Pagine

14 agosto 2017

Il Lunedì Leggo - Verso Occidente l'Impero Dirige il suo Corso di D. F. Wallace

David Foster Wallace non è un autore dei più semplici.
E non lo si dice solo per la lunghezza e la corposità del suo romanzo più celebre (quell'affascinante e pieno di spunti Infinite Jest lungo appena 1280, di cui 100 di sole note a piè di pagina), ma per la complessità che mette in ogni suo scritto, anche il più semplice.
Verso Occidente l'Impero Dirige il suo Corso non è di certo uno dei suoi scritti più semplici.
Anzi.
È pieno di fascino, di bellezza, di poesia, di frasi e riflessioni su cui soffermarsi, sottolineare e rileggere, che ci si può dire soddisfatti anche se mica lo si è capito del tutto questo racconto.
Perchè sì, lo dico, sto scrivendo e ho letto un racconto che non ho capito del tutto, non lo so dove andasse a parare, che giochi pindarici ha fatto con la lingua, con i generi, con le rivelazioni e con le scatole cinesi di racconti nei racconti, tra simbolismi, opinioni personali, critiche e ironie.
Ma ne scrivo e ne ho letto, affascinata, ovviamente, regalandomi più di qualche risata, più di qualche sorriso, di quelli che solo i grandi Autori sanno regalare, mostrandoci la loro maestria e la loro bravura.



DFW è così, me ne regalo uno all'anno dei suoi pochi scritti, e anche quando troppo complessi, sa soddisfare.
La storia, di per sé, è tanto semplice quanto banale e assurda.
È un road movie book, un viaggio che vede protagonisti sei personaggi totalmente diversi l'uno dall'altro, verso Collision, Illinois, dove è stato aperto il primo McDonald's e dove si sta per tenere la Riunione di tutti coloro che fossero mai comparsi in uno spot di McDonald's.
In attesa all'aeroporto, chiusi dentro una scassinata macchina fatta in casa, abbiamo così Mark Nechtr, tipico americano bello, in forma, che scoppia di salute che vorrebbe tanto fare lo scrittore, ma soffre interiormente nonostante la salute che emana, sua moglie -ahimé- D.L. conosciuta al corso di scrittura creativa del professor Ambrose, una di quelle scrittrici che tale si definiscono, che ricercano parole strane, complesse e complicate, strani giochi di parole e che da quel corso si è allontanata perchè troppo per lei, che non si svende, e abbiamo Sternberg, apparso assieme a D.L. in uno spot quand'era bambino e che cerca da allora -nonostante le menomazioni fisiche e gli imbarazzi continui- di proseguire la carriera di attore pubblicitario. Poi abbiamo una hostess, dal viso arancione, e un padre e un figlio che quella Riunione l'hanno organizzata, il primo pubblicitario vecchio stampo, che ha fatto fortuna e vuole e ricerca la perfezione, il secondo, sotto il trucco pesante da clown, è uno di quei figli viziati e annoiati costretti ad aiutare la famiglia.

Il viaggio, dura nemmeno l'arco di una mattinata, il viaggio che DFW invece ci fa fare, va avanti e indietro nel tempo, rivelando passato e futuro dei protagonisti, intromettendosi nella storia con interruzioni volute e geniali, ricalcando gli insegnamenti di quei corsi di scrittura creativa, su cui ironizza senza pietà. C'è spazio allora per altri racconti più brevi, per trovate folli e per anticipazioni che giocano con il lettore, per conversazioni a due che non ti aspetti.
C'è dell'ironia, quindi, nel vedere questo racconto etichettato sotto il genere Realismo Isterico, lui che svicola e ironizza proprio su queste etichette.
C'è del genio, c'è della poesia e c'è dell'intelligenza superiore in tutto questo, in questi strani raccordi, in questo tempo che sembra congelato fra le strade attorniate dal mais dell'Illinois. Forse troppa intelligenza, almeno per una lettrice semplice come me. Ma al fascino di tanta bravura, di tanta bellezza, non ci si sottrae, e si resta pienamente soddisfatti.

4 commenti:

  1. Io con DFW faccio fatica già con i suoi scritti più "semplici", figuriamoci con questo. :)

    La "presenza" del McDonald's però mi incuriosisce...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bello è bello, l'ironia regna sovrana e pure le frecciatine a McDonald's. Però, rispetto ad altri scritti all'apparenza difficili ma comunque affrontabili, qui non lo so mica se ho capito tutto tutto tutto della trama. Forse, proprio no.

      Elimina
  2. DFW m'ispira molto, figuriamoci poi se ne parli tu e così bene, però lo temo. E se non mi piace? E se non sto al passo? Nel dubbio, in lista pure quello. Poi ti chiedo meglio con cosa cominciare. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo lo lascerei quasi in fondo alla lista, difficile com'è, esercizio di stile, anzi, anti-stile come vuole essere. Io ho iniziato con La scopa del sistema e me ne sono innamorata, per iniziare ancora più spensierato c'è Una cosa divertente che non farò mai più, risate garantite e tanto genio pure lì, in una crociera!

      Elimina