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2 settembre 2016
Venezia 73 - Nocturnal Animals
Lo si aspettava da tanto il ritorno di Tom Ford al cinema per chi -come me- era rimasto stregato dal suo esordio di classe in A single man.
Ed eccolo qui, a gestire una storia più ampia, anzi, tre storie, a gestire attori tra i più bravi in circolazione, a farci conoscere questi Animali Notturni.
Chi sono, dunque, questi Animali Notturni?
Una di loro è Susan ricca gallerista che si circonda del bello, anche se questo bello sono persone obese e segnate dalle cicatrici. Non sa dormire, non sa trovare pace, lei che ha tutto ma che quel tutto lo sta per perdere, vuoi per i soldi che scarseggiano, vuoi per un marito sempre più distante. Quel soprannome, animale notturno, gliel'ha affibbiato però il primo marito, un amore dei tempi dell'università, mai più visto o sentito da 20 anni.
Quel marito, aspirante scrittore, torna nella sua vita attraverso le pagine del romanzo a lei dedicato che gli invia, un thriller, una storia di vendetta, di dolore, che vede un altro marito debole dover fronteggiare tre bestie notturne, che sulle vie deserte del Texas lo sfidano, lo minacciano, incutendo timore, a lui e alla sua famiglia.
Impossibile per Susan non perdersi in quelle pagine, non palpitare di fronte alla tragedia che incombe e alla successiva indagine che un poliziotto texano fino al midollo porta avanti, impossibile poi, non ripensare a quell'amore di gioventù, a quanto poteva diventare e a quanto è stato infranto.
I tre piani si incastrano alla perfezione, con suoni, crepitii e sussulti che ci trasportano dall'uno all'altro, generi diversi, a incasellare una donna in crisi.
Tom Ford, nonostante la sua vera professione, nonostante la sua poca esperienza, dimostra di saperlo fare il regista, con una solidità e una classe, una ricerca della bellezza, che si sentono ad ogni scena.
Applausi fragorosi per la fotografia elegantissima, per le musiche di contrappunto di Abel Korzeniowski, per i costumi ovviamente perfetti.
E applausi per lei, Amy Adams, che tolti i panni di linguista semplice in Arrival, si trasforma in una donna bellissima, e per lui, un Jake Gyllenhaal che non si sa se è più bravo o più bello, forse entrambi, capace com'è di far andare in brodo di giuggiole con sorrisi da flirt, capace di commuovere di fronte a urla e lacrime.
A dargli testa, lo scatenato Aaron Taylor-Johnson e un immenso Michael Shannon, che fa il verso a McConaughey, superandolo, nel suo essere un detective texano provato dalla vita.
Non mancano frasi da incorniciare e spruzzate di ironia, non ci sono momenti vuoti, tesi come si è a voler divorare con Susan quelle pagine, a voler scoprire il suo passato e l'andamento del suo presente.
Il finale, che fa da contrasto con quell'inizio scintillante e grottesco, è il più giusto, e trasforma anche il più debole in un animale notturno che dà la caccia a suon di parole.
Questo è il più atteso dal sottoscritto. Tom Ford lo aspetto da anni: ci vuole il tempo che ci vuole per incrociarlo ancora, ma mi sa che ne è valsa la pena.
RispondiEliminaNel mentre, potrei recuperare il romanzo. Anche se queste trame ingarbugliate mi ispirano più al cinema. :)
Si é fatto attendere, ma ne é valsa la pena! Non so se sia fedele fedele al romanzo, gli incroci su carta potrebbero essere molto interessanti ma di sicuro il film non li fa sfigurare :)
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