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10 ottobre 2016

Il Lunedì Leggo - Lo strano viaggio di un oggetto smarrito di Salvatore Basile

Dopo l'imprevedibile, il viaggio diventa strano.
E dopo il vecchino un po' burbero e solitario, il protagonista diventa un giovane con qualche problema di interazione e socializzazione con gli altri.
Insomma, un altro filone dei romanzi contemporanei, che dal bellissimo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, che faceva capire l'autismo e il modo in cui una persona affetta da autismo ragiona, viene ormai sfruttato su carta.
Michele, il protagonista del romanzo di Basile, non è propriamente autistico. È un trentenne ancora segnato dalla perdita di una madre che una mattina ha fatto la valigia, ha preso il quaderno rosso del figlio, e se n'è andata, lasciando quel figlio ad aspettarla invano, con il cuore a pezzi. L'ha lasciato soprattutto con un padre che alla perdita ha reagito con rabbia e sdegno, privando quel figlio di amore e carezze.


Ovvio che Michele, oggi, viva da solitario, meccanicamente, seguendo la routine della giornata di un ferroviere: aspettare la partenza e il ritorno di quell'unico treno che collega Miniera di Mare al mondo, pulire quel treno, trovare negli oggetti smarriti quella vita che non può vivere.
Finché, fra quegli oggetti, non trova un quaderno rosso che lo riporta in vita, finché, prima di quel quaderno rosso, una bambola non porta nella sua vita la folle Alice, che lo travolge con l'entusiasmo e un amore che nemmeno in un film Disney sboccia così velocemente.
Sarò malfidente io, o troppo critica, ma cliché a parte e colpi di scena che colpi di scena non sono, al personaggio di Alice non ho saputo affezionarmi, troppo "troppo", troppo melenso quell'amore che dopo una serata di due-tre parole nasce improvviso.
Ma tant'è, come ogni viaggio che si rispetti, bisogna partire, e così con quel quaderno nello zaino, Michele esce finalmente dalla stazione, prende quel treno che ha visto ogni santo giorno partire e tornare, e si fa passeggero, alla ricerca di una madre che non vede e non sente da 34 anni.
Come ogni viaggio che si rispetti, quindi, e come ogni romanzo su un viaggio, che sia strano o imprevedibile, sono previste tappe e persone che caratterizzano queste tappe, sono previste sbandate e accelerazioni, fermate e riprese.
E ripeto, sarò io malfidente, o sarò io troppo critica, ma poco di nuovo c'ho trovato in questo "folgorante best sellers", forse perchè Harold Fry o l'Allan de Il centenario che saltò la finestra e scomparve, già mi hanno formato, e così, questi incontri, sembrano troppo forzati, queste tappe, troppo ricche di cliché, e Lo strano viaggio si fa un viaggio che mette tanti sentimenti in ballo ma pochi sentimenti che davvero mi arrivano, con parole e frasi che si fanno prevedibili, con svolte che già s'intuivano.
Sì, probabilmente sono troppo critica o le aspettative erano diverse, vista quella copertina zuccherosa e l'entusiasmo letto qua e là.
Forse, la storia che mi ero immaginato -di un viaggio che prevedeva il ritorno a casa di ogni oggetto smarrito, dai più strani ai più normali, con le relative reazioni dei proprietari perduti- era migliore di quella letta, su un solo singolo oggetto, su un quaderno rosso che racchiude aspettative e speranze che si scontrano poi con un'amara verità.

4 commenti:

  1. E concorderei sicuramente con te, sulle mode e l'originalità che di certo non si spreca, ma è un libro che ho sentito troppo mio, troppo vicino - per il nome del protagonista, e non solo -, per non volergli bene. :)

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    1. Capisco, con certi libri se si crea il legame, è amore: non a caso gli elogi ci sono eccome. Purtroppo, avendone letti altri, e di migliori a livello di stile, con me non ha funzionato.

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  2. Certo che con i libri, almeno fino ad ora, mi sembri più cattivella che con i film. E non lo dico come una cosa negativa... ;)

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    1. È che sono più esigente, visto anche il tempo che impegnano :) In realtà il problema è che da abituata ai classici, i libri contemporanei mi sembrano sempre mancare di qualcosa, soprattutto se non riescono a fare breccia.

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