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23 ottobre 2016

La Domenica Scrivo - Bagni

"Se il mio migliore amico mi nasconde le sue scoregge, allora quante altre cose mi nasconde e perchè tutto questo mi fa sentire così solo?"

Quante cose segrete facciamo chiusi dietro la porta di un bagno?
Cose che non riveliamo, che sembrano piccole, ma che in realtà rivelano molto di noi?
Non parlo di quelle scoregge che in Swiss Army Man danno vita a un discorso molto più poetico di quello che sembra, e che mi ha fatto pensare a tutte le piccole differenze che ci raccontano.
Ma parlo di quello che rivela un altro film, quello che considero un signor film, Nymphomaniac.
Lì, il signor Seligman esponeva la sua teoria sul mondo:

"Divido le persone in due categorie: quelle che tagliano le unghie prima alla mano destra, e quelle che tagliano le unghie prima alla mano sinistra"



E quanta verità c'è in questo piccolo gesto?
C'è chi inizia dalle cose facili, rimandando ad un inevitabile poi quelle difficili, chi invece affronta subito le situazioni più scomode.
E quante altre cose fatte in un bagno, fatte di nascosto e senza pensarci, nascondono queste verità su di noi?
C'è chi appena si siede sul w.c. già si prende la carta igienica (io) e chi invece aspetta, paziente  e senza fretta, di aver finito.
C'è chi si fa il bidet seduto guardando i rubinetti (io) e chi dandogli le spalle, preferendo la scomodità e avendo più fiducia in sé.
C'è chi anche la doccia se la fa guardando i rubinetti e dando le spalle all'entrata (io) sentendosi più apparentemente protetti da un muro che non da un vetro in cui si vede attraverso.
C'è chi spera che un piccolo getto d'acqua possa disinfettare lo spazzolino prima di metterci il dentifricio (io), chi invece il dentifricio lo mette subito e l'acqua la usa solo per aiutare il suo funzionamento.
Chi ancora si risciacqua i denti usando un bicchiere, chi direttamente l'acqua del rubinetto (io, cosa che mi lascia sempre perplessa davanti ai tristi bicchieri di plastica degli hotel, o peggio ancora di fronte ai bicchieri chiaramente sopravvissuti agli anni '80 e al calcare).
C'è chi il sapone per lavarsi le mani lo mette prima di aprire l'acqua, chi invece dopo averle risciacquate (io) creando sempre quei piccoli disastri, quelle piccole pozze d'acqua ai lati del lavandino.
E si potrebbe andare avanti ancora e ancora, perchè senza rendercene conto ci sono tante di queste piccole azioni che compiamo inconsapevolmente e che solo un confronto per caso, una convivenza, ci fanno evidenziare.

D'altronde anche nel mondo, le diversità dei bagni dimostrano molto degli abitanti in questione.
Prendete i tedeschi, che non hanno paura a rimirare il proprio prodotto corporeo, che se lo ritrovano lì appena si alzano, non come noi che lo sciacquiamo subito via, prima è, meglio è.
O i francesi, che al water predispongono una stanza apposita (il più delle volte senza finestre, o almeno questa è sempre stata la mia esperienza personale tra Parigi e dintorni), lì, chiusi nel nostro segreto, ogni cosa è permessa e separata dal resto.
Discorso a parte poi per il bidet stesso, che in molti nemmeno sanno cos'è (è un ricordo prezioso il trovare la mia coinquilina francese dei tempi dell'università, fotografare divertita il nostro bidet e spedire le foto alle amiche in patria dicendo "guardate cos'hanno qui nei bagni!"), o lo integrano direttamente al w.c., senza far la fatica di alzarsi e sperando nei prodigi della tecnica per la propria igiene.
Per non parlare di certi luoghi in Giappone dove non c'è la carta igienica, si passa direttamente al bidet, da farsi esclusivamente con la mano sinistra, motivo per cui i mancini non sono visti bene: stringete voi la mano che sapete cos'ha appena pulito!

