Era comparsa lo scorso anno nell'anonimato.
Quel titolo, che sapeva di già visto, di già sentito, di niente di nuovo.
Quella storia -un bambino scomparso, le indagini per ritrovarlo- già vista e già sentita, in innumerevoli salse, ormai, nel mondo delle serie TV.
E invece, The Missing, aveva saputo sorprendere.
Sorprendere con una storia tesa che ti teneva incollato, con un giallo che si muoveva negli anni, trasformando volti e persone, creando personaggi difficili da dimenticare.
Il finale, piuttosto devastante, non lasciava speranze a una seconda stagione, che invece, ancor più a sorpresa, è arrivata.
Non si parla però di Oliver Hughes, no, si parla di un altro caso che ha ossessionato il detective Julien Baptiste, quello di Sophie Giraoux e che si collega a un'altra ragazza rapita, scomparsa per gli ultimi 11 anni: Alice Webster.
Siamo questa volta in Germania, dove è di base anche l'esercito inglese, e proprio lì la giovane Alice è sparita nel nulla una mattina qualunque. Ha lasciato una famiglia distrutta ma capace di andare avanti, e che ora deve affrontare un'altra difficoltà: riaccoglierla.
Riaccoglierla cambiata, cresciuta, diversa.
Normale dopo 11 passati in uno scantinato, prigioniera, normale se la vita la si è persa, e se laggiù si è lasciata un'amica, Sophie.
Ma qualcosa non quadra, a capirlo è una madre che certe cose le capisce, a capirlo è un Baptiste come sempre fondamentale, un passo avanti alla polizia tedesca e all'esercito inglese.
Parte così un'indagine solitaria, che arriva fino in Iraq, fino in Svizzera, con colpi di scena e twist che lasciano a bocca aperta, con la narrazione sempre divisa in due piani temporali che man mano si avvicinano, con soli due anni a dividerli ma molte svolte da avvenire.
Il paragone con la prima stagione nasce spontaneo, lì, i personaggi, erano più umani, più vicini a noi, qui, causa esercito, causa soldati, non tutto torna.
La tensione iniziale, che già dal pilot fa sussultare a più riprese, si perde un po' con il passare degli episodi, con soluzioni non proprio semplici, non proprio immediate, e molte volte troppo fortuite, troppo dovute al caso.
I conti tornano a malapena, a ben guardare, tra gli intrecci che si creano e le promesse da rispettare.
Ma questo poco conta, se si guarda a come The Missing è riuscita anche questa volta a tenere incollati allo schermo, a come ha saputo creare personaggi nuovi ben scolpiti e ben interpretati, con Baptiste spanne sopra agli altri, lui e la sua testardaggine, lui e la sua ricerca per la verità.
Una terza stagione non è ancora stata confermata, ma gli indizi per un nuovo ritorno ci sono già, vedere per credere.
La prima stagione mi era piaciuta molto, spero che questa seconda sia quantomeno all'altezza del suo ricordo.
RispondiEliminaAll'altezza lo è, anche se la storia ha meno mordente e qui e là qualcosa non torna. Baptiste, comunque, merita da solo la visione.
EliminaLa stagione 1 aveva sorpreso pure me, nonostante le diffidenze iniziali di quel titolo così anonimo.
RispondiEliminaLa stagione 2 è passata più in sordina e tu sei tra le prime che ne parlano, almeno nel nostro circolo di bloggers fichissimi. :) Mi hai fatto venire voglia di un recupero, anche se mi sembra di capire che sia inferiore alla precedente e al momento il tempo per guardarla scarseggia. Magari tra un po'...
Era passata così in sordina che io manco sapevo l'avessero fatta :) Inferiore, per ovvi motivi, lo è, ma ti motivo dicendoti che l'ho finita in due pomeriggi: quando un giallo/thriller prende, prende.
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