Pagine

13 dicembre 2016

The Crown - Stagione 1

Mondo Serial

No, non ho gioito di fronte alla notizia della serie Netflix più costosa della sua storia.
Né al fatto che dovrebbe durare ben 6 stagioni, d'altronde, se devi raccontare il regno della regina più longeva di sempre, sei stagioni sono il minimo.
Sarà che dei reali inglesi non sono così appassionata, sarà che di reali inglesi, o nobili, ne ho visti passare anche troppi sui miei schermi.
E infatti, The Crown, non mi ha entusiasmato come pensavo.
Colpa mia, lo so, perché lo riconosco che la produzione -la più costosa di sempre per Netflix, l'ho già detto?- è di quelle da capogiro, con una perfezione minuziosa nel ricostruire abiti, palazzi, epoche, oltre che personaggi, e lo so bene che tra i protagonisti è una sfida di bravura, tra la fredda e altera Claire Foy, una perfetta regina Elisabetta primi tempi, un Matt Smith molto, molto distante dal papillon di Doctor Who e John Lithgow, per prendere un terzo a casaccio, che pur non allontanando i brividi del suo Trinity in Dexter, si trasforma in un Churchill che non vuole arrendersi agli anni e ai malori, e lo fa in  modo sublime.
Tutta questa bellezza, la riconosco.



E riconosco pure che The Crown è una lezione di storia con i contro fiocchi, una lezione di politica, pure, e di etichetta, con realtà di certo distanti da noi, tra matrimoni ostacolati che oggi fan ridere visti gli scandali di corte e "plebei" che si frequentano con facilità.
Il più, lo fa poi la rappresentazione di una nazione uscita dalla guerra, abbandonata dal suo amato re, che ha ceduto, lui, al peso della corona e delle debolezza, si ritrova con una nuova regina, un nuovo, ma vecchio, primo ministro, e più di una crisi.
Politica, ovviamente, con i partiti che si danno addosso, ambientale, pure, con quella nebbia tossica del 1952 di cui non conoscevo nulla.
Ovvio poi, che a richiamare davvero l'attenzione, sono i retroscena di Buckingham Palace, i battibecchi tra la giuliva, ma mica troppo, Margaret e il suo amore proibito, ma soprattutto quel marito della regina che non è re, è duca, e ne soffre, messo in disparte, balia e padre, oggetto d'ornamento.
Anche se, personalmente, i momenti migliori, quelli che ho preferito, quelli che il cuore un po' me l'hanno spezzato, sono quelli che vedono protagonista un re che non è mai stato re, che quella corona, il suo peso, pur avendolo sentito, non l'ha mai portato. Quanto potenza c'è in quello "scusami", pronunciato da Edoardo VIII alla nipote?


Riconosco quindi, la grandezza di tutto questo, di una produzione maestosa -la più costosa di sempre per Netflix, l'ho già detto?- ma anche intima, per come sa scavare nella psicologia dei suoi protagonisti, ma la passione, la scintilla, non è scattata.
Anzi, sono scattati parecchi pisolini durante la visione, forse troppi.
O forse, è che tra i Crowley di Downton Abbey, la Vittoria di Victoria, di questi reali e nobili, ne ho visti parecchi, e anche se maestosi, mantengono quell'alone inglese di perfezione che -a quanto pare- alla lunga stanca.
Ma ho altre 5 stagioni per cambiare idea, cosa che spero di fare visto che Carlo deve ancora crescere e mostrarsi al suo meglio, visto che la famiglia Windsor ancora non è allargata e di cose da raccontare ne ha.


5 commenti:

  1. A me invece è piaciuta più di quanto mi aspettassi.
    E, cosa ancora più sorprendente e che alla vigilia non avrei mai detto, non mi ha nemmeno annoiato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti visto il tuo entusiasmo mi sono chiesta più volte dove sbagliavo, ma i pisolini non mentono. Magari -con gli anni e le stagioni a venire- la mia soglia di attenzione sarà più alta.

      Elimina
  2. Che palle-e-e-e-e. L'eco della mia noia (data dall'idea di seguire questo telefilm) arriva fin lì? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Arriva arriva! Io da masochista ci provo lo stesso e persisterò nel futuro, nel caso, sarà ottimo materiale per i miei pisolini ;)

      Elimina
  3. Mi mancano le ultime due puntate ma so già di amare questa serie integralmente.
    Non credo sia quel tipo di serie da entusiasmo e furore, non è certamente trascinante, ma le atmosfere, i dialoghi, le prestazioni degli attori (Churchill/Lithgow per me è indimenticabile), la bellezza complessiva sono per me un grande dono da parte di Netflix. Però capisco che certe sere di stanchezza il pisolino tra una scena e l'altra ci può scappare ;)

    RispondiElimina