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1 agosto 2017

Channel Zero - Candle Cove

Mondo Serial

L’horror a puntate è più digeribile per uno stomaco debole?
No, se si fa un binge watching dell'intera stagione approfittando del primo giorno di ferie.
Sì, se le puntate sono horror fino a un certo punto, spaventando a dovere nella prima parte, lasciandosi andare a spiegazioni e investigazioni poco appassionanti nella seconda.
Come le storie americane di Murphy, anche Channel Zero si fa antologica, e punta i riflettori nel suo esordio su Candle Cove.



Candle Cove, un programma pirata e sui pirati, apparso dal nulla nel 1988, vera ossessione per i bambini di Iron Hill. In quello stesso periodo, però,  sparirono e morirono 5 bambini, omicidi rimasti incompiuti e avvolti nel mistero. Tra questi, Eddie (l'unico il cui corpo non venne mai trovato), gemello di Mike, che 28 anni dopo quei tragici giorni è un eminente psicologo infantile chiamato dal senso di colpa e da strani fenomeni a tornare nella sua città natale, da quella madre che non ha più visto, da quei compagni di gioco che non l’hanno dimenticato.
Mike torna, e gli omicidi, le sparizioni, i fatti strani, ricominciano.
Nel mentre, si scoprono verità indicibili, si scoperchiano segreti neri, in flashback che mettono i brividi.


Fin qui, tutto bene.
Con apparizioni di mostri che farebbero la gioia dei dentisti, con strane marionette sempre inquietanti e quella tensione horror, quell’attesa, quei silenzi che mal gestisco, che la fanno da padrone.
Poi, però, si sta sempre più nel presente, il presente viene cosparso di sangue, e iniziano spiegazioni a cui si fatica a credere, si manca il colpo di genio, e si affonda in investigazioni personali, giustizie private. E il colpevole, per quanto inquietane, poco convince.
Così, almeno, la tensione accumulata si affievolisce, prevale la stanchezza e pure un po’ di noia.
La colpa, io, la imputo anche a una scelta di casting sbagliata, a un protagonista –Paul Schneider- dalla faccia da sberle, per niente simpatico o capace di creare empatia. Ci si perde più nelle sue smorfie, in quel sorrisino saccente che non sa togliere, anche nei momenti di dolore o disperazione.
Supero piuttosto indenne, allora, la prova di quest’horror a puntate, che pur avendo lo stesso fascino di Murphy & Co., la stessa attenzione a livello tecnico, pur rimanendo con i piedi per terra, non ha la stessa solidità delle sue stagioni migliori, o lo stesso appeal, di quelle peggiori.



Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
2 Leoni su 5

8 commenti:

  1. Se ha fatto così poca paura a te, dev'essere una robetta davvero innocua... ;)

    Mi sa che per il momento continuerò a risparmiarmela, proseguendo invece nella visione di Room 104, la serie horror dei Duplass che, almeno col primo episodio, di inquietudine addosso ne mette parecchia.

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    1. Innocua no, ma vedendole tutte in fila la paura dei primi episodi scema nella noia finale e quindi pure i brividi si assopiscono.

      Room 104 non la credevo horror, anzi, tutt'altro, grazie per l'avvertimento ;)

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  2. Secondo me è valido, ma non paurosissimo. ;)
    Comunque, prodotto interessante.

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    1. Interessante e valido sì, soprattutto a livello tecnico. La storia scade un po', purtroppo, ma la seconda stagione saprà reinventarsi.

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  3. Le prime due puntate mi hanno trasmesso una notevole ansia.
    Poi, tra protagonista carismatico quanto la mia scarpiera e quel finale un po' così, si è perso. Tant'è vero che ho parlato del pilot, ma mi è passato di mente il resto.

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    1. La tua scarpiera è probabilmente anche più simpatica, lui fin dal primo momento l'avrei preso a sberle. Pessima scelta per un horror in cui si deve tifare e patteggiare, continuavo a volerlo morto e senza denti.

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  4. A me era totalmente sconosciuto.
    Me lo segno in ottica futura.

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    1. Non ha fatto il botto come altre serie horror, ma nella prima parte si difende un gran bene. Segna e vedi ;)

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