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20 agosto 2017

La Domenica Scrivo - Riti

Chissà perchè, siamo fissati con la ciclicità.
Ci piace mettere paletti, segnali, punti di riferimento.
E lo dico io, che ricerco l'ordine, le fasi, il rito, in ogni cosa. Ché mi danno sicurezza, una sensazione minima di controllo e stabilità.
Forse perchè è l'unico modo per orientarci nel caos che governa l'Universo, forse perchè è un modo di illudersi di saper dove guidare, dove andare, nel mondo e nella vita.
Sta di fatto che è così, e nella Storia come nelle storie di tutti i giorni, ci si prova a fermarlo e fissarlo, il tempo.



Come mi ha insegnato il libro di cui parlerò domani, non è un caso se gli stessi imperatori e rivoluzionari nel corso dei secoli, hanno provato pure a cambiarlo, il Tempo, inventando nuove stagioni, nuovi mesi, cercando di condizionare così ancor più le menti fragili dei sudditi.
Creando confusione, in realtà.
Che periodo è infatti il brumaio o il giorno dell'opinione francesi, o l'anno lunare islamico, costantemente più avanti di noi, o ancora le settimane di 5 giorni russe?
Mah.
Tentativi falliti di cambiamento.
Succede poi che il tempo sparisce, che mesi o giorni o semplici secondi spariscano nel nulla, perchè se anche noi ci si è provati a incasellarlo, a chiuderlo dentro quattro stagioni, 12 mesi e 365 giorni, il Tempo, la Natura, mica ci stanno a sentire, vanno avanti, e succede che ci superino, che facciano di testa propria.
E quei mesi, quei giorni, se ne vanno, per pareggiare i conti.
E quindi?
Dove sono nella storia il 19 febbraio 1753 o il 14 ottobre 1582?
Chi in quei giorni compiva gli anni?
O chi si è trovato ad avere 19 anni nel 1975, ad essere già maggiorenne senza dover aspettare i fatidici 21 e senza far nulla, nemmeno un festeggiamento come si deve?
Perché siamo bravi anche a inventarci riti, noi, che segnino ancora di più il tempo che passa, per renderlo più importante, più significativo.
Compleanni, ad esempio, matrimoni, poi.
E oggi, che a un matrimonio sono invitata, viene da pensare spontaneamente a quanto piaccia a noi e alle religioni tutte, costruire strade, percorsi, con tappe obbligatorie al loro interno. Come in un gioco in scatola, con regole precise, a cui non si può scappare.
Da dove deriva questo bisogno ancestrale di avere prove da superare, da avere scelte da consolidare?
Bambini che diventano adulti, coppie che si uniscono, nuove vite che nascono e altre che se ne vanno: tutti, da cristiani ad aborigeni, da mussulmani a primitivi, in queste occasioni si riuniscono, ridono, festeggiano, piangono, insieme.
Celebrano la vita, in fondo, ridono in faccia alla morte, allo scorrere incessante del tempo, a quel caos ingovernabile, a cui è impossibile mettere catene.
Ma si continua a provarci.

1 commento:

  1. Il tempo lo abbiamo deciso noi,è una necessità umana altrimenti sarebbe molto difficile incontrarsi in un particolare momento,ma il tempo non passa,siamo noi che lo attraversiamo più o meno velocemente.
    Ciao,fulvio

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