L'inverno, leggo libri russi.
Per la precisione, inizio l'anno con i libri russi, convinta che quando fuori il freddo arriva, magari con una spruzzata di neve, il tempo sia perfetto per immergersi in una terra così lontana, in una cultura diversa, in classici senza tempo.
Mancherebbe un camino acceso, un bicchiere di vino, o una tazza di caldo the, ma su quello ci sto lavorando.
Sta di fatto che essendo i libri russi notoriamente dei mattoni, il libro dell'anno 2017 non l'ho ancora finito.
Ci sto lavorando, anche in questo caso, ci sto mettendo più del previsto cosa che per una precisetti del tempo come me, un po' infastidisce.
Potrei quindi ingannare l'attesa parlando di altro, come ho fatto negli scorsi lunedì, o parlando di altri libri russi, degli anni precedenti, in una tradizione che va indietro nel tempo di anni e anni.
Il problema, però, è che la memoria inganna, la memoria è quella che è, e così finisco per confondere, dimenticare, legare alcuni libri a solo certe frasi, certe scene, certi momenti.
Ché, diciamolo, i tanti personaggi, i tanti nomi e patronimici, non aiutano ad orientarsi.
Nell'olimpo degli indimenticabili, dei più belli, ci sono ovviamente i classici dei classici.
Quell'Anna Karenina che fa palpitare il cuore da adolescente, ma che ha una forza che continua, anche poi, in quel romanticismo difficile da accettare, in quell'amore impossibile e moderno pieno di fascino, un fascino che illumina anche le parti più ostiche, le parti della campagna, della vita contadina, di leggi e cambiamenti di una Russia lontana.
O quel Delitto e Castigo, quei soliloqui, quella pazzia che avanza, quell'umore tetro, quel buio da cui non si esce, per quel delitto perfetto, per quella punizione che non arriva e porta il cuore a gravarsi da sé di ogni colpa.
O, infine, quel Guerra e Pace, un'epopea solo apparentemente difficile, memore dell'impresa di Charlie Brown, ma in cui si finisce per immergersi, amando ogni personaggio, aspettando, in tempo di guerra, in tempo di pace, di conoscerne il destino.
Si può poi fare un passo avanti, nel tempo e nel classicismo, con un Dottor Živago pieno di bellezza e poesia, con pagine intere che finiscono sottolineate, con quel finale, tragico, romantico, commovente, reso indimenticabile anche da Nanni Moretti.
E poi, ci sono tutti gli altri classici.
Dagli indimenticabili Fratelli Karamazov intrisi di religione, di colpe di padri e di figli, ad alcuni che invece dimenticati lo sono, alcuni trovati troppo irritanti, troppo strani (Cuore di cane, Il maestro e Margherita), alcuni troppo teatrali e tragici (Il Gabbiano), altri ancora, quello dello scorso anno, rimasti incompiuti e per questo ancor più pesanti, con quelle Anime Morte che si accumulano, come possedimenti, ad arricchire solo su carta quello che sembra un pazzo, probabilmente.
Ci sono denunce sociali, spaccati di storia e di politica, come nell'infinita e dura Giornata di Ivan Denisovič nel campo di confine in Siberia, o il confino di Solženicyn nel Padiglione Cancro, quando la malattia la si cercava di fermare come si poteva, con cure ancora più deleterie del tumore, o infine il ritratto di ribelli, di anarchici, di veri e propri Demoni.
A volte, di queste letture, restano sensazioni, quella dell'euforia del tavolo da gioco de Il Giocatore, quello del romanticismo nostalgico de Le notti bianche, ad esempio.
Il mio periodo russo, il mio inverno russo, passa così, immersa in una cultura altra, in ricevimenti, in etichette da rispettare, in balli in cui i destini si incrociano, si legano, in samovar da mettere a scaldare, in veste da percorrere, in anime da contare.
E anche se la memoria finisce per giocare il suo ruolo, per mettere da parte nomi, storie, fatti, restano emozioni e resta una tradizione che continua, che trova in pagine giustamente diventate dei classici, immortali, il luogo giusto in cui perdersi quando fuori fa freddo, quando la Russia sembra vicina, ed è quindi un piacere restarci un po' più a lungo.
So che faccio male, però no, i libri russi proprio non ce la faccio. Nemmeno d'inverno.
RispondiEliminaLi vedo più adatti all'autore di WhiteRussian che non di Pensieri Cannibali... :)
Potrebbero stupirti invece, almeno qualche titolo. Nel caso, tornano sempre utili come arma da difesa ;)
EliminaChe meraviglia i romanzoni russi, esiste qualcosa di più completo?
RispondiEliminaLa tua idea di leggerli d'inverno mi sembra perfetta, coerenza metereologico-letteraria che non fa una piega.
Alla tua lista di indimenticabili io aggiungerei Goncarov, con il meraviglioso Oblomov e il meno noto Una storia comune, e toglierei Il dottor Zivago che non sono riuscita a leggere, l'ho trovato di una pesantezza sconfinata come l'inverno russo.
Lo aggiungo per i prossimi anni, che visto che la tradizione la porto avanti da un po', i classici noti li sto esaurendo, grazie :)
EliminaCon Il Dottor Zivago io mi sono pure commossa, quell'amore impossibile e quella malinconia di fondo mi han subito preso.