Insomma, il bagno nasconde davvero tanti piccoli segreti e sopratutto tanti nostri modi di essere che rivelano -a volte- come ci comportiamo in ambienti meno intimi, meno segreti.
E per questo ho trovato bellissima, poetica ed affascinante, l'idea di Chiara Gamberale -di lei si parlerà anche domani- di racchiudere il suo 2015 all'interno dei bagni che giorno dopo giorno l'hanno vista transitare.
Chiara lo fa ogni anno, scegliere un modo per rappresentare l'anno che inizia, un leitmotiv che possa dopo 365 giorni dire come quell'anno è stato, che siano i libri letti, le persone che l'hanno stupita, le giornate in cui ha riso di gusto.
Lo scorso, ha catalogato pazientemente tutti i bagni in cui è stata, descrivendoli: da quelli dei bar di passaggio, a quelli degli amici, da quelli di hotel in giro per il mondo, a quelli di famiglia.
Un modo bizzarro, ma in fin dei conti esaustivo, per raccontare quanto ha viaggiato, condiviso nel più intimo dei termini, una persona, e riflettere su quei 365 giorni, scoprendo com'è pieno di giorni banali, di bagni anonimi di anonimi bar o stazioni, che sanno però preparare a quei giorni speciali, a quei bagni speciali perchè speciali sono le occasioni per cui ci andiamo, nel senso di feste, di famiglie che ci ospitano, di persone da cui sostiamo.
Perchè sono i piccoli luoghi, quelli segreti, quelli pensati al singolare, a parlare davvero di noi.

L'articolo di Chiara Gamberale lo trovate QUI, ed è bellissimo.
Per sapere come usare correttamente un bidet, wikihow vi aiuta QUI

11 commenti:

  1. Quando penso ai bagni, mi soffermo in particolare sul grado d'intimità che portano con sé.
    Quante persone, difatti, hanno accesso a questo luogo mentre faccio una doccia, lavo i denti, mi trucco o -momento più difficile- sono sul wc?!
    Sarà una piccolezza ma, come tutto ciò che hai elencato, sembra in grado di svelare tantissimo: il grado di confidenza, la voglia di condividere e condividersi ma anche quel complicato bypass di maschere e pregiudizi.
    Insomma, niente di più veritiero della prima citazione

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    1. Esatto, anch'io sento il bagno come un luogo intimo, dove tra l'altro andavo a rifugiarmi quando da piccola ero arrabbiata.
      Difficile quindi che ci sia spazio per qualcun altro quando in bagno ci sono io :)

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  2. Bella riflessione mattutina, Lisa. Io mi ricordo bagni dei bagni americani...con la "tazza" enorme (tutto è enorme da loro) e, in particolare, lo schifosissimo sistema di scarico che prima porta in superficie quanto appena "evacuato" e poi viene risucchiato giù. Certo non adatti ai deboli di stomaco!

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    1. I bagni americani ancora mi mancano, ma direi che anche questo dice molto della loro personalità: mettersi in mostra, farsi grandi... Ora temo le visioni di un futuro viaggio ;)

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  3. Cosa c'è di ciò che si fa in bagno, e di come lo si fa?
    Il tuo post.
    Accoppiata impensata, ma molto bella.
    Corro a leggere il post di Chiara. :)

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    1. *mi sono perso un pezzo.

      "cosa c'è di più intimo", dicevo.

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    2. Grazie! Sì, qui mi sono lasciata andare a confessioni decisamente intime!

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  4. Croce e delizia i bagni francesi, senza bidet ...amo le docce americane con una pressione dell'acqua che ha qualcosa di mistico. in bagno spesso leggo, lo confesso..lì almeno mi concentro...

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    1. Io sono una di quelle che in bagno legge tutte le etichette dei prodotti invece, per i libri non è ancora il momento.

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  5. "C'è chi anche la doccia se la fa guardando i rubinetti e dando le spalle all'entrata", ecco quella sono io, ma anche chi "Il sapone per lavarsi le mani lo mette dopo averle risciacquate"! Abbiamo questi due aspetti in comune.😊 Buona giornata Lisa!😘

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    1. Grazie Vanessa, siamo due insicure pasticcione allora, o almeno, così mi identifico con una psicologia spiccia :)

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