere messa da parte per lasciare spazio al jazz, alla musica, ma in realtà, è la musica a parlare, a prendere il posto delle parole, dei sentimenti che Guy, Madeleine, Elena e Paul non sanno esprimere.


A dargli voce, quindi, quanto composto da Justin Hurwitz, che qui si fa le ossa per quanto poi comporrà per La La Land.
Si tratta di quel jazz puro e di quel jazz romantico, e se non abbiamo la batteria infuocata di Andrew o il pianoforte malinconico di Sebastian, qui abbiamo la tromba di Guy, il balletto di Madeleine.
Girato in economia e in semplicità, studiato chiaramente nei minimi dettagli, con un montaggio che va avanti, va indietro, incastra, il film pur faticando ad ingranare, pur faticando inizialmente nel farci amare i suoi protagonisti, sa avvolgere.
E nel finale, si resta romanticamente ammaliati.
Chazelle dimostra così di aver avuto già tutte le carte in regola per il successo di cui ora gode, con la sua capacità di mostrarci, di portarci dentro la musica, di farci innamorare.


Regia Damien Chazelle
Sceneggiatura Damien Chazelle
Musiche Justin Hurwitz
Cast Jason Palmer, Desiree Garcia, Sandha Khin
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4 commenti:

  1. Oops, io pensavo che il suo film d'esordio fosse Whiplash...
    Se mi capita di trovarlo, un recupero ci sta.

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    1. Ci sta, ci sta. Io ho scoperto a Venezia che esisteva anche questo suo piccolo ma significativo esordio: un po' difficile da trovare (senza sottotitoli) ma ne vale la pena.

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  2. Anch'io, come Marco, pensavo fosse partito da Whiplash.
    Mi metto in cerca, grazie!

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    1. Oggi ho sfoderato una chicca! Come dico sopra, lo si trova senza sub, ma si parla poco e si suona tanto, quindi non é una visione impossibile :)

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